Così si velocizza il voto alle camere

La proposta di Antonello soro (Dl). “In Commissione l’esame completo delle leggi, all’Assemblea solo il sì finale”
Il Sole 24 Ore, 29 agosto 2007

 

“Affidare alle 14 Commissioni permanenti l’esame completo della legge, lasciando all’Assemblea solo il voto finale”. E’ questa la proposta di modifica dell’articolo 72 della Costituzione che lancia Antonello Soro, coordinatore della Margherita, per porre un argine all’inefficienza del sistema istituzionale italiano.
La crisi della democrazia è ormai davanti agli occhi di tutti…
«La crisi della democrazia è, da tempo, tema centrale nell’agenza politica. Non solo per l’evidente dissociazione tra la società reale e la politica così come si configura nella babele di partiti e partitini, ma anche per l’alto grado di inefficienza del sistema istituzionale, segnato da un insopportabile difetto di capacità decidente. Va ricercata in questa direzione la causa prevalente dell’attuale debolezza della politica, sempre più sotto attacco o peggio subalterna agli altri poteri, da quello dell’economia e della finanza a quello dell’informazione».

Possibili soluzioni?
«Da una parte è in campo un progetto politico, quello del Partito democratico, destinato immancabilmente a stimolarne altri sia dentro il centro-sinistra che nel centro-destra. sul versante del sistema istituzionale, da tempo sono in cantiere molti disegni di riforma, il più coerente dei quali è, a mio parere, riassunto nei dieci punti proposti da Walter Veltroni. Riforma della legge elettorale e della forma di governo secondo un maturo sistema bipolare e maggioritario, fine del bicameralismo perfetto, riduzione del numero dei parlamentari, revisione della legge sul finanziamento dei partiti e dei regolamenti parlamentari nel segno di un fermo contrasto alla frammentazione: sono obiettivi largamente condivisi al di là dell’attuale maggiornanza».

Lei in particolare propone una modifica del procedimento legislativo. Perchè?
«Mi riferisco all’articolo 72 della Costituzione. E’ quasi un tabù, sia perchè evoca la suggestione di un diminutio delel prerogative del parlamentare, sia, con più fondamento, perchè eccita il timore di regalare ai partiti di governo un supplemento di efficienza di modernizzazione e di semplificazione. Penso che sia un tabù da abbattere. Da tempo le leggi hanno, necessariamente, un alto contenuto tecnico e di specializzazione settoriale che si traducono in testi complessi per i quali è impossibile immaginare una specifica competenza dei singoli parlamentari. Nel primo anno di questa legislatura la Camera haregistrato 5 mila votazioni. Per 5 mila volte un’Assemblea di 630 persone ha deciso nel merito di una norma, di un emendamento, di un articolo. Quasi mai i deputati, ma un discorso analogo si può fare per il Senato, possiedono elementi sufficienti per esprimere un giudizio e si regolano sull’orientamento che una minoranza di settoristi dà ai vari gruppi».

In dettaglio, cosa cambierebbe?
«L’articolo 72 della Costituzione affida all’intera Assemblea il compito di decidere, di norma, sull’intera legge, così come matura nella formazione di un testo che le Commissioni hanno solo sommariamente istruito. E’ il prodotto di una stagione in cui il legislatore fissava regole generali, disciplinava la gerarchia di poteri noti e riconducibili a categorie elementari. La mia idea è che si debba ribaltare lo schema: affidando, di norma, alle 14 Commissioni l’esame completo della legge, lasciando all’Assemblea solo il voto finale».

Che miglioramenti ci sarebbero?
«Ci guadagnerebbe la qualità del lavoro parlamentare perchè nelle Commissioni sarebbe possibile impegnare le personalità più competenti in una determinata materia e l’Aula si pronuncerebbe su un testo già definito nella sua coerenza. Sarebbe migliore il prodotto legislativo, sarebbe accresciuta la celerità del percorso e ne guadagnerebbe in efficienza il lavoro dell’Istituzione. Naturalmente si potrebbe sempre, a determinate condizioni e in determinate materie (leggi di modifica Costituzionale, leggi elettorali…), restituire all’Assemblea il compito di esaminare l’intero corpo di articoli ed emendamenti, ma sarebbe un’eccezione. Un tale sistema imporrebbe un vincolo di trasparenza e di obbligatorietà alla partecipazione dei deputati in Commissione così come oggi avviene per l’Aula. Una riforma così semplice potrebbe trovare un favore bipartistan».

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