Discussione generale sul bilancio 1986

Discussione generale sul bilancio 1986
17/04/1986

Disegno di legge sul bilancio e legge finanziaria 1986.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l’onorevole Soro, relatore di minoranza.

SORO (D.C.), relatore di minoranza. Signor Presidente, colleghi del Consiglio, il dibattito sul bilancio si svolge con molta tristezza, senza partecipazione come ormai è consuetudine delle grandi occasioni di questo Consiglio regionale, nella seconda metà di aprile quando si avvia a conclusione il quarto mese di esercizio provvisorio. Abbiamo seguito il balletto di vertici, chiarimenti, polemiche, verifiche minacciate o promesse che hanno accompagnato l’incedere faticoso di questa manovra negli ultimi cinque mesi. I giornali hanno avuto occasioni per riportare dichiarazioni, notizie, polemiche. Un grande dibattito che tanto è stato grande sulla stampa quanto è stato povero di contributi da parte della maggioranza in Consiglio regionale.

Esiste sempre più netta una divaricazione nel dibattito politico regionale sardo fra quello che appare e quello che si fa, quello che si dice all’interno delle sedi elettive e quello che si va a raccontare all’esterno. D’altra parte la partecipazione sempre più scarsa della stampa stessa nei lavori del Consiglio rende ragione di questa decadenza. Altri colleghi hanno richiamato i contorni drammatici dello scenario di crisi a fronte del quale si opera in questo momento fondamentale di vita della Regione. In questo quadro di crisi la Giunta si è permessa quattro mesi di esercizio provvisorio, non per necessità congiunturali, non per impreviste sopravvenienze ma per supina accettazione dei tempi lunghi, quasi per una scelta. E’ vero per altro che il Presidente della Giunta regionale già a febbraio dichiarava, sempre alla stampa, che non sarebbe stato un dramma operare con i dodicesimi, e noi conveniarno che nella logica, nella politica di questo governo regionale non è un dramma. Ha ragione, cosa cambia, cosa è cambiato nel 1985 fra il primo quadrimestre e il resto dell’anno, non è cambiato niente perché con i dodicesimi o in assenza di dodicesimi o con bilancio approvato, la qualità complessiva del Governo della Regione non cambia.

D’altra parte per l’esercizio provvisorio è la condizione contabile che più fedelmente riflette la condizione politica di questa Giunta e di questa maggioranza: pro’vvisorietà dei rapporti politici, precarietà degli stessi assetti istituzionali. Il collega Becciu ieri ha sottolineato le numerose inadempienze contenute in questi documenti rispetto alle norme di contabilità generale, e prima fra tutte l’assenza del documento più importante, il bilancio pluriennale, che sta diventando nella nostra discussione, nel dibattito politico sardo, come l’araba fenice. Se ne parla da tanti anni, la si invoca, si denuncia l’assenza e però non si predispone. E’ quest’anno abbiamo scoperto una formula nuova, che dal momento che la Giunta regionale e la maggioranza mettono le mani avanti il problema non va sollevato. Lo ha dichiarato la stessa Giunta, diceva Palmas, che non c’è bilancio pluriennale per cui non parliamone. Bè insomma questa è una scelta che non condividiamo. Si è detto che questo che stiamo discutendo è l’unico documento di programmazione regionale, noi sosteniamo che questo propostoci non ha la dignità di un documento di programmazione, non ne ha i requisiti; manca prima di tutto uno sforzo serio di ricognizione delle risorse finanziarie, di quelle comunitarie a quelle statali a quelle regionali, manca una politica delle entrate che sia qualcosa di più di una esercitazione al gioco della parabola, di stampo partenopeo.

E pensare che sulla politica delle entrate, poco più di un anno fa, l’assessore Cogodi aveva riempito pagine di giornali per illustrare i nuovi traguardi e le nuove strategie. Non si hanno informazioni sul flusso dei trasferimenti statali, sui tempi in cui si verificano, sulle ragioni per cui questi trasferimenti spesso hanno tempi incompatibili con una programmazione seria e moderna. E ci sono forse inadempienze regionali che giustificano questi ritardi? lo credo che su questi temi bisognerà ritornare, ricognizione di risorse dunque ma anche degli altri strumenti di governo, dei soggetti interessati allo sviluppo, delle potenzialità presenti nel tessuto economico e nel popoio sardo e insieme alla ricognizione delle risorse manca l’indicazione rigorosa di una carta dei bisogni che vada al di là di una generica lamentazione di crisi. Gli indicatori di carenza per settori, per categoria di intervento non possono essere evocati in via astratta nelle dichiarazioni programmatiche per essere poi ricacciati nel magma delle cose impossibili. E insieme alla ricognizione delle risorse e alla chiara individuazione di una carta dei bisogni manca una politica che coordini le diverse fasi di governo, tracciando indirizzi, linee di movimento, una bussola in breve. Dov’ la progettualità di questa Giunta? Dov’è il piano generale di sviluppo all’interno del quale calare bilancio, programma di attuazione della legge sul Mezzogiorno, piani integrati mediterranei.

E a proposito di questi, programma del Mezzogiorno e programmi integrati mediterranei, non sappiamo, ce lo siamo ricordati a vicenda in questi giorni, hanno una scadenza — poco più di un mese per il primo, poco più di due mesi per il secondo — la Giunta regionale non ci ha informato dei suoi programmi, anzi noi sappiamo che allo Stato non esistono programmi della Giunta regionale. E allora delle due l’una, assessore Mannoni, o la Regione sarda perderà anche questo appuntamento oppure come noi crediamo presenterà frettolosamente, all’ultima ora i suoi documenti. Ma questi sono atti di programmazione, che rispondono alle leggi per la programmazione, che devono rispondere alle modalità attraverso le quali si forma la programmazione in Sardegna.

Il Consiglio non può essere esautorato da queste decisioni. E gli altri soggetti della programmazione regionale? O pensa che una conferenza fatta in un albergo della città sia sufficiente a concretizzare la partecipazione dei Sardi agli atti della programmazione regionale. Questo non è decisionismo, questa non è maggioranza governante, fine della coamministrazione. Questo è un pasticcio, che offende la dignità dell’istituto autonomistico, offende noi nella nostra funzione pubblica o elettiva. Diceva, manca un piano di sviluppa; è l’ennesima inadempienza di questa Giunta; l’inadempienza e il rinvio sono diventati il metodo ordinario di governo della Sardegna. Così è accaduto che i grandi temi, quelli sui quali si misura la capacità di autogoverno del popolo sardo sono progressivamente scomparsi dal nostro dibattito. La nuova legge di rinascita, l’attuazione dell’articolo 13 sta diventando anche questa un’araba fenice, è un po’ come il bilancio pluriennale.

Sono trascorsi due anni, in questi due anni si è detto che si è coinvolto il Consiglio; noi diciarno che la Commissione programmazione in due anni forse non ha dedicato sei ore all’esame di questo problema e noi non ci possiamo far carico delle responsabilità della Commissione programmazione che ha una sua maggioranza, che è guidata, nell’ambito di una decisione politica, da un partito della maggioranza, né esistono proposte della Giunta che in qualche modo vogliono vicariare la carenza di iniziativa dei partiti della maggioranza.

La riforma della Regione, posta, al momento della costituzione della prima e della seconda Giunta Melis, come uno dei traguardi e degli obiettivi, la riforma della Regione viene data in appalto si diceva ad una Società milanese; io non pongo il problema nei termini nei quali lo ha posto il collega Pili ieri per via dei 1 .500 milioni circa che costa questa consulenza per fare la riforma della Regione, perché non ho ragioni per sollevare il problema morale, non ne conosco elementi, pongo il problema politico che anche questa riforma viene esclusa, viene sollevata, viene rimossa dal dibattito politico e trasferita e data in appalto ad una società di consulenza, come la zona franca, che era una delle bandiere, anche questa viene rimossa dal dibattito politico e data in appalto ad una commissione di consulenti che faranno lo studio di fattibiità. E la legge urbanistica regionale per la quale il Consiglio regionale già più di un anno fa votò un ordine del giorno in cui impegnava la Giunta regionale a predisjorre entro tre mesi, a portare in Commissione entro tre mesi un progetto di legge urbanistica regionale, anche questa è stata rimossa dal dibattito politico e data in appalto ad una società di consulenti. La riforma degli enti invece non si dà neanche in appalto, di questa proprio non se ne parla, si è parlato invece della nomina all’interno degli enti dei nuovi consigli di amministrazione, della cosiddetta lottizzazione, però noti si parla più neanche di questo. Cosa è successo? L’empito riformatore del Presidente Melis che aveva stabilito i giorni nei quali avrebbe nominato i Consigli di amministrazione, sono stati rimossi anche questi, quindi non più la riforma degli enti, ma neanche la nomina, e così i grandi temi vengono elusi.

Le leggi di riforma come quelle dell’assistenza o di innovazione come quella della ricerca scientifica, vengon congelate. Le iniziative consiliari non possono procedere in attesa che la Giunta presenti i suoi disegni di legge e le Commissioni hanno congelato anche questi due importanti provvedimenti. Il piano per l’occupazione: io mi sono riletto questi giorni, onorevoli Assessori che avete la pazienza di partecipare a questo dibattito, le dichiarazioni programmatiche della prima e della seconda Giunta Melis, e ho segnato le inadempienze e poi ho cercato quali son le non inadempienze e ho trovato solo segni gialli. 11 piano per l’occupazione promesso come una grande occasione di governo della crisi in Sardegna; all’interno di questo piano, l’agenzia regionale del lavoro, una chimera, ma lo stesso articolo 12, riformato della 268, che lei, onorevole Mannoni non ha attivato, tutto è immobile.

Vengono meno gli stessi appuntamenti politici e cito per tutti la riforma del sistema elettorale assicurata al Partito repubblicano come condizione indispensabile per dare vita a questo esecutivo. In questo deserto di iniziative politiche di governo si colloca il bilancio per il 1986, l’ennesima occasione mancata perché nonostante l’assenza di coordinate di riferimento erano possibili tre operazioni: indurre una qualche ricaduta sull’occupazione; favorire l’avvio di un processo di riequilibrio territoriale; attivare un dibattito in Commissione e in Consiglio sul problema dei residui.., dei residui, non vedo l’onorevole Atzori, che ieri si è esercitato nella difesa d’ufficio della Giunta regionale. I residui che sono tanti, e non sono le eredità di quarant’anni di governo democristiano, che non sono 3.200 come impropriamente ci ha informato il sistema disinformativo regionale previsto dalla legge di contabilità e mai attivato perché non sono 3.200 miliardi perché 1.000 miliardi fanno capo alla sanità e sono un fatto contabile, ma se noi sommiamo i fondi residui della rinascita e se sommìamo le risorse che sono tante non misurate nel conto dei residui perché trasferite agli ufficiali delegati, arriviamo nuovamente ai 3.000 miliardi e forse li superiamo, cioè abbiamo due bilanci, uno dei residui e uno di competenza chè ormai vanno vicini.

Ma questi residui non sono il frutto di quarant’anni, io farò vedere all’onorevole Atzori la dinamica dei residui nel corso del tempo, e citerò due date: nel 1983 il totale dei residui sulle competenze assestate rappresentava il 57 per cento e la percentuale invece dei residui sulle competenze assestate nell’85, era arrivato al 66 per cento, c’è una traiettoria, ci sono spiegazioni anche su questo, su tutto c’è spiegazione, ma non si può dire che sono l’eredità di quarant’anni di governo come non si può sostenere e non può sostenere l’onorevole Atzori che l’agricoltura sta risolvendo rapidamente il problema dei residui, se è vero che contro una percentuale sul totale dei residui del 25-27 per cento dell’anno passato, siamo arrivati al 34,58 per cento sul totale dei residui, ciò significa che l’agricoltura non è più veloce degli altri nello spendere e nell’impegnare, ma anzi che i residui stanno crescendo ancora di più e sono già tanti. In occasione dell’esame del programma per il 1985 della 268, noi abbiamo sollevato il problema dei residui; ma non per fare una generica lamentazione che non serve in un Consiglio regionale – dove si presume che si abbia consapevolezza del significato che hanno i residui – e il problema dei residui rispetto al governo complessivo lella Regione. Noi abbiamo sollevato nel 1985, sul programma della 268 e lo abbiamo riproposto sul bilancio per il 1986, l’esigenza di una franca discussione sulle ragioni che possono favorire la formazine di questa grande entità di residui, sulle motivazioni di carattere legislativo o di carattere burocratico, di carattere politico che possono portare a costituire in Sardegna due bilanci paralleli, uno dei residui e uno di competenza.

Ci hanno risposto i colleghi della maggioranza, il capo- gruppo del Partito comunista, nella prima come nella seconda occasione che c’era fretta, che bisognava approvare i provvedimenti. Paradossalmente i ritardi di un anno per la 268, di quattro mesi per il bilancio 1986, vengono invocati dalla Giunta stessa come argomento per rinviare la discussione approfondita e quindi per rimuovere alcune almeno delle cause del non governo. Non si discute delle ragioni per cui i residui si formano, ma addirittura in ordine a questo problema emerge sempre di più il sistema disinformativo. Io voglio porre questo problema in Aula, al Presidente del Consiglio ed alle forze politiche. La legge 11 prevede esplicitamente il sistema informativo. I consiglieri regionali debbono avere informazione, devono poter attingere quotidianamente tutti i dati sui conti di bilancio, sui conti della spesa, sul conto dei residui devono poter attingere sul flusso delle entrate. Ebbene, questo sistema non è attivato, non esiste un servizio io credo che manco la Giunta stessa sia costantemente e correttamente informata, ma ci vengono elargiti dei documenti non credibili, sbagliati, male irnpostati, sempre diversi l’uno dall’altro per cui in queste sabbie mobili dei conti di bilancio nessuno è nelle condizioni di fare il proprio dovere, neanche la Giunta regionale.

Noi chiediamo al Presidente del Consiglio che si faccia interprete e all’Assessore della programmazione e bilancio perché si renda disponibile perché sia riformato questo servizio, perché sia istituito il sistema informativo regionale. Lo stiamo chiedendo noi commissari della Democrazia Cristiana da un anno, io sta chiedendo in modo formale e gliene diamo atto il Presidente della Commissione Paknas. L’altro argomento, l’altra occasione mancata, il riequilibrio territoriale. Beh, siamo reduci, siamo pochi e possiamo quindi dire che siamo reduci, dal dibattito che si è svolto in Consiglio regionale sul problema delle zone interne come il nodo principale della programmazione in Sardegna quale era stato individuato nel secondo piano di rinascita. Non entro nel merito della qualità di quel documento, dico solo che quel documento è stato disatteso. 11 rapporto risorse-zone interne ha toccato quest’ anno con questa proposta il suo minimo storico.

Il Presidente della Regione Melis, solo il Presidente della Regione Melis può permettersi di dire davanti al Ministro Scalfaro a Nuoro, o ripeterlo venerdì scorso dalle colonne de “L’Unione Sarda” che la Giunta regionale è impegnata a destinare per le zone interne il massimo, gran parte delle risorse disponibili nel bilancio e nelle entrate statali nello stesso momento in cui la Giunta da lui presieduta presenta un documento di bilancio che fa registrare il minimo storico del rapporto risorse/zone interne. Quindi un bilancio privo di coordinate e di riferimenti, incapace di affrontare appuntamenti sia pure riduttivi, come questi che indi- cavo, si traduce in una manovra sbiadita, seria, ripetitiva di formule precedenti con la sola maggiorazione del 6 per cento sulle poste dell’anno scorso.

Non sono prefigurati istituti innovativi, vengono riproposti articoli e comrni di leggi finanziaria recanti norme di contribuzione a pioggia nei vari settori di intervento, nessun criterio di selettività o di finalizzazione viene promosso nel settore dell’artigianato, dell’industria, del turismo dove le stesse rappresentanze di categoria da due anni chiedono che venga posto fine al sistema del contributo a pioggia ma che vengano introdotti elementi di selettività negli incentivi finalizzati verso progetti. Il bilancio diventa sempre più rigido se è vero che le spese correnti, onorevole Assessore, ammontano a 2.148 miliardi e che il rapporto è tale che supera le spese in conto capitale del 20 per cento. Se dovessimo attivare nei confronti della Regione la legge recentemente approvata in Commissione a tutela dei comuni che hanno disavanzi, dovremo dare un contributo alla Regione sarda per attivare il suo rapporto (so che non è prevista grazie a Dio) dovremo considerarla come comune di Pompu che ha solo spese correnti.

Abbiamo la sensazione che la politica di bilancio stia riducendo sempre di più ad una semplice documentazione contabile, funzionale alla rappresentazione propagandistica esterna, all’evocazione di suggestioni ma inutile rispetto ai meccanismi e ai soggetti della produzione. Si dice ad esempio che esistono ormai 220 miliardi stanziati per l’occupazione giovanile e la dimensione di queste risorse evoca suggestioni e speranze, ma si tace sulle ragioni per cui solo qualche miliardo è stato finora impegnato in questa categoria di intervento. Non si dice che alcuni assessorati non hanno trasmesso le informazioni di loro competenza e che altri hanno provveduto a stipulare le convenzioni solo qualche mese fa con 18 mesi di ritardo. Si dice che sono presenti in questa legge e lo ripeteva l’onorevole Palmas, emendamenti specifici per la legge 28 ma si tace sulla inadempienza agli impegni assunti dalla Giunta regionale nel novembre scorso con le Organizzazioni sindacali in ordine all’attivazione di agenzie di servizio e alla istituzione di una struttura con compiti di gestione e di coordinamento della legge dal punto di vista politico-amministrativo, così per altri settori. Nella formazione professionale, nel bilancio di quest’anno sono iscritti circa 100 miliardi. Non mi soffermerò sui problemi che potranno sorgere alla luce delle decisioni cornunitarie di restrizione, non mi dilungo sulla qualità della formazione professionale in Sardegna, se ne sta occupando un sacco di gente, e non solo sul piano politico, ma il problema è stato sollevato e riproposto dall’onorevole Raggio del Partito comunista, che richiede un radicale cambiamento, che condanna senza appello la politica della formazione professionale in Sardegna. La sua impostazione assistenziale, slegata dai processi economici…

ATZORI VILLIO (P.C.I.). Parla di quella attribuita alle Giunte passate.

SORO (D.C.). Ci arriviamo onorevoli colleghi, onorevole Atzori non mi confondo, una impostazione assistenziale slegata dai processi economici e all’evolversi del mercato del lavoro e quindi non finalizzata se non marginalmente all’occupazione. I comunisti denunciano la gestione clientelare del settore trasformata in misura consistente in un modello del sistema di potere della D.C. e così via. Io non voglio ricordare chi ha governato questo assessorato negli ultimi sei anni…

Cari colleghi, caro collega Atzeni non mi disturbi, ci arrivo da solo, non vogliamo ricordare chi ha governato questo Assessorato negli ultimi 6 anni. Per due anni un comunista, per due anni un socialdemocratico e negli ultimi due anni due sardisti. E allora il passato è passato anche di queste forze e la riforma di questo sistema non credo che richieda dei tempi biblici, per riformare questo sistema in sei anni c’era tempo onorevole Atzori, il retaggio come la storia dei residui che lei non conosce. E allora perché evocare questo sistema aggettivandolo come democristiano, o ci volete far credere che la esplosione di corsi di formazione per tessitrici, danzatrici, commessi bar eccetera nel territorio di Tortolì, otto corsi su Tortolì nel programma predisposto dall’Assessore Ladu, ci volete far credere che rispondano a criteri e a logiche innovative. E questo non è avvenuto nelle Giunte a retaggio e a direzione democratica cristiana, ma la cosa più grave..
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(Interruzioni).
e poi badate, dire che prima pure succedeva non giova mai a chi governa oggi e quindi vi prego di non fare questo riferimento. La cosa più grave è che a distanza di dieci mesi dal termine ultimo previsto dalla legge 47 per la formulazione del programma annuale, l’assessore Sanna non ha ancora presentato questo progranima. Di fatto si salta un anno, se è vero che quello che verrà predisposto e che ci verrà fatto conoscere nel futuro è un programma che non può che essere quello dell”86-’87. Ciò significa che nei fatti abbiamo saltato un anno. Questo sistema va riformato, questo sistema che è stato governato e non dalla Democrazia Cristiana come autentica gestione extra bilancio senza collegialità di decisioni, senza controlli, che porta la firma di chi lo ha governato.
Questo sistema va riformato, si potrebbe parlare di altre cose, del FIO per esempio, se ne parlava anche ieri, che evoca suggestioni e immagini, ma che dopo oltre un anno dall’approvazione del bilancio non ha prodotto effetti, non è stato somministrato e dobbiamo concludere.

MANNONI (P.S.I.), Assessore della programmazione, bilancio e assetto del territorio. Ci sono delle difficoltà.

SORO (D.C.). Ma ci sono sempre delle difficoltà, ci son sempre, onorevole Mannoni, delle ragioni che giustificano le inefficienze, che giustificano i ritardi, ci sono sempre delle ragioni che possono essere chiamate per spiegare che non si fa. Ma non vogliamo che ci diate testimonianza di come si fa a cambiare, a rinnovare, perché il cambiamento per il quale l’onorevole Melis, nel 1984, aveva evocato la categoria del problema morale, ponendola al centro della sua presenza, alla guida del governo regionale, questo cambiamento non c’è; e questo non ci rallegra. Noi non siamo soddisfatti perché voi governate peggio di come si governava nel passato, perché il presente è più drammatico, è più drammatica la situazione economica ma esiste, in una misura clic non era nel passato, il problema dei disoccupati, il dramma dei disoccupati in Sardegna, i livelli della disoccupazione in Sardegna.

Sono indicatori gravi di crisi come valore assoluto, ma sono ancora più gravi se rapportati nella dinamica, nella tendenza che hanno attraversato in questi ultimi anni. L’accelerazione che ha subito la disoccupaiione in Sardegna non ha precedenti e non ha niente di uguale nl Meridione e nell’Italia; cito dati ISTAT perché il Presidente Melis in una recente trasmissione televisiva mi contestava questa affermazione. Negli ultimi due anni (quelli della Giunta Melis) il tasso di disoccupazione in Sardegna è cresciuto in misura del 24 per cento, contro il 5 per cento dell’accelerazione del Mezzogiorno d’Italia, Ma la misura di questa eccezionale accelerazione risulta ancora più preoccupante, più grave più drammatica, se si leggono i dati riferiti al quadriennio ‘80-’83 quando il tasso di disoccupazione in Sardegna cresceva con velocità notevolmente inferiore rispetto a quella del Mezzogiorno: l’8 per cento contro il 20 per cento; ci stiamo allontanando non solo dal centro-nord, ma ci stiamo allontanando dal Mezzogiorno e questa non indipendenza, questo è un tipo di separazione che io credo i sardi non gradiseano.

Non possiamo credere che questo stato di arretramento sia imputabile alla scarsa iniziativa dell’Assessore Mannoni, ne può essere che si tratti di una costituzionale incapacità della Giunta ad operare, persino a far marciare l’ordinaria amministrazione. Certamente non può trattarsi solo di questo. E’ più verosimile che sussista un dissenso politico all’interno della Giunta in ordine alla direzione di marcia, ìn ordine ai contenuti della programmazione e dello sviluppo in Sardegna; è più verosimile che sussista un dissenso profondo all’interno della Giunta e della maggioranza circa gli equilibri di potere su cui fonda questa alleanza di governo. Se non è questo noi vi chiediamo di spiegarci quali sono le ragioni di tanta inerzia, le ragioni vere dell’inerzia di questa Giunta che non è solo inadeguata ma è dannosa; e non lo diciamo solo noi, lo dicono autorevoli rappresentanti della maggioranza.

Esiste il male oscuro di cui parlava l’onorevole Pili ieri, o esistono altri probiemì? Noi vì chiediamo di spiegarcì, perché certo il dissenso è palese. Vi richiamo l’articolo del segretario regionale repubblicano, Ghirra, il giorno di Pasqua. Ghirra dopo aver premesso che la presenza del suo partito all’interno di questa maggioranza non risponde a scelte di schieramento politiche, non risponde a scelte di tipo ideologico, anzi sulla base di queste scelte dovrebbe essere, e lo afferma Ghirra diversa la sua collocazione, ma risponde esclusivamente alla condivisione di un programma, a un patto di programma. Bene, Ghirra dopo aver fatto questa premessa fa un bilancio rigoroso delle madempienze, che sono tanta quanti sono i punti di’ programma su cui è nato l’accordo. Queste cose le dice Ghirra, non le diciamo noi; nello stesso giorno di Pascqua, sullo stesso giornale, leggiamo del discorso del capogruppo del Partito socialista in Consiglio regionale onorevole Mereu, che sferra un duro attacco al Partito Sardo d’Azione ma, fra le righe, noi leggiamo al Presidente della Giunta regionale. Dice l’onorevole Mereu: “il Partito Sardo d’Azione si adagia irresponsabilmente sulla convinzione di essere la pedina indispensabile alla tenuta del quadro politico su cui fonda la Giunta per cui, poco si cura di ben governare, privilegia demagogia e protagonismo a scapito della pratica ordinaria dell’amministrazione con conseguente evidente danno” — lo dice Mereu — “alle popolazioni sarde”.

Conclude Mereu denunciando pressapochismo, carenze politico-culturali e piccineria concettuale nel partito del Presidente. Lo stesso Partito comunista, nonostante la visita di cortesia fatta dall’onorevole Cogodi e dal segretario Pani, si appella alla necessità di concretezza per eufemizzare l’insofferenza diffusa nei vertici del partito ma, ancora di più, nella base. Noi avvertiamo il disagio largamente diffuso nella maggioranza, e sappiamo che questo disagio ha fondamento; non è o non è sempre strumentale. Questo disagio riguarda anche noi; anche noi troviamo difficoltà a svolgere compiutamente il nostro lavoro di consiglieri di opposizione. Io non lo nascondo: fare l’opposizione non dipende solo da noi, dipende anche dall’Esecutivo, dalla sua capacità di iniziativa, di aprire un terreno serio di confronto, di concorrere ad elevare il tono generale di dibattito politico e quindi il profilo stesso dell’autonomia regionale.

Il lavoro del Consiglio sta esaurendosi in momenti di grigia routine, molte Commissioni non hanno provvedimenti in carico, una Commissione, la decima, è rimasta ferma per quattro mesi: non è un caso. Questa Giunta così forte di numeri, così parca di decisioni e di atti di governo, ha progressivamente esaurito quel largo margine di credito che vantava alla sua origine. Questa Giunta non gode di fatto la fiducia di questo Consiglio e tuttavia resiste, resiste perché non si è lavorato o non si vuole lavorare ad una soluzione nuova e la maggioranza teme fondamentalmente due cose: la crisi al buio o una terza Giunta Melis. Ma davvero pensate che si possa andare così fino alla fme della legislatura? Così poco vi importa, onorevoli colleghi, della sorte della nostra autonomia? Non possiamo pensare che questa sia la condizione di tutti; noi pensiamo che il superamento di questa Giunta si ponga come necessità per tutti, al di là delle soluzioni che questo Consiglio saprà darsi. Dobbiamo ricercare una nuova stagione di confronto, di un confronto depurato dalla retorica esasperata del cambiamento che contraddistinse l’estate del 1984, lasciando da parte le fughe indietro, come le chiama il segretario regionale del P.R.1. Ghirra, ma lasciando da parte anche le fughe in avanti, ancorandosi saldamente alla drammaticità del presente.

E su questo legame, forti della consapevolezza che il passato, nel bene e nel male, è un patrimonio acquisito e maturato da tutti, dobbiamo misurarci sul fututo della Sardegna. Nuove esperienze sono possibili in questa legislatura; non tutto è stato esplorato.

Ma consentitemi di dire che giorni trìsti attenderebbero la Sardegna, l’autonomia della Sardegna, se dovesse prevalere nelle nostre coscienze il male antico della rassegnazione.

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