Ma l’Ulivo esiste ancora

L’Unità, 9/11/1998

 

Onorevole Soro, anche Cossiga ha lanciato un appello a Prodi perché capeggi una lista unica per le elezioni europee. Voi del Ppi state facendo pressing affinché accetti?
Il discorso per le liste europee non è ancora compiuto, anche se c’è la naturale tendenza a tenere insieme le forze politiche che si riconoscono in un’area di riferimenti comuni. Ciò che appare sbagliato è la pretesa che una nostra alleanza con l’Udr abbia la capacità di condizionare il futuro del Ppi. Poi c’è il problema della chiarezza nei rapporti con Prodi. Noi abbiamo l’orgoglio di aver sostenuto con lealtà il governo Prodi e sarebbe folle appannare il consuntivo positivo di questo governo.
Ma l’Ulivo esiste ancora?
L’Ulivo è stato, ed è, un progetto politico con grandi ambizioni riformatrici del sistema politico italiano, nato grazie alla convergenza di culture e tradizioni diverse. La nascita del Ppi, nella fase drammatica della scissione, si intreccia così fortemente alla storia dell’Ulivo che questo ancora pervade non solo di contenuti politici, ma anche di una personale partecipazione emotiva il nostro presente. E così dissento da coloro che al nostro interno usano con fastidio la parola Ulivo, ma contrasto anche la pretesa di alcuni di farne un uso privato.
C’è chi tra voi teme la tenaglia Cossiga – D’Alema. E’ così?
Non abbiamo paura della tenaglie, ma abbiamo la consapevolezza che ci sono dei problemi: l’obiettivo strategico di Cossiga fino a ieri era quello di dare vita a questa esperienza di governo come momento di transizione verso un orizzonte nel quale il centro è alternativo alla destra. Nello schema di Cossiga e di altri, il sistema bipolare dovrebbe prescindere dalla destra. E questo è un dato di carenza di analisi. I valori e gli interessi della destra sono invece così forti che noi, al contrario, riteniamo necessaria, per contrastare la destra, una solida alleanza delle tradizioni riformatrici che vengono dalle concluse esperienze del socialismo e della Democrazia cristiana.
Tuttavia Cossiga afferma: se i progetti vincenti fossero quelli della destra e della sinistra, il centro si deve schierare con la sinistra. Ha dunque cambiato strategia?
Emerge per prima volta il suo dubbio – che invece per noi è una certezza – che la destra non viene meno e che nel bipolarismo l’Udr vuole essere alleata con la sinistra. Se è così il tratto di strada con Cossiga non sarà breve, ma lungo, e può essere un momento di ricomposizione importante del popolarismo italiano.
Vi fidate che questa posizione non venga modificata in futuro?
Quando si è alleati in un’esperienza di governo un rapporto di fiducia vive di reciprocità. Il giorno in cui questa si spezza viene meno anche l’alleanza. In politica non si può dire, perciò, che le scelte valgono in eterno. Cossiga ha un forte radicamento nella cultura democratica italiana, e lo considero così sinceramente legato alla tradizione popolare italiana che una sua alleanza con la destra la troverei innaturale.
Potreste fare le liste per le europee con i sindaci e con Di Pietro oppure no?
Nessuno tra i popolari italiani immagina che si possa trasformare l’esperienza dei sindaci in un nuovo movimento politico con cui fare alleanze. Se i sindaci, come persone, vorranno partecipare a liste comuni, lo valuteremo. Temo che possa introdursi un elemento tradizionalmente di destra, il fattore plebiscitario. Anche se non credo che l’associazione dei sindaci vada in questa direzione.
Si farà la lista comune con Prodi?
Dobbiamo ritrovare il bandolo dell’esperienza dell’Ulivo, a cui Prodi ha dato moltissimo e che dovrebbe durare al di là del suo governo. Nessuno più di lui può concorrere a rendere vitale l’esperienza dell’Ulivo, senza lasciarsi andare a semplificazioni nella lettura di ciò che è avvenuto in queste settimane, né a fughe in avanti come mettere insieme l’Ulivo e Di Pietro, che sono due cose molto diverse.

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