Giustizia: alleati ma non subalterni

L’Avvenire, 21/10/1997

 

“Lo strappo sulla giustizia? Ci sarà davvero solo se Botteghe Oscure punterà a un Ppi subalterno”
Onorevole Soro, ora che la “missione giustizia” è compiuta: chi ha remato contro? Massimo D’Alema?
Prima metterei Silvio Berlusconi: ha fatto di tutto per trasformare il dibattito in una sorta di grande referendum a favore o contro le procure. Poi però…
…arrivano le responsabilità del Pds?
Esatto: la Quercia ha accettato questo falso terreno di confronto sforzandosi di far capire che chi sposava le tesi del Pds era solidale con la magistratura mentre chi non si allineava era mosso solo dalla voglia di consumare una vendetta. Basta con i giudizi ingenerosi, il Pds impari anche a tacere. Noi da anni crediamo alla distinzione delle funzioni tra giudici e pm. Ricorda il congresso del ’95? Rammenta la relazione di Gerardo Bianco all’ultimo congresso? C’è almeno chi ha letto la tesi 15 del programma dell’Ulivo? Noi non abbiamo improvvisato una posizione per un’esigenza tattica.
Il pidiessino Folena continua a negarlo.
Folena più di una volta sbaglia.
Crede che lo strappo avrà ripercussioni?
Non voglio crederlo. A meno che non ci sia qualcuno nella maggioranza che immagina che la coesione della maggioranza stessa venga assicurata da un atteggiamento subalterno degli alleati.
Quando ha provato fastidio?
La prima volta quando qualcuno ha parlato del “clan degli avellinesi”: un’altra vergogna. Sì mi ha dato fastidio che si pensasse che la nostra posizione fosse figlia di un’imposizione e non di convincimenti profondi.
E la seconda?
Quando si è riaffacciato, in alcune fasce della cultura politica italiana, un equivoco singolare: la pretesa di far coincidere la bussola della moralità con le posizioni del Pds. Non solo è storicamente sbagliato, ma è politicamente e culturalmente infantile.
Parliamo della divisione interna?
Guardi che un partito non è una caserma. Ma la linea di Marini, sostenuta in Bicamerale, è prevalente. E poi parlare di lacerazione è fuori luogo. Raccontare di fax di protesta è falso.
Il Ppi è atteso da nuove sfide. Darà ancora prova di autonomia?
Noi abbiamo una regola: è meglio portare a termine un’opera in Parlamento piuttosto che fare propaganda denunciando l’impraticabilità delle alleanze che rendono difficili i risultati. Mi spiego: se privilegiassimo la propaganda, otterremo certamente un apprezzamento maggiore del mondo cattolico, ma non riusciremmo a fare qualcosa di importante. Bisogna avere la cultura delle cose possibili, ma…
Ma?
Per favore ci si giudichi a fine legislatura. Allora si capirà che il Ppi non è subalterno a nessuno.

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