Martinazzoli, bisogna unire non dividere

Il Giornale, 05/07/1999

 

Onorevole Soro, se vincesse Martinazzoli, le toccherebbe lasciare l’incarico di presidente dei deputati per creare il Ppi sardo. Contento?
Ma il Ppi sardo c’è già, c’è sempre stato. Non è un problema, anzi è un’idea persino un po’ vecchia.
Siamo tutti d’accordo ad articolare il partito in modo diverso sul territorio. Penso che la forma–partito vada profondamente ripensata…

Ma Martinazzoli propone qualcosa di simile alla Csu bavarese di Strauss: indipendente e pronta ad alleanze locali senza alcun placet dal centro.
Idea stimolante. Ma ora penso sia più importante trovare soluzione alle grandi difficoltà che attraversa il partito. Non è negativo che in questi giorni ognuno abbia espresso le proprie esigenze.
Al Consiglio nazionale bisognerà trovare la sintesi.

Già, ma Martinazzoli parla di sciogliere il Ppi nazionale: l’ha fatto giurare a un nutrito drappello di dirigenti locali.
Sì, c’erano molti dirigenti. Sicuramente questa proposta avrà il suo peso, nel dibattito. Vedremo quanti l’appoggeranno. Va però trasformata in senso decisamente positivo.

In che senso, scusi?
Di questi tempi ognuno fa prevalere i motivi di distinzione, le esigenze di dissociazione. Credo che sia ora di lavorare a un’aggregazione maggiore: dalla frammentazione si tragga un soggetto più coerente col sistema maggioritario. Si arrivi al massimo grado di aggregazione possibile.

Cioè: imbarcare Mastella e Dini, e poi tutti a casa Prodi…
Nessuno deve andare a casa degli altri, ma insieme possiamo costruire una casa comune.
Questo è un sentimento largamente condiviso nella base dei nostri elettori. Certo, quando si lavora per la convergenza occorrono severità e la massima gradualità. Insomma, guai a farlo in condizioni di panico.
D’altronde penso che dieci sigle diverse non corrispondano neppure agli interessi dell’elettore.

Prodi però un giorno accetta e un giorno nega di voler fare la “seconda gamba dell’Ulivo”…
Negli ultimi giorni prevalgono segnali buoni. Certo, persiste una contraddittorietà tra il voler fare il “partito dei riformisti” coi Ds, che non mi pare possibile, oppure aggregare tutto quanto sia aggregabile. Spero che presto la risolvano anche loro.

Sareste disposti a ingoiare persino il “rospo” Di Pietro?
Ognuno deve risolversi le proprie contraddizioni…

Se la linea del Ppi è questa, il Cn è già deciso.
Assolutamente no. Va scelto chi dovrà interpretarla.

Franceschini è l’unico candidato. Da ieri l’altro pare che De Mita sponsorizzi Letta. Poi c’è il prodiano Castagnetti…
Non mi pare che quest’ultimo l’abbia mai dichiarato apertamente.
Se fosse vero, è il momento di uscire dalle tattiche e dalle diffidenze, dai blabla, e farsi avanti.
Su De Mita, non credo che abbia deciso un bel nulla. Mantiene, come tutti noi, solo una circolarità di relazioni.

Marini vuole il congresso?
Se c’è convergenza sul candidato, si decide al Cn. Altrimenti, mi pare ineluttabile che Marini ci porti fino al congresso.

PRIVACY POLICY