Federazione sarda dell’Ulivo

“Vorrei proporre a DS, Sdi e Progetto Sardegna un confronto più stringente su questo tema”
L’Unione Sarda, 19 ottobre 2004

Vede e rilancia, come a un tavolo di poker. Antonello Soro punta alto: il coordinatore regionale della Margherita cerca di oltrepassare le polemiche interne sui rapporti con il nuovo governatore. E parla al resto della coalizione, per dire quello che finora aleggiava in maniera indistinta: “È tempo che anche in Sardegna si discuta seriamente del progetto di federazione dell’Ulivo”. Un appello rivolto ai Ds, allo Sdi e a Progetto Sardegna, la formazione nata dalla volontà di Renato Soru. Un modo per declinare in limba il dibattito in corso a livello nazionale nel centrosinistra.
La riflessione di Soro non nasce come risposta alle recenti tensioni interne alla maggioranza che amministra la Regione, ma non può neppure considerarsi del tutto slegata. Di sicuro, un discorso federativo modificherebbe di molto i rapporti interni al centrosinistra.

Che cosa sta succedendo alla coalizione che ha vinto le elezioni?
“Il sistema elettorale ha generato una nuova forma di governo dell’Isola. Capisco il disagio di tanti di fronte alle novità, e capisco che occorra assestare i rapporti tra il potere legislativo e l’esecutivo. Bisogna coniugare, in questa fase, il massimo di partecipazione democratica e il massimo della capacità decisionale della Regione. Tutto il sistema politico deve fare dei passi avanti”.

In quale modo?
“Credo che anche in Sardegna ci siano le condizioni per avviare il processo federativo dell’Ulivo. Vorrei proporre a Ds, Sdi e Progetto Sardegna di avviare un confronto più stringente su questo tema”.

Come sono gli attuali rapporti tra i partiti e con il presidente?
“Forse a molti sfugge una cosa: Soru non è solo il capo della giunta regionale, ma il leader della coalizione. Ha il dovere della guida e della sintesi politica, un compito estremamente difficile”.

Il governatore è troppo decisionista?
“Io sono sorpreso dal fatto che lui, in così poco tempo, abbia già acquisito competenze di governo di solito estranee a chi arriva da altre esperienze. E sta consolidando anche le capacità di confronto democratico”.

Lo sente spesso?
“C’è un contatto frequente, come dev’esserci tra un segretario politico e il capo di un esecutivo. Sulle questioni di specifica competenza del Consiglio regionale, il confronto avviene tramite il nostro capogruppo”.

Dunque non rinunciate a dire la vostra.
“Una cosa è la linea politica comune, un’altra la possibilità di discutere nel merito leggi e provvedimenti. Ci mancherebbe che non la rivendicassimo. Prima ancora della nostra amicizia col presidente, viene la nostra adesione a un programma di cambiamento della Sardegna, con punti cardine da cui non ci dobbiamo allontanare”.

La vostra bussola è il programma, come aveva detto due mesi fa.
“Sì, ma è giusto ribadirlo. A Soru io chiedo di garantire, con le sue capacità di governo, il raggiungimento di quegli obiettivi che abbiamo concordato”.

Pensa che nella Margherita lo abbiano capito tutti?
“Io ho presente tutti i giorni le grandi aspettative dei sardi verso l’attuale giunta, e voglio che non si abbassi questa tensione ideale. Il mio partito vuole agevolare lo sforzo politico del presidente e della maggioranza. Le mie tesi sono state accolte all’unanimità dall’assemblea regionale del partito, una cosa che in tanti anni ho visto raramente: la valuto con orgoglio e con senso di responsabilità”.

È soddisfatto della legge urbanistica in discussione?
“È una legge strumentale al nuovo piano paesistico regionale. Nel complesso credo che sia una buona norma. E contesto chi afferma che danneggi l’economia: il turismo non coincide con l’edilizia. In un terzo della costa sarda ogni metro cubo di seconde case in più riduce il valore economico dell’insieme. Tuttavia la legge deve essere un luogo di garanzia per i cittadini. E certamente i diritti acquisiti sono irrinunciabili. Il carattere di diritto acquisito può essere invece oggetto di più puntale definizione”.

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