Finanziaria ’96 le riserve di un si

Il 14 dicembre ’95, alla Camera, l’intervento in Aula sulla manovra economica. I problemi di merito e di metodo, nel rapporto tra il governo e il parlamento per allontanare il sospetto di scelte decise “fuori” dalla politica.

 

Altri colleghi hanno rappresentato ampiamente il giudizio sull’insieme della manovra: io mi limiterò ad esprimere l’opinione dei Popolari in ordine al maxiemendamento sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
Non pensiamo che questa sia all’opera migliore del Governo Dini. E’ un prodotto rispetto al quale avremmo nel merito da esprimere alcune considerazioni, anche critiche.
Trovo che nell’emendamento e nella procedura che lo accompagna si vada configurando, anche in sequenza logica rispetto ad analogo comportamento attivato da questo Governo nel mese di febbraio, una innovazione legislativa da molti sollecitata nel passato ed anche nel presente, quella di proporre al Parlamento la manovra finanziaria come non emendabile.
Personalmente, appartengo a coloro che ritengono che questa sia la formula più corretta perché un Governo che assume responsabilità davanti al Paese ed al Parlamento possa esercitare la propria azione.
Tuttavia, non va taciuto che questo esperimento, questa innovazione di fatto rispetto a quanto l’ordinamento consente, avviene in circostanze e dentro una cornice politica ed istituzionale affatto diversa rispetto alla cornice virtuosa che avrebbe suggerito quella procedura.
Esistono però alcuni aspetti decisamente negativi, che non voglio tacere. Lo stralcio proposto del Governo, ed approvato dal Parlamento ieri pomeriggio, avrebbe suggerito ragionevolmente la predisposizione di uno o due maxiemendamenti assai più asciutti rispetto a quelli che ci vengono sottoposti. La convinzione diffusa che la legge finanziaria ed il provvedimento collegato siano l’unica occasione perché il Parlamento approvi delle norme, ha suggerito nel tempo ai ministri, ma anche alle organizzazioni e a tanti soggetti non formali del nostro Paese, di utilizzare il disegno di legge collegato alla manovra finanziaria per ritornare ad un provvedimento omnibus, che la riforma della legge sulla contabilità dello Stato aveva cancellato. Vi è quindi una reintroduzione surrettizia di un istituto che il Parlamento aveva ritenuto non adeguato per una democrazia parlamentare moderna e neanche per una democrazia che voglia governare l’economia in piena trasparenza.
Ecco il secondo aspetto non del tutto condivisibile: la gestazione dei maxiemendamenti, che suggerisce la sgradevole sensazione che si stia consumando una qualche forma di scambio all’esterno di quest’aula parlamentare. Non credo che ciò sia vero, ma la sola esistenza di questo dubbio, di tale apparenza, del sospetto, non giova alla qualità della nostra azione parlamentare. Le circostanze di questa fine legislatura non consentono di esprimere voti perché il Governo possa e debba seguire procedure differenti, ma credo che i nostri giudizi, insieme con quelli che la società italiana esprime in vario modo, concorrano in qualche misura a costruire la cultura politica che va al di là dei confini di una legislatura. All’interno della quale, credo, debba affermarsi la necessità di un percorso più trasparente e rispettoso dei canoni di una democrazia parlamentare, che ogni tanto sembra essere messa in dubbio nella gestione pratica di molti ministri.
In questo senso credo che abbia ragione il collega Calderoli nel lamentare, per conto della Commissione affari sociali, una difficoltà di relazione fra il ministro della sanità ed il Parlamento; ritengo d’altronde che questo giudizio possa essere esteso anche a diversi altri ministri che hanno difficoltà di relazione con il Parlamento e che, per effetto di tale difficoltà, hanno nei fatti un comportamento che contraddice la concezione della democrazia parlamentare.
Esprimendo, signor Presidente, un voto favorevole sulla fiducia per ragioni di quantità, visto che sono comunque assicurati i saldi ed insieme il percorso accidentato di risanamento della nostra finanza pubblica ma anche per la consapevolezza che sono stretti i margini attraverso i quali si può operare sulla via del risanamento e comprimere la spesa pubblica. In passato, un eccesso di spesa pubblica aveva trovato spazio nelle nostre leggi di bilancio attraverso il ricorso all’indebitamento; ora avviene che, con un recupero virtuoso che credo sia da lodarsi, in quanto ormai attivato da diversi anni, si verifica un avanzo primario che, in questa occasione, vede l’Italia raggiungere livelli unici dal punto di vista della sua accelerazione rispetto ai paesi di democrazia occidentale. Attraverso l’avanzo primario si sta finendo con il pagare gli interessi sui nostri debiti. Questo suggerisce che per il futuro la strada da seguire non possa più consistere in una contrazione della spesa perché ne deriverebbe un costo sociale intollerabile per il Paese.
E’ necessario invece percorrere la strada dell’integrazione europea e della moneta unica europea che ci consentirà di avere tassi di interesse pari alla media dei Paesi del centro Europa. Solo attraverso la moneta unica ed una riduzione del tasso di interesse di cinque punti si potrebbe conseguire un risparmio della spesa per interessi di 100 mila miliardi. E’ questo l’obiettivo verso il quale dobbiamo tendere e che è stato prospettato dal Presidente del Consiglio nei giorni scorsi in quest’aula. Proprio in ragione del percorso tracciato, della strategia suggerita dal Presidente Dini al Parlamento, piuttosto che sulla base della manovra finanziaria al nostro esame, voteremo a favore della fiducia.
Spetterà al dibattito che seguirà l’approvazione della manovra finanziari a fissare i termini del nostro futuro politico e quindi di questa legislatura. In quella sede esprimeremo delle più compiute valutazioni al riguardo. Al momento voteremo a favore della fiducia guardando più alla strategia globale del Governo che non al prodotto che ci viene oggi offerto.

PRIVACY POLICY