Un supplemento d’anima per un nuovo centro sinistra

Il Popolo, 22/12/1998

 

L’attività parlamentare del 1998 si è appena conclusa con l’approvazione della manovra finanziaria. Ponte tra due governi, la manovra, per i caratteri che ne segnano la fisionomia politica e sociale, rappresenta un punto di connessione, la prova di una continuità: un prova più persuasiva di tanti tormentoni giornalistici.
Siamo alla vigilia dell’Euro: il nuovo traguardo è una più intensa crescita della ricchezza nazionale, capace di creare sviluppo e occupazione. La Finanziaria è lo specchio di questa scelta, perseguita nella continuità con lo sforzo “virtuoso” che l’ha resa possibile e nella volontà di cominciare a raccoglierne i frutti.
Si annuncia un inverno non privo di preoccupazioni: per il rallentamento della crescita economica in Europa, per un malcelata timidezza del sistema economico italiano nell’approccio alle sfide della competizione europea e internazionale, per una non completata trasformazione del capitalismo italiano nel segno del pluralismo e della più larga disponibilità alla concorrenza. E infine – causa ed effetto insieme delle cose elencate sopra – resta incompiuta la grande trasformazione dello Stato nel senso della modernizzazione del Paese e della riforma della Pubblica amministrazione. Risiedono in questo scenario complessivo di incompiutezza le ragioni della nostra preoccupazione, ma anche la premessa di un rinnovato impegno riformista per la seconda parte della legislatura.
In questa prospettiva va a collocarsi il Patto sociale: una nuova stagione della concertazione, finalizzata questa volta al sostegno e alla promozione dello sviluppo, dopo lo sforzo comune che ci ha condotti all’appuntamento di Maastricht.
Il giro di boa della legislatura sollecita una ripresa forte e motivata della coalizione di centro sinistra. Occorre riprendere con nuovo slancio il progetto politico dell’Ulivo: che è quello di una grande ambizione riformatrice dell’Italia, di uno sforzo comune delle grandi tradizioni culturali cattolica e socialista per assecondare e guidare una nuova stagione della democrazia italiana, di una rinnovata capacità di comprensione della nuova domanda politica, della nuova geografia dei bisogni.
Dobbiamo dare nuova forza all’obiettivo di riforma dello Stato per garantire a tutti gli italiani uguali chances e uguali diritti, distribuendo equamente poteri e responsabilità.
Questo progetto non deve solo ritrovare motivata condivisione in tutti i soggetti che lo hanno avviato e alimentato, ma in un’area sempre più larga della società italiana e del Parlamento. Rilanciare il progetto riformista, creare intorno ad esso un più largo e non meno convinto consenso è l’obiettivo principale: quello vero, che prevale sulle inutili dispute personali, che pure non sono mancate in questi mesi.
Un’enfasi eccessiva intorno al prossimo turno elettorale europeo, l’ostentazione delle diverse sensibilità in materia di legge elettorale piuttosto che la ricerca di una sintesi soddisfacente, hanno spostato il centro del dibattito dalla vera scadenza alla quale dobbiamo riferirci: le elezioni politiche di fine legislatura. Noi vogliamo vincere nel 2001. Per questo non basterà aver governato bene, sebbene nessuno più sottovaluti la straordinaria difficoltà di coniugare benessere economico, coesione sociale e consenso democratico nel nostro tempo.
Occorrerà rendere più forte il cemento politico e ideale che sostiene l’azione di governo, definire con chiarezza i traguardi di medio termine, restituire al centro sinistra quel supplemento d’anima che sembra essersi appannato nelle vicende che hanno segnato la fine del governo Prodi e la nascita del governo D’Alema.
Vinceremo nel 2001 se sapremo convincere gli italiani che l’orizzonte della proposta politica che avanziamo è più esteso del destino dei singoli protagonisti.

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