La nostra bussola è il programma

 

Bisogna saper vincere. Perché a volte i problemi arrivano dopo il trionfo, non prima.
Antonello Soro ha vinto due volte: con la coalizione che ha riconquistato la Regione, ma anche personalmente, come nuovo coordinatore regionale della Margherita. E sa che il bello viene adesso. Il rapporto con Renato Soru, l’Ulivo, il partito. Parola d’ordine: collegialità. Stella polare valida anche per il governatore. L’antidoto contro i personalismi, sembra dire Soro, è la fedeltà al programma.
L’Unione Sarda, 26/07/2004

 

Su Berlusconi Follini ha detto che è finita la monarchia. Non si sarà trasferita in Sardegna?
“Sono questioni da noi sollevate molto tempo fa, quando sottolineammo il rischio che l’elezione diretta del governatore ponesse in discussione l’equilibrio con maggioranza e Consiglio. Ma le abbiamo chiarite con Soru, e ora non c’è bisogno di ripeterle ogni giorno”

Dunque non vi sentite sudditi.
“Non solo non ci sentiamo sudditi, ma lo stesso Soru non ha mai pensato di scegliersi alleati imbelli. Lui e il centrosinistra hanno vinto le elezioni su un programma esplicito e condiviso, che per noi è una bussola: saremo intransigenti, anzitutto con noi stessi, perché venga attuato subito”.

Se il candidato fosse stato lei, avreste vinto lo stesso?
“Non si fa la storia coi se. Io avevo accettato di verificare l’unità del centrosinistra, ma quando ho visto che la mia disponibilità rischiava anzi di vanificarla, ho fatto con piacere un passo indietro. Certo, è evidente che Soru è stato un valore aggiunto”.

Secondo Pietro Soddu il governatore dovrebbe diventare più democratico e più umano. Condivide?
“L’attitudine democratica, al di là degli impegni, si vedrà nei fatti. Sull’altro aspetto posso dire di avere un eccellente rapporto col presidente, persona di umanità ricchissima. Ha uno stile fuori dal comune, ma a volte nell’azione di governo occorrono certi strappi. Per esempio in materia di ambiente”.

Approva l’estensione dei vincoli sulle coste?
“L’assalto alle coste è la grande emergenza dell’Isola, dopo la bocciatura dei piani paesistici. La riflessione sui vincoli è nel programma di governo: la difesa dell’ambiente è alla base dell’accordo di coalizione. Una scelta di campo, che trova in Soru un interprete magistrale”.

Altre emergenze?
“Il bilancio, vicino al dissesto. E poi bisogna adeguare le leggi di sistema, Statuto e regolamenti interni, al bipolarismo. Con le garanzie per le opposizioni.

Di Soru le piacciono i blitz all’alba in ospedale?
“È stata data molta enfasi a un episodio, che mi sembra esprima la profonda curiosità di un uomo che non è mai stato dentro le istituzioni. La scelta fondamentale è il programma. Ma se sono utili queste sortite, valuterà Soru”.

E sull’e-government?
“Il conflitto di interessi va regolato con leggi buone, diverse da quella approvata in Parlamento. Soru ha lasciato la gestione di Tiscali, e comunque l’azienda non è una clinica privata che dipende dalla Regione. Tra l’altro non parteciperà agli appalti per l’informatizzazione. Invece mi chiedo: se il Presidente nutre dubbi su affari da 50 milioni di euro, è giusto che voglia vederci chiaro?”.

Risposta prevedibile.
“Invece ho trovato singolari le reazioni di tanta parte della società sarda, come se Soru avesse toccato aspetti molto delicati. La trasparenza è comunque la via maestra”.

Sul fronte interno, c’è da consolidare la Margherita.
“I nostri primi mesi di vita hanno coinciso, in Sardegna, con una fase delicata ma affascinante, in cui i cittadini chiedono di partecipare di più. La Margherita nasce per questo: vogliamo dispiegare tutto il nostro potenziale, e creare la struttura dei circoli”

Nessuno strascico coi DS dopo lo scontro sulla presidenza del Consiglio?
“Qualche discussione fisiologica su nomi e incarichi non fa testo. Anzi, vogliamo essere il collante della coalizione, i più ulivisti di tutti”.

E le sirene centriste?
“Il bipolarismo e l’appartenenza al centrosinistra sono nel nostro codice fondativo. Le sirene centriste le abbiamo rifiutate, anche con qualche sacrificio, e non c’è possibilità di ritornare indietro”.

Al congresso lei ha teso una mano a Progetto Sardegna. Per quali scenari?
“Per certi versi Progetto Sardegna ha offerto agli elettori il profilo innovativo che era la nostra ambizione e non abbiamo saputo comunicare. Logico creare un rapporto con dirigenti dalla formazione simile alla nostra, per creare la base del futuro Ulivo”.

E il partito unico del centrosinistra?
“Non è all’ordine del giorno. Né a livello nazionale né in Sardegna”.

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