In Sardegna non è l’ora delle liste unitarie

La federazione dell’Ulivo esiste già, per il resto serve tempo.
Intervista di Sara Panarelli, Il Giornale di Sardegna, 20 febbraio 2005

 

La federazione dell’Ulivo ci crede. Talmente tanto da averla scritta nello statuto del partito approvato dieci giorni fa, unico caso in Italia. Sa, però, che presentarsi alle amministrative con liste unitarie e candidato unico significa “prendere una scorciatoia per la sconfitta, perché in collegi di seimila persone amicizie e parentele giocano un ruolo fondamentale, e, solo chi non ha mai fatto campagna elettorale lo ignora”. E’ soddisfatto Antonello Soro, deputato e coordinatore regionale della Margherita, dell’operato di Renato Soru e del centrosinistra, perché “corrisponde a la programma alla base dell’impegno con gli elettori”. E intende portarlo fino in fondo.

Dicono che sia l’alleato più fedele al governatore Soru?
Sono una persona leale. Fedele solo a mia moglie. Abbiamo investito in un progetto di governo e scommesso il futuro del nostro partito e della Sardegna e ritengo assolutamente incomprensibile la pretesa di chi vorrebbe rimettere in discussione, o che noi rimettessimo in discussione dopo meno di un anno, questo accordo. Il mio partito ha preso sul serio l’impegno con gli elettori, ha investito su questa scelta di governo e lavora perché gli obiettivi vengano centrati. Ma se le decisioni si discostassero da quel programma verrebbe meno il mio sostegno a questa Giunta.

Accusano Soru di avere un brutto carattere.
Anch’io certi giorni non scherzo, ma ho conosciuto molti politici che di buono avevano solo il carattere. Soru ha molti pregi: grande capacità di lavoro, visione generale e strategica del governo, e sta scoprendo senza grandi traumi la complessità della politica.

I partiti sono commissariati?
C’è in Sardegna una nuova forma di governo che affida al presidente e all’esecutivo compiti nuovi, a volte esclusivi. I partiti non devono co-amministrare, ma fornire idee e contributi e raccogliere e canalizzare la domanda dei sardi.

E il conflitto di interessi?
In pochi mesi Soru ha separato totalmente le sue funzioni politiche da quelle di imprenditore. Per quanto riguarda la legge sul conflitto, sono convinto debba avere un rango nazionale.

Torniamo al centrosinistra: Federazione si, liste unitarie no?
La federazione è una cosa importante. Le modalità con cui ci si presenta agli elettori sono un aspetto tecnico-tattico che in alcune situazioni, come appunto le Provinciali, non rendono conveniente fare liste unitarie.

Le primarie?
Sono certamente favorevole, ma di sicuro proporre candidati forti, autorevoli, competenti, riconoscibili come autentici leader del territorio è più importante delle modalità con cui li scegliamo.

Pronti alle amministrative?
Avviamo domani il percorso della coalizione di centrosinistra. Abbiamo il vantaggio di avere un programma dalla Regione fresco e recente, e cercheremo di trasferire nel territorio la spinta innovativa voluta dal governo regionale.

Psd’Az e Uds saranno con voi?
Con i sardisti dobbiamo solo concludere un accordo sia per le Provinciali che per le Politiche, e credo possa essere formalizzato in questi giorni. L’Uds è un movimento che ha governato in alleanza con la destra, ha interrotto questa collaborazione alla fine della legislatura, manifesta in alcune province chiara volontà di alleanza con il centrosinistra ma in alcuni territori è ancora alleato con la destra: credo che dovremo fare una seria valutazione tutti insieme.

Questa finanziaria le piace?
Porta avanti scelte dirompenti di cambiamento della pubblica amministrazione in Sardegna e di risanamento del bilancio, emergenze alle quali il centrosinistra non si può sottrarre. Naturalmente tutte le cose fortemente innovative suscitano reazioni e contrasti ma non potremmo centrare gli obiettivi che ci siamo dati se dovessimo viaggiare tutte le mattine leggendo i sondaggi o gli umori delle persone interessate ai provvedimenti. Dobbiamo avere la capacità di mantenere la barra dritta ed essere molto persuasivi perché anche chi in questo momento è deluso sappia intravedere la prospettiva positiva: tagliare gli sprechi significa liberare risorse per lo sviluppo.

Il ruolo del Consiglio è salvo?
L’assemblea può intervenire e emendare. Però credo che il Consiglio abbia un regolamento interno da riformare, anacronistico e contrario ai criteri di efficienza che qualificano la democrazia.

Soru ha detto molti no: alle coste, all’eolico, alla formazione professionale, ai centri commerciali. Lei quali si direbbe?
Quelli che corrispondono a quei no. Il no alle coste significa sì ai piani paesistici per evitare colate di cemento. Si all’eolico, non indiscriminato, ma nel rispetto dell’impatto ambientale. Si alla buona formazione per mettere in moto un’economia che ha bisogno di ripartire. Sì ai centri commerciali, ma nel rispetto della piccola distribuzione che non può morire per non far morire i piccoli paesi soprattutto dell’interno.

Industria e agro-pastorizia hanno un futuro?
Certo, ma non in due tempi. Bisogna da subito difendere l’apparato industriale esistente introducendo però il massimo dell’innovazione possibile, con lo Stato che si fa carico di investire nella ricerca. Innovare e difendere, dunque, e allo stesso tempo guardare a un sistema che punti su agroalimentare e turismo basandosi su qualità dell’ambiente, tradizioni e cultura.

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