Irap, Irpef e demagogia

Il Popolo, 14/11/1997

 

Il fisco è un problema grande e serio del Paese, sul quale si gioca la partita di un ritrovato rapporto di fiducia e di solidarietà fra i cittadini e lo Stato. Alla fine di questo mese, la riforma preparata dal governo sarà discussa in Parlamento, e tutte le forze politiche dovrebbero essere interessate a intervenire in quella sede con proposte concrete e costruttive. I Popolari da parte loro si stanno preparando a questo appuntamento con la richiesta di una maggiore equità riguardo ai regimi dell’Irap e dell’Irpef.
Dispiace rilevare come il Polo delle libertà, alla vigilia di una importante tornata elettorale, giochi invece la carta del fisco in modo del tutto strumentale, per cercare di coprire il suo desolante vuoto politico di indicazioni sul tema proprio di questa scadenza elettorale, che è il governo delle autonomie locali.
Il pressing del Polo di queste ore finisce col confondere le idee e disorientare l’opinione pubblica. Il male storico del nostro sistema fiscale non è tanto la sua esosità, anche paragonata a quella degli altri Paesi europei, quanto la arretratezza dei meccanismi, la ripetitività e il sovrapporsi di tasse grandi e piccole, l’alibi che tutto questo genera per consistenti fenomeni di evasione e di elusione. Queste sono le vere questioni sul tappeto, non, come cercano di sostenere i partiti del centro destra, l’intento punitivo verso i ceti medi. In un Paese che è ormai a stragrande maggioranza di ceti medi e di lavoro autonomo, non si comprende perché il governo dovrebbe colpire proprio il cuore (e le tasche) di quel tessuto sociale e produttivo che forma il nucleo principale della struttura economica italiana.
Il Polo attacca l’Irap, attacca le scansioni progressive dell’Irpef. Dimentica però che l’Irap non è una nuova tassa, ma la sostituzione e la unificazione, a gettito invariato, di una decina di imposte oggi vigenti, dall’Ilor ai contributi sanitari; dimentica di dire che essa punta ad agevolare le nuove iniziative produttive e che il suo gettito sarà gestito dalle regioni concorrendo a determinare quasi la metà del loro fabbisogno finanziario. Dimentica infine che il governo per primo si è dichiarato disponibile a valutare le sollecitazioni, espresse per esempio dai Popolari, di una gradualità dell’impatto della nuova imposta sulle piccole imprese che erano esenti dall’Ilor.
Altro discorso riguarda l’Irpef, con la richiesta, anche qui dei Popolari, di modificare il sistema delle detrazioni fiscali proposto dal governo proprio per impedire la penalizzazione degli scaglioni di reddito medio.
Non sappiamo quanto tutto questo interessi davvero al Polo delle libertà. Sappiamo però che interessa i cittadini e quei ceti medi che a parole tutti dicono di voler difendere. Ci auguriamo che, superata domenica prossima, questi discorsi tornino nelle sedi proprie e che anche il Polo abbia non proteste, ma proposte concrete da far valere.

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