Economia globalizzata e protezione dell’ambiente

Icef (International court of the environment foundation) e Anpa (Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente) organizzano a Roma la Giornata dell’Ambiente 2000. Rappresentanze del mondo istituzionale, scientifico, politico e sociale sono invitate a portare il loro contributo per la protezione ambientale.
Giornata dell’Ambiente, 10 novembre 2000

In questi tempi di globalizzazione dei mercati, i rischi ambientali ci dimostrano che l’ambiente è un fenomeno di dimensioni planetarie, che necessita quindi di risposte globali sul piano del diritto e dell’economia.
Da alcuni anni – e particolarmente dopo la Conferenza di Rio del ’92 – è cresciuta la consapevolezza del valore ambientale e, insieme, la volontà di una profonda innovazione dell’ordinamento. Si è sviluppata la tendenza ad affermare il principio di sviluppo sostenibile; individuare criteri di differenziazione nell’ambito della responsabilità comune degli Stati; introdurre il “principio precauzionale”.
Questi temi sono entrati, prepotentemente, anche nel dibattito parlamentare.
La finanziaria 2001, in discussione in questi giorni alla Camera, istituisce un apposito fondo per interventi di promozione dello sviluppo sostenibile. Favorisce gli investimenti ambientali e riduce le accise sui prodotti petroliferi innovativi e con ridotto impatto ambientale. Ma tutta la tredicesima legislatura è stata caratterizzata da una maggiore attenzione alla difesa dell’ambiente.
La legge 448 del 1998 ha introdotto la “carbon tax”, per ridurre le emissioni di anidride carbonica secondo le conclusioni della Conferenza di Kyoto. Sono state recepite importanti direttive, come la Seveso II, con l’obiettivo di attivare un sistema di prevenzione comune a tutta la Comunità europea.
L’elenco dei provvedimenti approvati è lungo: crescono le aree protette nel nostro paese, nuove disposizioni regolano la gestione dei rifiuti e il risanamento dei siti inquinati. Governo e Parlamento attestano con la loro azione una sensibilità nuova nell’impegno per la tutela dell’ambiente.
L’evoluzione del nostro sistema giuridico ha registrato sicuramente progressi positivi, che lasciano sperare bene per quanto ancora resta da fare nel prossimo futuro. Tali progressi trovano infatti fondamento in un atteggiamento più favorevole da parte della dottrina giuridica e della giurisprudenza, come segnalano anche importanti pronunce della Corte Costituzione.
Altrettanto sta avvenendo in ambito sovranazionale, in Europa, presso i grandi organismi internazionali come le Nazioni Unite. L’ambiente, nella concretezza degli strumenti giuridici, è venuto affermandosi come una nuova categoria dei diritti dell’uomo.
La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, l’importante documento che con il prossimo Consiglio europeo di Nizza si appresta a divenire di fatto la “Prima Parte” della futura Costituzione dell’Europa, riconosce espressamente all’articolo 37 la tutela dell’ambiente conformemente al principio di sviluppo sostenibile.
Il problema allora è quello di fornire al singolo cittadino i mezzi più adeguati perché il contenuto del suo diritto possa trovare effettiva attuazione.
Sono in vigore centinaia di trattati internazionali di protezione ambientale, ma raramente vengono rispettati e fatti rispettare, mentre importanti istituzioni internazionali come il WTO e il Fondo Monetario non appaiono sempre all’altezza delle proprie responsabilità ambientali. Una politica di prevenzione e riparazione del danno ambientale non può fare affidamento solo sugli strumenti di conciliazione e di arbitrato per la soluzione dei conflitti. Occorre integrare i temi ambientali nelle nascenti regole dell’economia globalizzata.
Il Tribunale per l’ex Jugoslavia, istituito dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu nel 1993, quello sul Ruanda, creato con le stesse modalità del precedente nel 1994, e il Tribunale penale internazionale, istituito nel luglio 1998 a Roma in occasione di una Conferenza Onu presso la Fao, costituiscono una rivoluzione, una rivoluzione pacifica, rispettosa della legalità e dei diritti umani, ma comunque una rivoluzione del diritto internazionale.
Si osserva ormai come gli Stati siano condotti dalla globalizzazione a rimodellare le proprie istituzioni e le proprie normative. Così da un si lato ci si avvia verso una omologazione del diritto capace di stemperare le antiche differenze fra i sistemi nazionali. E dall’altro si registra una mutevolezza dei modelli giuridici, dei diritti, senza precedenti nella storia.
Coloro che oggi, abbagliati dal dogma della sovranità dello Stato come fonte prima ed esclusiva del diritto, vedono nella istituzione della Corte Internazionale dell’Ambiente una minaccia alla sovranità territoriale non fanno che nutrire una ingenua illusione destinata a scontrarsi con la realtà della globalizzazione.
Perché gli Stati hanno già perso la loro sovranità in campo dell’ambiente, in quanto nessun singolo Stato è più capace di difendere il suo territorio o la sua atmosfera per conto proprio.

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