Sul problema dei residui passivi

Sul problema dei residui passivi
13/12/1985

Disegno di legge per l’assestamento di bilancio 1985.
Discussione del disegno di legge “Finanziamenti integrativi a favore di diversi settori di intervento”.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: “Finanziamenti integrativi a favore di diversi settori di intervento”. Dichiaro aperta la discussione generale. E’ iscritto a parlare l’onorevole Soro. Ne ha facoltà.

SORO (DC.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi condividiamo le affermazioni fatte alcune ore fa dall’onorevole Barranu circa l’importanza, l’interesse generale ed anche l’urgenza dell’esame e dell’approvazione di questo e degli altri provvedimenti che sono all’ordine del giorno. Non condividiamo però il fatto che, per poter approvare in pochi giorni diciassette o diciotto provvedimenti legislativi, di cui alcuni di interesse generale e caratterizzati dall’urgenza, si eviti di discutere dei problemi, considerando questo Consiglio come un’aula sorda e grigia (devo dire peraltro che la partecipazione “robusta” dei consiglieri a questo dibattito evoca non dico memorie mussoliniane, ma certamente un forte degrado della tensione autonomistica. L’onorevole Barranu comunque non ci ha dato una spiegazione del perché possa capitare che in quattro giorni il Consiglio regionale sia chiamato ad esaminare ed approvare una ventina di provvedimenti di legge, di cui alcuni di grande rilievo.

Pur con un po’ di malinconia, noi non ci asterremo dal nostro compito, perché il disegno di legge numero 168 ci offre un’opportunità di giudizio sul governo della Regione in questo esercizio finanziario che volge al termine: un giudizio che ha caratteri differenti rispetto a quello che noi esprimeremo in occasione del dibattito sul bilancio preventivo.

Noi sappiamo che (al di là della presenza e dell’impegno da parte della Giunta e del Consiglio in questo dibattito) la fine di esercizio finanziario è anche il momento in cui si trae il consuntivo politico di un’amministrazione. Ci pare quindi giusto richiamare in questa occasione le premesse e gli impegni da quali ha avuto origine la compagine di governo che ha amministrato la Regione nel 1985.
Le premesse fondamentali da cui partiva la Giunta Melis, e che l’onorevole Orrù a suo tempo ha brillantemente richiamato sulla stampa quotidiana, erano riassumibii in questi punti: una Giunta diversa per composizione politica; una Giunta forte, molto forte, per i numeri che la sostenevano, per la capacità di cambiamento nelle indicazioni programmatiche e per l’assoluta diversità nei comportamenti. Sulla base di queste premesse, il Presidente della Giunta regionale assume alcuni impegni di grande portata politica: invertire la rotta della crisi, battere la disoccupazione, operare la riforma della Regione, per renderla funzionale al disegno di autogoverno del popolo sardo.
Per semplificare diremo che il giudizio politico che noi esprimiamo su questa Giunta non può essere diverso da quello espresso sulla Giunta che l’ha preceduta, ritenendo che la caratterizzazione politica di entrambe sia sostanzialmente la stessa.
Fra le premesse, dunque, vi era quella di una diversa composizione della Giunta. In realtà, rispetto al passato, nelle due Giunte Melis c’è sicuramente l’elemento di novità dato dalla partecipazione del Partito comunista al governo della Regione. Noi riteniamo che questa sia l’unica, reale novità di queste Giunte. Quanto alla forza numerica, onorevole Orrù, ci consenta di dire, a consuntivo di una stagione di esperienza di questo governo regionale, che i momenti significativi di voto hanno dimostrato che questa forza numerica è del tutto astratta e accademica, se è vero, come abbiamo avuto modo di registrare, che difficilmente i consensi ottenuti da questa Giunta raggiungono quelli che ordinariamente hanno avuto, nell’approvazione di bilanci, nomine e programmi, altre Giunte che pure avevano sulla carta una forza assai minore. Non mi riferisco ai franchi tiratori per censurare il fenomeno, che è l’espressione di un giudizio politico negativo da parte di numerosi consiglieri, che pure appartengono ai partiti della maggioranza.

Per quanto riguarda l’altro dato a suo tempo definito qualificante, quello del cambiamento nei programmi, abbiamo già avuto modo di sostenere che i programmi di queste Giunte avrebbero potuto scriverli, come forse è effettivamente accaduto, gli stessi funzionari del Centro di programmazione probabilmente hanno scritto quelli delle Giunte precedenti.

Se non c’è niente di diverso nei programmi, allora il cambiamento dovrebbe consistere nella diversità dei comportamenti. Perciò i comportamenti divengono oggetto di giudizio politico e su di essi noi vorremmo soffermarci, non limitandoci a dire che la confusione, il pressapochismo, la litigiosità e l’inefficienza hanno caratterizzato la vita di questa Giunta regionale.

Vorremo anche richiamare la relazione esistente fra l’impegno di invertire la rotta della crisi, battendo la disoccupazione, e quello di riformare la Regione. Ebbene, nonostante le fatiche dell’Assessore Ortu, che è qui presente, per avviare attraverso la sua presenza in Giunta questa riforma della Regione, noi ci rendiamo conto che la spirale della crisi diventa ogni giorno più grave, che il dramma della disoccupazione tocca punte insostenibili in un sistema come il nostro e che il futuro rischia di essere ancora peggiore, se è vero com’è vero che la prospettiva non è quella del riassorbimento della disoccupazione, ma di una sua dilatazione. Non solo non è stata delineata la riforma della Regione, ma anzi crescono tutti i giorni i segnali di una dissoluzione degli strumenti che presiedono al governo della Regione, strumenti che danno un saldo negativo in tutti i momenti di giudizio politico e amministrativo.

Il consuntivo va fatto sulle cose: ebbene, siamo alla fine di dicembre e manca tuttora (o forse esiste, ma noi non la conosciamo) una bozza di bilancio per il 1986, mentre leggiamo sui giornali che l’argomento è oggetto di accanite discussioni all’interno della Giunta regionale; non ci risulta comunque che la Giunta regionale abbia approvato il bilancio e la legge finanziaria per il 1986; quanto al bilancio pluriennale, abbiamo la sensazione che ancora una volta bisogner ricorrere alla deroga alla legge di contabilit regionale.

Discuteremo la settimana prossima del programma d’intervento ai sensi della legge numero 268 per il 1985, mentre il 1985 sta per finire e sappiamo per di più che, prima di arrivare alla spesa di quei fondi, il programma dovrà attraversare altre fasi pluriennali: ebbene, anche questo è un segnale inequivocabile. L’amico e collega Moretti ha dimostrato stamattina quale grado di coerenza vi sia fra gli impegni contenuti nella legge finanziaria per il 1985, e particolarmente fra gli indirizzi in base ai quali sono stati accantonati i fondi per i nuovi oneri legislativi, e l’uso che di quelle riserve si è fatto o si sta per fare attraverso i disegni di legge numero 159 e 168, ma particolarmente attraverso quest’ultimo. Non è cosa marginale, se è vero che, attraverso la legge finanziaria, si ponevano in essere alcuni obiettivi di carattere politico e strategico per la Regione, che sono stati richiamati stamattina dall’onorevole Moretti. lo mi soffermerò solo su alcuni di essi, non perché siano i piti importanti ma perché fanno testo.

Comincio dalla legge sullo sport, per la quale, con il concorso ed il sostegno convinto di alcuni autorevoli rappresentanti del Partito comunista, in Commissione bilancio si era deciso di accantonare una certa somma, che viene oggi utilizzata per le fognature di Quartu. Lo stesso dicasi per l’istituzione della nuova Giunta e l’Assessore alla programmazione avevano manifestato l’intendimento di dare vita a questa holding, una grande iniziativa, che avrebbe dovuto qualificare il nuovo modo di governare la Regione: ebbene, le risorse accantonate per istituire la nuova finanziaria saranno utilizzate per gli alluvionati e per la solita ex CASAR. Insieme alla ricostruzione di Gairo e Osini, questi sono diventati, da un certo numero di anni a questa parte, due punti fissi nel bilancio della Regione, senza che si veda un fine né che si sappia come, attraverso la SIPAS o attraverso altri sostegni, si potrà arrivare ad una definizione del problema della CASAR; finora abbiamo fatto solo provvedimenti-tampone, sia con i fondi dell’intervento straordinario sia con il bilancio ordinario della Regione, senza che neppure si intravveda un punto di arrivo.

Un altro argomento su cui è utile riflettere è quello dell’accelerazione della spesa in agricoltura. Vedremo dai dati che richiainerò più avanti quanto il problema sia rilevante e quanto fossero giuste le battaglie sostenute da autorevoli rappresentanti di questo Consiglio regionale e di quello precedente perché la Regione introducesse norme per accelerare la spesa in agricoltura. Queste norme non sono state emanate, e intanto le risorse verranno dirottate per un contributo all’Ente Flumendosa o per qualcosa di simile. Questo è il grado di coerenza che esiste fra l’impegno pro- grammatico della maggioranza che in questo momento guida la Regione e l’uso effettivo delle risorse, fra le intenzioni e il fare, fra il dire e l’operare.

Senza richiamare le cose che ha detto il collega Moretti, farò solo alcune considerazioni sullo strumento che la Giunta ha scelto di adottare nel momento in cui solitamente si opera l’assestamento di bilancio. Stavolta non c’è un vero e proprio assestamento, e d’altra parte nessuno ha il coraggio di chiamare assestarnento questo disegno di legge; chiamiamolo pure con un altro nome, ma certo è che un problema di assestamento comunque esiste, se è vero che i conti del bilancio, alla data odierna, segnano cifre sulle quali noi dobbìamo richiamare l’attenzione dei pochi colleghi interessati.

Su 3509 miliardi stanziati per il 1985, ad oggi 12 dicembre la Giunta ha impegnato e impegnato non vuol dire speso – 2148 miliardi, cioè circa il 61 per cento delle risorse stanziate. Restano da impegnare 1360 miliardi, tra cui 562 miliardi per spese correnti, che cioè rischiano di andare in economìa se non si assume l’impegno. Sono cifre sulle quali io vorrei che riflettessimo, al di là di una sterile polemica da parte nostra e di una difesa acritica da parte della maggioranza, perché il problema è grave. A pochi giorni dalla fine dell’esercizio finanziario, se togliamo le feste (noi sappiamo che questa Giunta è molto operosa, ma normalmente non lavora di domenica), verrà fatta la solita operazione di artifizio contabile, magari la notte di Capodanno, per impegnare, solo per spese correnti, 562 miliardi; rispetto a ciò, questo disegno di legge evidentemente non può essere considerato come un assestamento in grado di modificare la situazione.

Certo, i residui non sono nati oggi; la loro storia viene da lontano. Però noi abbiamo verificato che, rispetto al bilancio del 1984, che pure era un anno elettorale e aveva visto anche una lunga crisi di Giunta, si registra con assoluta chiarezza l’aggravio dei residui; la spirale tende a crescere ed i residui diventano la risorsa più importante della Regione: questo è il segnale, la fotografia del grado di efficienza di una compagine di governo. Noi ci chiediamo com’è possibile che dopo un anno tutti gli impegni di grande rilievo siano rimasti nelle intezioni e non figurino oggi più neanche nell’elenco dei fondi riservati per nuovi oneri legislativi. Ci chiediamo ad esempio, come ha fatto questa mattina il collega Moretti, che fine ha fatto la battaglia dell’assessore Satta e dell’assessore Mannoni per la promozione della ricerca scientifica, se è vero che, dopo aver cercato di introdurre le nuove norme nella legge finanziaria, non è stato a tutt’oggi presentato nemmeno un disegno di legge in materia. Qui si esalta la cultura del dire, mentre la cultura del fare rimane un’araba fenice!

Noi non crediamo che si possa attribuire la responsabilità di questi risultati all’attuale Assessore al bilancio; le responsabilità vanno attribuite a tutta la Giunta regionale, e innanzitutto al Presidente di questa e della precedente.

Questo Presidente, voglio dirlo, diventa Ufl interlocutore sempre più astratto per il Consiglio regionale, che non ha la fortuna di vederlo se non in televisione a Ginevra o a Barcellona, ma non nella sede più rappresentativa dell’autonomia regionale. Il Presidente della Giunta infatti diserta in modo sistematico le riunioni del Consiglio regionale. Noi protestiamo e chiediamo al Presidente del Consiglio e agli Assessori presenti di farsi interpreti della nostra protesta; mai nessun Presidente della Regione ha disertato in questo modo l’aula del Consiglio!

Non pensiamo d’altra parte che la sua assenza sia giustificata dal grande operare di questa Giunta, se è vero che i risultati inequivocabili della gestione dell’esercizio finanziario 1985 segnano il fallimento di questa esperienza di governo; un fallimento che non dichiariamo noi a parole, ma che è nelle cose. La responsabilità di ciò andrebbe assunta con precisione e con rigore da chi ne porta il peso maggiore.

Non occorre entrare nel merito dei pochi articoli di questo provvedimento legislativo per rilevare che non solo non c’è l’assestamento di bilancio, ma non c’è il bilancio, non c’è il governo del bilancio, non c’è il governo della Regione; c’è soltanto una stanca consuetudine, che si esprime con le tradizionali manifestazioni esterne di un potere sempre più logoro; c’è, sempre più spenta, l’esaltazione retorica deI cambiamento, un cambiamento che si limita soltanto alla figura diversa di alcuni personaggi che siedono nella Giunta e, semmai, ad un saldo negativo rispetto anche ai momenti più tristi del governo di questa Regione.

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