Fiducia

DC Sardegna, dicembre 1990

 

Considerevoli novità hanno caratterizzato il confronto politico in Sardegna nei mesi scorsi.

Il dibattito svoltosi nella recente sessione di Consiglio regionale ha riproposto la necessità di procedere risolutamente nella direzione di alcuni obiettivi:
– la riforma della Regione che dovrebbe consentire il recupero e la valorizzazione della funzione di indirizzo delle nostre istituzioni e il ridimensionamento dell’ipertrofia gestionale che oggi rappresenta insieme la principale causa dei ritardi e delle insufficienze ma anche l’autentico tarlo della politica;
– l’attività di una politica di programmazione articolata in un arco temporale pluriennale e intenmente coordinata con la manovra pluriennale di bilancio;
– la revisione del regolamento interno del Consiglio il quale, sebbene vigente da solo un anno, già mostra, soprattutto rispetto ai lavori delle commissioni, chiari segni di inadeguatezza rispetto ad esigenze minime di funzionalità, rendendo spesso ineluttabili pratiche consociative tra maggioranza e opposizione ormai intollerabili e desuete.
Non a caso, al termine del dibattito, la Giunta ha proposto ed il Consiglio ha approvato una procedura per rendere più rapido l’esame del piano generale di sviluppo e della legge di bilancio che lo accompagna. E’ una scelta politica rilevante che potrebbe consentire di attivare questo importante strumento di programmazione e di intervento nell’economia della Sardegna nei tempi che la consistenza dei problemi impone.
Il Partito Socialista sembra aver ritrovato uno stabile assetto interno, articolato in un progetto politico che gode del consenso di tutte le componenti, e che individua nel sostegno alla maggioranza ed ai suoi programmi un contenuto significativo e strategico per i prossimi anni.
E’ un evento che assicura all’attività del Consiglio e della Giunta condizioni di più fertile progettualità.
Le opposizioni sembrano aver divaricato le loro posizioni. Da una parte il PCI ha indossato i panni del pregiudizio ohranzista che si pensava avesse ormai abbandonato. E’ stata così riesumata la congettura secondo cui in una situazione di crisi generale tutto andrebbe a posto se la Democrazia Cristiana fosse posta in minoranza. L’esperienza sembra non aver insegnato niente. Per l’ennesima volta i comunisti di fronte alla complessità della politica hanno rispolverato e riproposto l’abitudine allo schematismo, al luogo comune, alla reiterazione dello stesso giudizio che di solito non aiutano a capire lo spessore e la qualità della crisi che le trasformazioni politiche hanno acuito.
Dall’altra il Psd’Az sembra essersi allontanato dal ruolo subalterno di sostegno all’azione del PCI, per recuperare una sua capacità propositiva: e in particolare rilanciando il dibattito relativo alla Riforma dello Statuto. E’ un segnale interessante perché ricolloca la politica nell’alveo che gli è proprio, cioè quello di alto confronto dialettico che, nel rispetto dei ruoli di maggioranza e opposizione, favorisce una progettualità più articolata e rappresentativa dei bisogni della gente.
In questo contesto di positive evoluzioni la Democrazia Cristiana ha confermato alla Giunta regionale, insieme alla fiducia, sostegno e partecipazione, nella prospettiva di una sempre più puntuale risposta alla nuova domanda sociale e politica che nasce in Sardegna.
La Conferenza sui problemi dell’agricoltura e la sessione straordinaria di Comitato regionale hanno fatto maturare, nella pluralità di contributi e di sensibilità, un grande sforzo unitario di elaborazione politica: è la premessa più seria per la stagione dei Congressi che sta per incominciare.

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