Su dell’Utri una decisione di coscienza

Camera dei Deputati, 13/04/1999

 

Signor Presidente, noi non siamo giudici in un processo e il voto che esprimeremo non sarà quello di un’impropria giuria popolare. Non è questo che la legge chiede ai deputati, in Italia: chiede a noi di valutare se possa essere autorizzato l’arresto di un parlamentare.
Noi sappiamo che l’arresto in assenza di processo è sempre un evento straordinario, per tutti i cittadini, ed ancora di più lo è per un parlamentare, per quel supplemento di tutela che il nostro ordinamento – che nessuno contesta, sulla cui permanenza non sussistono tra di noi discordanze, almeno io non ne ho colte, neppure oggi – conferisce in modo speciale. Per questo credo che abbiamo tutti il dovere, fino all’ultimo minuto – noi lo abbiamo fatto, spero l’abbiano fatto tutti – di svolgere il massimo di riflessione, senza mostrare arroganza e senza gridare.
I colleghi Abbate e Borrometi hanno espresso con competenza e con dovizia di argomentazioni le ragioni che hanno sostenuto la loro decisione di astenersi dal voto nella giunta per le Autorizzazioni a procedere. Hanno fornito all’Assemblea, oltre che alla Giunta ed a noi colleghi del gruppo dei popolari, elementi complessi, spesso contraddittori, dai quali è facile far discendere conseguenze opposte, in una distinzione rappresentata da un filo spesso molto sottile. Ciò che pensiamo sia giusto ribadire, e che abbiamo voluto in questi giorni sostenere, è che la decisione su questo tema va sottratta a qualunque giudizio di natura politica. Per questo abbiamo accolto con sorpresa e con qualche imbarazzo la granitica certezza di giudizio che abbiamo sentito affermare, fin dalle prime ore in cui la Camera è entrata in possesso delle carte – oltre 10 mila pagine – da parte di coloro che ritengono non sussistenti le ragioni per procedere all’arresto e, per converso, soltanto qualche ora dopo, da parte di coloro che hanno sostenuto essere invece fortemente ed unicamente fondate le ragioni dell’arresto.
Quello che noi pensiamo non possa accadere è che si lasci intendere agli italiani che la maggioranza possa decidere di far arrestare un deputato dell’opposizione. Se questo avverrà, se questa sarà la decisione della Camera, dovrà essere l’espressione non del giudizio di una maggioranza politica, ma di un insieme di libere coscienze, che attraverso una valutazione compiuta questo decidono. Non penso che l’assunto da cui partono le valutazioni dei colleghi che ritengono necessario l’arresto dell’onorevole Dell’Utri faccia riferimento a questa pretesa, ma quello che conta è solo ciò che apparirà; e non dovrà mai apparire, ripeto, che la decisione, nell’esercizio di questa delicata funzione, sia ascrivibile ad una logica di schieramento politico.
Si è detto che la nostra valutazione e la decisione di rimettere alla libera coscienza di tutti i parlamentari appartenenti al nostro gruppo l’esercizio di questo voto, espressa anche negli interventi dei colleghi Abbate e Borrometi, sia stata una posizione pilatesca. Voglio ricordare che Pilato consentì la condanna di un imputato, ritenuto innocente, per cedimento al furore di popolo. Noi pensiamo che l’esercizio di questa nostra funzione debba essere sottratto al furore del popolo e riportato, per intero, alla logica della ragione, alla razionalità delle nostre conoscenze ed alla misura con la quale possiamo esercitare tale funzione. Questo è ciò che noi faremo, in piena libertà di coscienza.
Per concludere, signor Presidente, non possiamo non dire che questa vicenda, al di là dell’esito che avrà, ha aperto uno squarcio inquietante su un mondo abitato da personaggi squallidi, da maschere deformate di un’umanità in qualche modo sprecata, protagonisti troppo intrusivi nell’amministrazione della giustizia del nostro Paese.
Noi non disconosciamo il ruolo che in Italia ha avuto il ricorso all’istituto del pentitismo nella lotta alla mafia; pensiamo però che sia matura e ineludibile la necessità di scrivere regole nuove in questa materia. Non pensiamo che il futuro della giustizia in Italia possa essere amministrato dai pentiti. Con questo spirito, noi abbiamo rimesso alla libertà di coscienza dei nostri deputati il giudizio su questa vicenda.

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