Identikit per il quirinale

Il Mattino, 15/03/1999

 

“Le ipotesi di candidatura per il Quirinale fatte sui giornali, a due mesi dall’appuntamento, mi sembrano nel migliore dei casi un esercizio di politica virtuale. Mi pare un approccio poco ragionevole e direi anche poco rispettoso verso uomini di prestigio”.

Insomma, onorevole Soro, la sortita di Walter Veltroni sul nome di Carlo Azeglio Ciampi non le è piaciuta affatto. Questione di metodo, no?
Certo. Figuriamoci chi ha da ridire sul nome del ministro Ciampi. Anche se, va detto, non necessariamente tutte le grandi personalità possono essere per questa ragione indifferentemente ottimi presidenti del Consiglio o presidenti delle Camere o della Repubblica.
Due mesi però non sono tanti quando le posizioni in campo sono, per usare un eufemismo, parecchio distanti, e non parliamo solo di maggioranza e opposizione.
Beh, non abbiamo dinanzi a noi solo una manciata di giorni. E comunque, anche per il motivo temporale, non mi appassiona tanto l’idea di rincorrere i nomi quanto l’identificazione delle caratteristiche e dei requisiti, sia in termini di politica complessiva che in termini individuali del candidato alla presidenza.

Iniziamo dal capitolo primo.
La vicenda politica italiana è sì ancora in evoluzione, ma alcuni equilibri sono già segnati. Io penso che il primo cittadino d’Italia non può che essere un punto di equilibrio, un garante; anche perché, ed è un’eventualità da non scartare, nel corso del settennato quella che è oggi opposizione può trasformarsi in maggioranza e, a quel punto, si rischierebbe una non sintonia tra vertici dello Stato.

Al Consiglio nazionale del suo partito lei ha affermato che “il punto di equilibrio” è al centro. Significa che il prossimo inquilino del Quirinale deve essere ancora un popolare?
Più precisamente, ho affermato che il punto di equilibrio è l’area del popolarismo che, non lo diciamo solo noi, è il baricentro della situazione politica italiana. No, non c’è rivendicazione di appartenenze. Non ci può né deve essere in questa fase una sorta di arroganza da parte di nessuno”.

Requisiti personali, cioè capitolo secondo.
Grande competenza e conoscenza dei meccanismi istituzionali, grande sensibilità per i processi politici, grande capacità di sintonizzarsi sui sentimenti degli italiani per interpretarli al meglio e di assecondare il processo delle riforme che qualche passo ha già fatto in Italia.

Tempo fa Massimo D’Alema propose una sorta di scelta a tempo per il nuovo presidente, così da giungere entro un paio d’anni all’elezione popolare del capo dello Stato.
Non ero d’accordo. A mio giudizio più che il mandato a tempo è la prospettiva del settennato a garantire la definizione di un cambiamento istituzionale efficace e non effimero perché depurato dal rischio che alcuni protagonisti possano immaginare di arrivare a riforme più o meno a propria misura.

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