Perché voto Veltroni e Cabras

28 settembre 2007

 

Il 14 ottobre sarà una grande festa della democrazia: dobbiamo evitare che si trasformi in una gigantesca rissa.
Tutti i candidati, tutti i presentatori hanno scelto di partecipare allo straordinario progetto di un partito nuovo, hanno scelto di essere in campo per rinnovare la propria fiducia nella politica, nella possibilità di autoriforma da parte della democrazia italiana.

Dobbiamo pensare al 15 ottobre, al day after, come l’inizio di un comune impegno e di una comune responsabilità verso il paese piuttosto che come una resa dei conti.
In questo spirito e in questa prospettiva trovo insopportabile la rappresentazione di una sfida tra opposti, un duello all’ultimo sangue fra il bene e il male, tra i nuovi e i vecchi, tra apparati e società civile ecc,ecc declinati con i toni acidi e rancorosi di un dualismo ideologico, irriducibile e incompatibile con la futura militanza nello stesso partito.

Ho sostenuto, qualche mese fa, l’opinione che Romano Prodi in quanto leader di un governo di coalizione non dovesse assumere la guida del partito. Ho sostenuto questa tesi davanti al Presidente del Consiglio, con la franchezza e con la lealtà dovute alle persone che stimiamo. Per avere un segretario interamente impegnato nel lavoro di avvio e di strutturazione del nuovo soggetto, con la libertà di avanzare proposte politiche svincolate dall’esercizio di sintesi indispensabile in una coalizione di governo larga e frammentata.
In quella occasione Renato Soru condivise.

Non occorrono molte parole per spiegare le ragioni della mia scelta per la carica di segretario nazionale del partito democratico.
Penso che Veltroni abbia il profilo politico più adatto per guidare la fase nuova che abbiamo davanti. Walter ha maturato esperienze di governo e di partito, locale e nazionale, che hanno attraversato una stagione non breve della democrazia italiana. Non è un uomo nuovo: ma ha saputo cogliere più d’altri i mutamenti sociali e della cultura per mettere in sintonia la sua proposta politica con i sentimenti, le domande, le speranze degli italiani del nostro tempo. Non è un caso che intorno al sindaco di Roma sia cresciuto un consenso molto più largo di quello riassunto nelle leadership dei DS e della Margherita. E al suo fianco ci sarà il mio amico Dario Franceschini.

E’ più complessa la situazione creatasi in Sardegna per la scelta del segretario regionale. Devo fare una premessa.
Ho condiviso, e condivido ancora, senza incertezze il programma politico e di governo proposto da Soru, con Sardegna Insieme, agli elettori nel 2004.
Il disegno di cambiamento della Sardegna nel segno della puntigliosa difesa della qualità ambientale, dello specifico patrimonio di cultura, storia e intelligenza che definiscono l’identità della nostra regione è l’unico progetto di governo per il quale provo motivazioni per il mio impegno politico. Ho sostenuto Renato Soru nei suoi tre anni di governo, anche nelle decisioni più controverse quando ha combattuto le sacche di privilegio, le rendite di posizione, tagliando le aree di spreco e di conservazione cristallizzate nel sistema autonomistico regionale. Obiettivi irrinunciabili e, per la verità,non ancora interamente raggiunti.

Non rinnego quel sostegno e quella fiducia. Vorrei che governasse la Sardegna per l’intero ciclo del suo mandato in questa e nella prossima legislatura. Ma il Presidente della regione deve aiutarci ad aiutarlo.
Il suo temperamento e la sua storia personale d’imprenditore di successo devono convivere con le regole della democrazia partecipata, devono (possono) convivere con il pluralismo delle tante autonomie che fanno la ricchezza del nostro paese. La sua volontà di portare nelle istituzioni un più alto tasso di efficienza e di capacità decidente non devono essere declinate come potere monocratico. E va decisamente abbandonata, se esiste, la suggestione rischiosa e illusoria, di un partito del governatore, silenzioso e ossequioso:il partito democratico nasce per allargare e non per restringere gli spazi della democrazia.

La tentazione del cesarismo rischia di affondare il progetto, di offrire una rappresentazione deformata e quindi meno condivisa del progetto stesso.
Io riconosco a Renato Soru l’onestà delle migliori intenzioni e una dedizione alla missione totale generosa e gratuita.
Per questo trovo imperdonabile l’errore politico di una candidatura alla guida del PD, che non allarga l’area del consenso ma rischia di inquinare gli elementi di giudizio, di trasformare la competizione per la guida del nuovo partito in un referendum sulla giunta regionale.
Lo stesso proposito di rinnovamento della classe politica rischia di uscire sconfitto da questa competizione. In questa gara sono “ricomparsi”, in entrambi gli schieramenti, fedeli cortigiani e tifosi collaudati. Soru ha ingaggiato molti candidati che dentro e fuori il Consiglio regionale per tre anni ne hanno ostacolato in modo plateale il disegno riformatore. Basterà richiamare la rassegna della stampa regionale per averne conferma. E con la sua ostinata decisione ha promosso un cartello di antagonisti in cui prevalgono quanti hanno condiviso la sua politica.

Il 15 ottobre il progetto di governo rischia di essere comunque più debole, qualunque sia l’esito del voto. E sarebbe ancora più grave se intrecciassimo la competizione per la guida del PD con il referendum sulla legge statutaria.

Ho condiviso la decisione del mio partito quando ha approvato la legge statutaria: troverei incomprensibile un cambiamento di posizione in occasione del referendum per una ritorsione viscerale nei confronti del Presidente.
Voterò contro la proposta abrogatoria della legge statutaria con la stessa determinazione con cui sosterrò Antonello Cabras come segretario del nuovo partito.

Dovremmo avvertire tutti il bisogno di una politica fondata sulla ragione, sulle idee piuttosto che sulla paura, la demonizzazione dell’interlocutore.
Sostengo Antonello Cabras perché non è un giovane in carriera ma un politico maturo e competente che mette la sua esperienza e il suo talento al servizio del partito nuovo senza ipotecarne il futuro.
Sostengo Cabras perché condivide con me, con Soru, con tantissimi democratici sardi il progetto di governo votato dai sardi nel 2004.

Sostengo Cabras perché da segretario del partito avrà la possibilità,le qualità e l’autorevolezza per tentare la ricucitura di un tessuto di coesione e compatibilità tra governo,partito e maggioranza in Consiglio Regionale.

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