No alle scorie

 

L’eventualità che il Governo individui in Sardegna il sito unico nazionale per lo stoccaggio delle scorie nucleari scatena una straordinaria opposizione sociale nell’Isola. Il tema approda in parlamento in un clima di grande tensione.
Camera dei Deputati, Question Time  15/06/2003

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, secondo diverse fonti, tutte attendibili, il commissario delegato dal Governo per la messa in sicurezza dei materiali nucleari avrebbe identificato la Sardegna come sito per lo stoccaggio delle scorie. Cinquantamila metri cubi di scorie radioattive verrebbero depositate tra le bellezze naturali dell’isola, aggiungendo una servitù di pattumiera alle esistenti servitù militari di cui la Sardegna è largamente gravata, ignorando le prerogative costituzionali della regione Sardegna e bocciando la prospettiva di sviluppo fondata sulla qualità ambientale proprio nei giorni in cui il Governo assiste, per la verità senza grande affanno, alla crisi dell’industria chimica sarda. Il Governo conosce la reazione che questa eventualità ha suscitato nell’isola; una eccezionale mobilitazione delle istituzioni e dei cittadini, con una coralità straordinaria, è stata messa in atto.
Chiediamo al Governo di escludere in Parlamento, con chiarezza e senza riserve, questa ipotesi, per interrompere una spirale di conflitto fra lo Stato e la Sardegna che non ha precedenti.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo naturalmente non è in grado di assicurare che il sito non verrà trovato sul territorio nazionale, perché evidentemente da qualche parte esso dovrà essere collocato. Il compito affidato al commissario delegato dalla Presidenza del Consiglio consiste proprio nella predisposizione di uno studio per la definizione delle modalità di gestione centralizzata dei materiali radioattivi già esistenti in Italia e di quelli che – bisogna ricordarlo a chi ci ascolta – sono annualmente prodotti dagli ospedali e dalle industrie (si tratta di 500 tonnellate l’anno di residui radioattivi). Questa attività viene svolta di intesa con la Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano. La conferenza dei presidenti è stata informata del programma di lavoro adottato nel corso di una riunione tenutasi il 16 aprile 2003; entro i primi giorni della prossima settimana sarà messa a disposizione della conferenza stessa la documentazione tecnico-scientifica prodotta in questa prima fase di attività in merito al problema della realizzazione di questo deposito.
Lo studio è stato sviluppato da un gruppo di lavoro tecnico-scientifico composto da tecnici di alto livello della Sogin, dell’ENEA e di alcune delle università italiane specializzate in materia. Lo studio sarà, inoltre, sottoposto all’esame della commissione tecnico-scientifica prevista dalla Presidenza del Consiglio. In sostanza, si tratta di un lavoro di carattere tecnico mirante all’individuazione di un numero limitato di aree potenziali tra cui dovrà essere poi esercitata una scelta che tenga in debito conto considerazioni di natura socio-economica e politica con modalità che saranno determinate dal Governo. Nello studio non è stata confermata l’esclusione di una fascia di 50 chilometri dal confine e dalle isole maggiori, perché si è valutato che è irrilevante per l’installazione di un deposito la distanza dai confini. Ad esempio, la Svizzera recentissimamente ha instaurato un deposito nel Canton Ticino a pochissima distanza dal confine italiano. Le grandi isole non sono state escluse a priori perché le difficoltà di trasporto ed eventuali interferenze sul trasporto via mare sono state giudicate fattori da considerarsi solo in una fase successiva del processo di selezione come possibili criteri di preferenza. Come vede, onorevole interrogante, nessuna scelta è stata effettuata. Si sta compiendo un lavoro tecnico-scientifico sulla base del quale verranno, poi, scelti i siti indispensabili sul territorio nazionale per stoccare tale materiale di tipo radioattivo che fa funzionare i nostri ospedali e le nostre imprese e che da qualche parte deve obbligatoriamente essere stoccato.

PRESIDENTE. L’onorevole Soro ha facoltà di replicare.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, mi dichiaro non solo insoddisfatto, ma anche sinceramente deluso per la natura degli argomenti portati dal ministro Giovanardi e, mi consenta, per la superficialità con cui il Governo affronta la crisi di fiducia – di cui, credo, il ministro dovrebbe essere informato – che si va dispiegando tra la Sardegna e lo Stato. La partita è molto più ampia di quanto il ministro Giovanardi abbia voluto far intendere. I sardi sentono – e non lo accettano – di rischiare, mettere in gioco e perdere la risorsa più importante, quella su cui vogliono costruire il loro futuro di sviluppo: la qualità ambientale. Nessuno ha pensato di spiegare per quale ragione le scorie radioattive prodotte nel Lazio, in Piemonte, in Campania, in Basilicata e in Emilia-Romagna debbano essere trasferite nell’isola, destinata a diventare la pattumiera nucleare dell’Italia. Ha idea, il ministro Giovanardi, del carico di suggestioni e di traduzioni simboliche che tale vicenda sta generando in Sardegna? Tutto avviene in assenza di qualunque rapporto, formale o informale, con la regione e nel disprezzo più assoluto delle prerogative che la Costituzione riserva alla regione Sardegna. Il commissario governativo, un generale dell’esercito in pensione al quale avete attribuito pieni poteri, viene opposto all’autonomia regionale. È stato evocato, signor ministro, anche da lei stasera l’interesse nazionale di cui tutti devono farsi carico. Consiglierei di studiare la nostra storia: saprebbe che il popolo sardo ha dato allo Stato unitario più di quanto abbia ricevuto nel nome di un vincolo fiduciario che ha prevalso su delusioni e, talvolta, rapine. Oggi tale vincolo è messo in discussione.
Voglio dire al Governo ed al ministro Giovanardi che il trasferimento di scorie con decisione forzosa, muscolare, militare verrebbe interpretata dai sardi come un’insopportabile prepotenza, un atto di ostilità e di occupazione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l’Ulivo e dei Democratici di sinistra-l’Ulivo).

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