La legge Rebuffa vuole intimidire la bicamerale

Liberazione, 6 febbraio 1997

 

“La legge Rebuffa attribuisce, paradossalmente, al Parlamento un potere di ‘indifferenza’ rispetto al possibile voto popolare abrogativo; introduce cioè una tendenza estremamente pericolosa perché interviene sul terreno dell’equilibrio dei poteri”.
Antonello Soro, vicepresidente del gruppo Ppi a Montecitorio, ha votato a favore della pregiudiziale di costituzionalità sulla legge Rebuffa presentata da Rifondazione; e insieme a lui 30 parlamentari del Ppi (15 si sono astenuti e 5 hanno votato contro).

154 voti a favore sulla pregiudiziale di Rifondazione non sono pochi. Segno che il vizio di incostituzionalità di quella legge non è una fissazione dei comunisti ma di molta parte del mondo politico?
È fuor di dubbio che questa legge confligge con la Costituzione. Nel merito della legge noi abbiamo espresso tutte le nostre riserve, che confermeremo al momento del voto. La materia delle leggi elettorali, come oggetto di referendum abrogativo, è probabilmente uno dei temi sui quali la Bicamerale dovrà fare una riflessione.

Il problema posto ieri è squisitamente politico. L’ombra delle maggioranze variabili incombe sulla Commissione per le riforme?
Da un lato la proposta Rebuffa può essere considerata come un elemento di intimidazione, una spada di Damocle, rispetto ai lavori della stessa Bicamerale. Dall’altro però non possiamo non cogliere il rischio che una discussione che andasse sopra le righe potrebbe alterare il clima positivo dell’avvio della Bicamerale stessa. Potrebbe insomma diventare un elemento di turbativa, un’anticipazione dello scontro o confronto che prima o poi si dovrà fare sulla legge elettorale.

Il senso della Rebuffa è evidente: un attacco senza quartiere al sistema proporzionale…
Si tratterà di vedere il percorso di questa legge. Noi non diamo per scontato l’esito dell’iter parlamentare; dobbiamo sforzarci cioè di sottrarre i lavori della Bicamerale agli elementi esterni di intimidazione. Un’anticipazione del dibattito sulla legge elettorale mi sembrerebbe non utile, finirebbe, anzi, solo per sommare le tensioni, rendendo ingovernabile sia la Bicamerale sia il Parlamento.

Il no del Pds sulla pregiudiziale del Prc ha rinverdito il mai sopito feeling tra D’Alema e Berlusconi?
Non credo che D’Alema voglia avere un rapporto privilegiato con Berlusconi. Il leader del maggiore partito di governo, nonché neo presidente della Bicamerale, ha il dovere di cercare i punti di massimo equilibrio dentro al Parlamento e quindi intorno al tema delle regole può e deve fare tutti gli sforzi, anche di tipo diplomatico se così si può dire, nei confronti dei partiti di opposizione. Il segretario del Pds parla con Berlusconi, tutti cerchiamo di parlare con tutti.

La disponibilità del leader di Forza Italia all’ipotesi di anticipare la finanziaria ’98, il voto favorevole su D’Alema: anche questi sono modi di parlare. Di che se non di maggioranze variabili?
Dobbiamo tenere nettamente separata la discussione intorno alle riforme dalle politiche di governo del paese, in particolare dal contenuto della manovra economica e ancora di più dal quadro politico. Per essere molto chiari, tutti quelli che volessero utilizzare la Bicamerale per alterare il quadro politico non farebbero un buon servizio non solo ai lavori della Bicamerale, ma neanche al paese.

Berlusconi subordina la sua disponibilità ad una convergenza sul contenuto della manovra: che, dice, dovrebbe contemplare pensioni e sanità.
Ed è qui che commette l’errore, perché il contenuto della manovra è una delle prerogative principali di un governo. Che poi, ovviamente, ci si confronti con l’opposizione è pacifico, ma non può avvenire che prima ci si confronta sul merito e poi si decide sulla regola che disciplina la sessione di bilancio.
Il Ppi sulla pregiudiziale alla Rebuffa si è diviso? Come mai tanti astenuti?
Abbiamo voluto ridurre la portata politica di questo contrasto lasciando il gruppo libero di votare come ha voluto. Questo non vuol dire, ovviamente, indifferenza…

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