Ocalan: è il momento della diplomazia

Il Corriere della Sera, 21/11/1998

 

“Mi appello alla cultura di governo di tutti. Già ci troviamo al centro di una questione complicata e ricca di pericoli per un eccesso di iniziative individuali… Le azioni politiche che hanno preceduto l’arrivo di Ocalan in Italia erano legittime, ma ci hanno messo dinanzi a un problema esplosivo. Da un lato c’è un uomo che rappresenta, e non solo simbolicamente, la volontà di un popolo, il desiderio dell’autodeterminazione. Conosciamo il dramma del popolo curdo, e la sua storia non ci lascia indifferenti. Anzi, l’Italia condivide l’aspetto nobile della loro battaglia. Dall’altro lato c’è però la rivendicazione di una paese, la Turchia, che è per noi un alleato prezioso e sul quale abbiamo investito in fiducia politica. E la Turchia considera questo un suo problema interno”.

Un bel rompicapo, aggravato dal fatto che le cancellerie europee hanno lasciato Roma da sola e Washington ha preso le difese della Turchia.

L’interessamento degli Stati Uniti non lo dobbiamo vivere come una interferenza interna.

Si dà il caso che il ministro della Giustizia abbia invece attaccato gli USA, invitandoli a consegnarci la Baraldini piuttosto che interessarsi di Ocalan.
Il ministro Diliberto farebbe bene a frenare gli impulsi: in questo momento i contrasti con gli alleati non servono. Gli Stati Uniti non possono darci disposizioni ma hanno tutto il diritto di interloquire con il governo italiano su una materia, come il terrorismo, che è oggetto di cooperazione internazionale.

Sta parlando dell’attività del Pkk e del suo leader Ocalan?
Il problema terrorismo c’è, e l’Italia non può diventarne una sorta di retrovia. Ma Ocalan è un personaggio che, oltre a dei rischi, può offrire delle opportunità: se lui si impegnasse realmente a portare il Pkk fuori dalla strada del terrorismo, noi saremmo pronti a offrirgli accoglienza. A quel punto gli alleati potrebbero ricredersi.

Veramente a Ocalan addebitano anche reati comuni.
È tutto da verificare. Comunque, questo è il momento della diplomazia, non dei conflitti.

E come giudica allora le esternazioni pubbliche di Manconi, schieratosi senza mezzi termini con Ocalan?
È umano lasciarsi prendere dalle vicende che si seguono passo dopo passo. Ma vorrei ricordare a chi, come Manconi, è responsabile di una forza politica di governo, che bisogna farsi carico anche della sicurezza in un paese e dei rapporti con un altro paese, nostro alleato.

Come Manconi, anche Veltroni si è schierato con nettezza: il leader dei ds chiese l’asilo politico per il capo del Pkk appena questi sbarcò a Roma.
In certe occasioni sarebbe meglio essere cauti e prudenti. Questo appartiene alla cultura di governo.

A proposito di governo: il capogruppo di An alla Camera, Tatarella, chiede la riunione del Comitato parlamentare per i servizi segreti. E Frattini, presidente forzista del Comitato, dice che palazzo Chigi sapeva dell’arrivo di Ocalan in Italia: c’è una dichiarazione di Ocalan sul sito Internet del Pkk a testimoniarlo.
Oggi sarebbe meglio guardare avanti…

Ma il governo sapeva o non sapeva?
Io devo dar credito al discorso pronunciato in Parlamento dal Presidente del Consiglio

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