Abolita la leva obbligatoria: il dividendo della pace

La leva obbligatoria non esiste più: il Parlamento approva una delle riforme più importanti della legislatura. Cambia la vita dei ragazzi italiani grazie ai frutti di cinquant’anni di pace.
Camera dei deputati, 25/11/2000

“Svolta epocale”, “legislatura storica”: la riforma della leva, approvata definitivamente dal Parlamento in questi giorni, ha suscitato commenti entusiastici, questa volta davvero pienamente giustificati.
La riforma soddisfa due obiettivi: dotare l’Italia di Forze armate più moderne ed efficienti e togliere ai giovani l’obbligo di dedicare un anno al servizio militare.
L’introduzione di un sistema di difesa professionale, operativo, preparato, mette il nostro paese su una strada che ormai accomuna praticamente tutti i partner europei.
Nei prossimi anni cambierà la vita delle famiglie italiane: i giovani che non sceglieranno di fare il servizio militare volontario potranno organizzare la loro vita più liberamente, secondo i loro desideri e le loro aspirazioni. Questa legge inciderà positivamente sulla coesione familiare, evitando traumatici allontanamenti o separazioni che, per l’età giovanile dei ragazzi chiamati alla leva o per la difficoltà di talune situazioni, spesso costituivano occasione di turbamento e disagio per le famiglie. Il servizio di leva obbligatorio, un tempo elemento decisivo per la formazioni di una forte coscienza nazionale e spesso opportunità esclusiva di rottura dell’isolamento sociale e culturale, negli ultimi decenni era divenuto, molto spesso, un ostacolo al completamento del corso di studi e all’accesso nel mercato del lavoro.
D’altro canto, la percezione del servizio militare non più come un obbligo ma come l’opportunità di un impegno professionale permetterà ai giovani di guardare alla realtà dell’esercito con maggior convinzione, e consentirà alle forze armate di selezionare personale più motivato e rimuovere le cause di molti episodi tragici che si sono verificati anche recentemente nelle caserme italiane.
Il nuovo modello risponde in modo più compiuto alle nostre esigenze di sicurezza e di difesa. Nelle nuove condizioni storiche la professionalizzazione dell’esercito garantisce meglio la valorizzazione della qualità. Sul piano internazionale, ci assicura un ruolo sempre più attivo nell’ambito delle organizzazioni di cui l’Italia fa parte, al servizio della sicurezza e della pace.
Il peso dell’Italia sulla scena internazionale si è in questi anni accresciuto: anche questo è un successo dei governi del centro sinistra. La riforma della leva consentirà al nostro paese di essere più efficace parte attiva del processo di cooperazione rafforzata della politica comune europea di sicurezza e di difesa, la cui prima esigenza è ogni giorno di più la difesa della pace e dei diritti umani.
Non va infine dimenticato che la riforma della leva ha come conseguenza la creazione di 100.000 posti di lavoro e che lo stato assume l’impegno di favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro alla fine del periodo di ferma militare. Naturale complemento di questa riforma sarà quella del servizio civile, già in discussione al Senato: occorrerà infatti garantire il proseguimento delle attività attualmente portate avanti dagli obiettori di coscienza nel volontariato e nel no profit e salvaguardare una presenza preziosa nella società italiana. Accanto a un esercito rinnovato ed efficiente, avremo presto un servizio civile moderno e adeguatamente incentivato.
Come ha sottolineato il ministro Mattarella, che l’ha condotta a termine con grande tenacia, la riforma della leva è il “dividendo della pace” dopo cinquant’anni di politica estera e di difesa coerenti. Si tratta di un impegno che l’Ulivo aveva preso con gli elettori sin dalla stesura del programma nel ’96: uno dei molti che il governo del centrosinistra ha condotto a termine, grazie all’impegno di questi anni.

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