Veltroni e l’emergenza

Il Riformista, 25/08/2010

 

«Veltroni e altri si preoccupano del dopodomani, di un Paese normale dove Berlusconi non c’è o non ci sarà, io invece sono molto preoccupato dall’emergenza che il nostro Paese sta vivendo oggi, di una campagna, quella orchestrata dalla cerchia del premier, tesa a distruggere l’avversario, di un presidente del Consiglio che si fa beffe della Costituzione o che la considera un ostacolo mentre l’Italia sta vivendo una crisi drammatica.
Ecco perché dico che bisogna dare vita a un nuovo Cln, se lo vogliamo chiamar così, e cioè a una grande Alleanza democratica che metta assieme tutte le opposizioni, dentro e fuori il Parlamento, a questo governo, ma pure Fini e i finiani che hanno rotto con la maggioranza e il governo e anche Pisanu e quei settori del Pdl sempre più insofferenti ai diktat berlusconiani e che esprimono l’intenzione di non voler votare subito».
Antonello Soro – ex capogruppo del Pd in questa come nella passata legislatura, braccio destro del capofila di Area Dem Dario Franceschini (direttamente attaccato da Veltroni nella sua lettera al Corriere della Sera), cui proprio Soro ha passato il testimone alla guida del gruppo piddino di Montecitorio – replica a Veltroni.

Onorevole Soro, Veltroni attacca l’attuale linea del Pd dicendo un secco no a Sante Alleanze anti Berlusconi.
Veltroni esprime innanzitutto un forte allarme per la crisi in cui versa il Paese, e in questo è condivisibile, ma poi disegna una politica virtuosa e un bipolarismo altrettanto virtuoso troppo futuribili, privi di veleni, e parla di un Pd capace di parlare liberamente agli italiani e privo delle incrostazioni della vecchia sinistra, dentro uno schema bipolare in cui instaurare una dialettica politica normale e corretta tra i due schieramenti.
E’ il Pd del Lingotto e il Paese normale per cui in tanti ci siamo spesi, ma la situazione attuale non è questa. Berlusconi è del tutto indifferente alle regole democratiche e il contesto in cui viviamo è terribile. Il clima è di veleni, dossieraggi, sospetti, campagne d’odio che fanno il paio con una crisi economica, finanziaria e sociale denunciata da tutta l’opposizione parlamentare come da importanti esponenti del mondo della finanza, dell’industria, dai sindacati, della Chiesa, le cui voci preoccupate si stanno levando sempre di più.

Cosa bisognerebbe fare, dunque, di fronte a questo scenario? Veltroni dice no alle «alleanze con il diavolo».
La via d’uscita è una sola e non riferibile a paradigmi politici del recente passato. Se siamo in emergenza democratica serve una risposta all’altezza. Andare al voto in queste condizioni è impossibile, dicono tutti. Innanzitutto, bisogna spingere al massimo per ottenere le dimissioni di questo governo, il Pd in primis. Poi bisogna dare vita, anche se per un tempo limitato, a un governo di garanzia costituzionale che sia capace di affrontare la crisi economica e finanziaria, ma anche di varare una nuova legge elettorale perché quella che c’è è una vera “porcata”. Infine, aggiungo, ma è un punto decisivo, bisogna fare in modo che i servizi segreti siano controllati e lavorino solamente nel solco della Costituzione perché oggi questo non avviene. Poi si può tornare a votare. Ma se in questo Parlamento non saremo capaci o non avremo il coraggio di mettere assieme questa “alleanza democratica”, sarà difficile farlo poi, sotto elezioni. Una grande coalizione democratica anti-berlusconiana o nasce ora, in questa temperie drammatica, o non nasce affatto. E allora ognuno andrà per sé.

E se invece si andasse a votare subito, come chiede la Lega?
Allora l’Alleanza democratica che ho prefigurato dovrebbe presentarsi sotto un unico nome alle elezioni, denunciando il clima golpista, le intimidazioni, le violenze e i brogli del premier, in nome della democrazia, anche perché ci sarebbe il serio pericolo di un colpo di coda di un regime e di un capo morente e disperato. in quel caso, le primarie del Pd e di coalizione andrebbero sospese. in caso contrario, sicuramente le faremo, ma anche solo il parlarne ora, come pure si fa, vuoi dire non avere consapevolezza del dramma che viviamo.

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