Camere, cambiare regole se non ora quando?

L’unità, 09/02/2012

 

Condivido e apprezzo la richiesta, formulata da Dario Franceschini agli altri presidenti di gruppo,per una sessione speciale dedicata alla riforma dei regolamenti parlamentari.
La sua iniziativa attenua il disagio -che in molti abbiamo provato- per l’ennesima questione di fiducia proposta questa mattina dal governo su un decreto legge. Dobbiamo riaffermare che le ragioni da noi opposte in passato al governo Berlusconi, per un evidente abuso di questa procedura,non erano di natura strumentale.
Il combinato decreto legge-voto di fiducia altera in modo strutturale la natura della nostra democrazia.
Vorrei premettere che non è in discussione il merito e neppure l’opportunità di fare ricorso, in questa circostanza (quella del decreto cosiddetto “svuota carceri”), all’istituto-ghigliottina previsto nei nostri regolamenti.
Penso che invece investa la responsabilità di tutti noi -e prima di tutto dei vertici del Parlamento- una riflessione più stringente sulla trasformazione,di fatto e non per esplicita riforma, del processo legislativo.
E’da tempo entrata nella prassi una lettura veloce e sincopata dei testi nella commissione di merito (ordinariamente convocata nei ritagli di tempo lasciati liberi dai lavori d’Aula) cui segue ineluttabilmente il passaggio in Assemblea. L’enorme numero di emendamenti proposti dai deputati induce due esiti alternativi: un voto di fiducia o una maratona di votazioni su testi non valutati e non metabolizzati al di fuori del ristretto ambito del comitato dei nove(di qui il famigerato“votificio”). In entrambi i casi il Parlamento viene privato della sua naturale funzione. I deputati non possono concretamente esercitare l’attività di costruttori delle leggi ma si riducono a soggetti di ratifica delle decisioni del proponente e cioè del governo. Si configura così uno snaturamento grave dell’equilibrio tra i poteri previsto nella nostra Costituzione.
So bene che da anni si denuncia il bisogno di una seria riforma dei regolamenti e della organizzazione dei lavori parlamentari:di solito chi siede nei banchi della maggioranza sollecita una riforma che sappia coniugare efficienza e partecipazione, chi sta all’opposizione, nel nome delle garanzie, contrasta ogni iniziativa.
Nel corso delle ultime legislature il degrado del processo legislativo è avanzato in modo inarrestabile e con esso è cresciuta la disaffezione degli stessi parlamentari (non solo dei cittadini!) per l’esercizio di una funzione che mi ostino a considerare il più alto privilegio cui un cittadino possa ambire nella nostra democrazia repubblicana.
Sono certo che il Presidente della Camera abbia la consapevolezza del problema e so, per diretta esperienza, che la conferenza dei capigruppo ha più volte discusso delle possibili innovazioni sia di ordine regolamentare che organizzativo: a partire da un ricorso ordinario alla funzione redigente della Commissione.
L’attuale straordinario assetto politico che presiede al governo Monti offre un’ imperdibile occasione per uscire dalla condizione richiamata e, concretamente, mettere in campo una riforma del Parlamento. Se non ora, quando?

PRIVACY POLICY