Soro: la mozione di Di Pietro fa solo il gioco del cavaliere

 

Dietro lo strapotere imperiale del Pdl cominciano a emergere le prime falle
di Roberta Giani
Il Piccolo, 26/05/2009

 

Trieste. La mozione di sfiducia di Antonio Di Pietro? «Sai che paura si prende il premier». Le baruffe siciliane del centrodestra? «Iniziano a emergere delle falle dietro lo strapotere imperiale». L’appello sulle riforme condivise di Gianfranco Fini? «Il clima negativo non l’abbiamo creato noi. Ma confidiamo che, nel prosieguo della legislatura, si possano trovare le disponibilità necessarie». Antonello Soro, presidente dei deputati del Pd, affronta le questioni aperte. E non sono poche. Ma la prima, quella che gli preme maggiormente, è contrastare la «prepotenza» e l’«arroganza» di un premier «bugiardo»: «Oggi riuniamo il gruppo dei deputati per decidere il da farsi. Restiamo convinti che serva il massimo dell’unità delle opposizioni».

Insisterete con Di Pietro?
Gli abbiamo chiesto un incontro per concordare le forme più efficaci con cui contrastare la deriva antidemocratica in atto. Di Pietro ha deciso tutto da solo, mettendo in campo una proposta che ha bisogno dei nostri voti, il che è singolare. Ma confidiamo che riesca a trovare un punto d’equilibrio tra il bisogno legittimo di guadagnare voti e quello di fare un’opposizione efficace.

Di Pietro, in verità, adesso dice sì a un coordinamento delle opposizioni. Che significa?
Vedremo nelle prossime ore. Mi auguro condivida il nostro obiettivo prioritario: battere Berlusconi.

Oggi l’ex pm presenta una mozione di sfiducia e chiede il vostro appoggio. Che farete?
Sai che paura si prende Berlusconi. Il voto di fiducia è quello con cui governa da un anno, nascondendo i problemi della maggioranza, e Di Pietro che fa? Propone all’avversario in difficoltà una via d’uscita sul terreno che gli è più congeniale. C’è qualcosa di strano.

Come valuta l’appello di Fini alle riforme condivise? Ci sono ancora spazi?
Non abbiamo creato noi l’attuale clima negativo. Anzi, all’avvio della legislatura abbiamo offerto una disponibilità senza precedenti, così come siamo stati i primi a presentare un disegno di legge sulla riduzione dei parlamentari.

Berlusconi, però, vuole raccogliere le firme dei cittadini.
Singolare, visto che la riforma dev’essere fatta in parlamento e il parlamento la può fare anche domani, se la maggioranza è d’accordo. Noi continueremo a sollecitare un rapido esame dei disegni di legge già presentati.

Dal caso Mills al caso Noemi, Berlusconi torna ad attaccare la sinistra.
Berlusconi deve molte spiegazioni non a noi, ma agli italiani. Al di là dei giudizi offensivi sul parlamento, segnale di una pulsione autoritaria ormai incontenibile, il premier deve chiarire il suo rapporto con il senso comune della giustizia: c’è una sentenza che indica Berlusconi come corruttore. E il premier, per fugare dubbi e sospetti, ha una sola strada: rinunciare al suo personale salvacondotto e presentarsi davanti a un tribunale.

Poi c’è il caso Noemi.
La questione non è quella di Noemi Letizia. Ma è l’ormai acclarata consuetudine del premier alla menzogna sia nelle cose pubbliche che in quelle private, anche perché il confine non è molto chiaro. Non lo è più, a causa sua.

Un gruppo di deputati del Pd prepara un’interpellanza sul caso Noemi.
Al di là dell’iniziativa di un gruppo di parlamentari, il problema di fondo che noi poniamo è la trasparenza negli atti del presidente del consiglio e la sua affidabilità.

La giunta siciliana è stata azzerata per i contrasti nel centrodestra. Beghe locali o sintomo di un malessere più ampio?
Questo malessere l’abbiamo avvertito più volte in parlamento: il governo, quando c’è il voto segreto, va sotto. Adesso, la Sicilia: chissà, dietro lo strapotere imperiale, forse emergono delle falle a cui guardiamo con grande attenzione.

Per il premier, però, è il Pd a essere in liquidazione. Che succederà dopo il 7 giugno? Ci sarà la diaspora dei moderati?
Registro le risposte molto dure di Enrico Letta e Francesco Rutelli che hanno invitato Berlusconi a rispondere alle domande degli italiani anziché inventarsi bugie in casa d’altri.

Dario Franceschini ha ribadito che rimarrà sino ad ottobre. E dopo?
Una cosa alla volta. Adesso siamo tutti impegnati nella campagna elettorale: la posta in gioco, alle europee, è altissima. Molto più alta di quello che è sinora apparso.

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