Leader subito, Prodi pensi al Governo

Il Sole 24 Ore, 16 giugno 2007

 

E’ “urgente” avere già a ottobre un leader del Partito democratico eletto dai cittadini. Un segretario che si dedichi al partito e che abbia “la libertà che Prodi non può avere” di proposte politiche svincolate dall'”esercizio di sintesi necessaria in una coalizione così frammentata”. A spiegarlo è Antonello Soro, coordinatore Dl, uno dei “tre saggi” del Pd.
Insomma, un annuncio di separazione dei destini del Pd da quelli del Governo..
Lunedì, al comitato dei 45 per il Pd, tornerà sul tavolo la questione leadership?.
«Tante volte abbiamo rimesso in discussione le decisioni. Non è lo sconvolgimento di una strategia ma la sua anticipazione in ragione del fatto che siamo su un treno che corre veloce e ha bisogno della flessibilità di chi lo guida. Eravamo arrivati al compromesso di un segretario votato dall’assemblea e non dai cittadini. Ma in questi giorni è maturato un clima diverso. Ho letto che Salvatore Vassallo, vicino alle opinioni di Prodi, rilancia un’elezione diretta subito. E ho sentito dirigenti Ds, come Goffedro Bettini, che hanno sposato questa soluzione. Penso, allora, che lunedì dovremmo riesaminare la questione e trovare una formula per legare più esplicitamente alla scelta del leader l’elezione dell’Assemblea costituente».

E’ l’effetto del calo di voti dell’Ulivo alle elezioni?
«Faremmo male a sottovalutare la delusione di una larga fascia di elettori dovuta all’incertezza e frammentazione della coalizione. Questo spinge Ds e Dl, che hanno sciolto i partiti scommettendo tutto il loro destino politico nel Pd, a ragionare sul fatto che non possiamo far coincidere l’orizzonte del Pd con quello di una coalizione così larga».

Dunque, si eleggerà direttamente il leader a ottobre?
«Ci sono due modi. O votare direttamente il leader oppure votare liste territoriali che si collegano alle candidature. Sono formule equivalenti. L’importante è dire che avvertiamo l’urgenza di un Pd che abbia anche nella leadership il profilo del futuro distinguendo la dimensione del nuovo partito da quella della maggioranza di governo. ».

E Romano Prodi? Lui si è opposto a questa soluzione…
«E’ e rimane il capo del Governo e della coalizione. Ma il Pd deve avere un orizzonte più lungo. E un leader che abbia la libertà di esprimere una prospettiva di riformismo senza il vincolo della sintesi nell’Unione come deve fare Prodi».

Quindi si sdoppiano le cariche di leadership e premiership?
«E privo di alcun fondamento un presunto dualismo tra la figura del leader del Pd e del leader della coalizione di governo. Anzi credo possa crescere la capacità di Prodi di fare sintesi in un momento in cui noi scontiamo anche la difficoltà di una maggioranza che costringe all’esercizio di mediazione continua. Qualche volta vicina allo stallo».

D’accordo, ma lo sdoppiamento varrà anche a regime?
«A regime, possiamo immaginare che il leader del partito più importante si candidi al governo con le primarie. Ma oggi a regime non siamo. Siamo nello stato più complicato che possa capitare a una forza che deve nascere e ha, al tempo stesso, sulle spalle la responsabilità di governo di una coalizione larga e frammentata».

I Ds sono d’accordo nell’elezione a ottobre del segretario?
«Mi pare che le analisi politiche coincidano. ».

Allora assisteremo a una Iotta tra Ds e Dl?
«Ne parleremo. La corsa alla candidatura del segretario, se non è già cominciata, comincerà. Voglio dire che ci sarà in ogni Caso, anche se si voterà il leader indirettamente. E allora, tanto vale affrontare subito il problema. ».

Dario Franceschini è il candidato Dl?
«Ce ne può essere più d’uno di un partito e dell’altro. Franceschini, anche per il suo ruolo, sarebbe un’eccellente candidatura ma la Margherita non ha candidati. E, onestamente, quella di Franceschini non sarebbe l’unica».

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