Due omosessuali non sono una famiglia

Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino, 05/03/1999

 

“No, non credo proprio che si arriverà alle dimissioni del ministro Balbo per le sue dichiarazioni sulle coppie gay”.

Nessuna censura, dunque?
Io non ho nessun motivo per censurare il ministro. Una persona solo per il fatto di essere ministro non può cessare di avere delle opinioni. Piuttosto, mi sembra che possa esserci un motivo di opportunità politica: ci sono dei momenti nei quali chi ha responsabilità di governo deve cercare di non creare problemi alla squadra.

Non ci sarà richiesta di dimissioni?
Penso proprio che non ci saranno richieste formali.

Qualche disagio per la maggioranza?
Il riconoscimento della possibilità di adozione per le coppie gay è un problema. Per noi, e per l’ordinamento attuale, una coppia di omosessuali non costituisce una famiglia. E non so quanti italiani la pensino come il ministro Balbo. Quindi, la valutazione politica che io faccio è che non è utile per la maggioranza far passare l’idea che alla base della stessa ci sia una cultura minoritaria.

Sarebbe meglio mettere in luce quello che vi unisce?
E già, credo proprio. Nelle ultime settimane c’è stata una corsa a esaltare tutte le cose che ci dividono.

La bioetica in particolare.
Beh, ma quello è un tema sul quale notoriamente esiste una diversa sensibilità e una diversa cultura politica, nella maggioranza ma anche nel Polo. Quello che mi preoccupa è che nelle ultime settimane la prospettiva dell’ultimo voto proporzionale, quello per le elezioni europee, sembra far emergere solo le cose che ci dividono. Insomma, temo che la gente creda che davvero esista questa trasversalità tra i poli e che quindi si convinca che il bipolarismo non sia un obiettivo raggiungibile.

Ma anche sul tema della famiglia e delle diverse forme che può assumere, mi pare che esistano posizioni trasversali ai due poli.
Guardi, io non mi riferisco a un’idea cattolica della famiglia. Penso all’ordinamento giuridico che ci siamo dato. Il problema delle coppie di fatto è una questione importante. Ma credo che si debba anche capire che cosa significa riconoscere la stabile convivenza delle coppie omosessuali. Significa introdurre nell’ordinamento una condizione diversa dal matrimonio? O significa ripensare alla disciplina del matrimonio civile? Insomma, al di là delle ostentazioni ideologiche, esiste un modo più sereno di discutere.

Voi popolari su questi argomenti non vi trovate in minoranza nella vostra coalizione?
Ci sono differenze di cultura e di estrazione. Ma bisogna stare attenti a un altro rischio: la trasversalità di certi argomenti è particolarmente accentuata in campagna elettorale.

Per esempio?
La bioetica è estranea a qualunque accordo politico, perché riguarda la coscienza di ognuno. Ma ci sono problemi che si possono affrontare in modo molto più laico, senza fare crociate. Credo comunque che le coalizioni di governo si tengano assieme su altri temi.

Ma la trasversalità del “partito cattolico” che si trova unito su questi temi non potrebbe creare nuove alleanze politiche?
Credo che in una democrazia come la nostra sia possibile votare, su temi come questi, al di fuori da codici di riferimento senza disperdere i motivi che hanno portato a una scelta politica. La trasversalità del voto cattolico su certi temi non può certo far venire l’idea che oggi possa esistere un partito cattolico che non c’è. E non so neppure se sia un bene proporlo. L’unità dei cattolici si ha nelle scelte di vita, nei comportamenti che si assumono quando sono in gioco certi valori e principi.

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