Decreto “salva rete 4” – Soro: da Governo passo indietro insufficiente ma PD non rinuncia al dialogo

Camera dei Deputati, 29/05/2008

Signor Presidente, i deputati del Partito Democratico voteranno contro questo disegno di legge, poiché esso contiene norme in palese contrasto con i principi della buona amministrazione dello Stato, in quanto sono state introdotte modificazioni inaccettabili al testo del decreto-legge che era stato approvato dal precedente Governo.
Registriamo che i primi giorni di questa legislatura e di battesimo del Governo sono stati spesi per tentare un’inutile forzatura – come i miei colleghi hanno spiegato in questi giorni – finalizzata ad introdurre in modo artificioso e approssimativo questioni estranee al provvedimento in discussione, legate a interessi diversi da quelli della generalità degli italiani. Vi è stata una dissociazione pericolosa fra l’agenda del Paese e delle famiglie italiane e la priorità scelta dal Governo Berlusconi, così da non corrispondere alle straordinarie aspettative suscitate dal recente risultato elettorale.
Abbiamo dunque contrastato, con tono e in modo civili e con argomenti seri, il proposito di sottrarre il nostro Paese al rispetto di una sentenza della Corte di giustizia europea e, prima ancora, della Corte costituzionale, aggirando una procedura di infrazione e tenendo chiuso, ancora per quattro anni, il mercato delle frequenze televisive, così da ostacolare ogni tentativo di introdurre in questo settore un minimo di concorrenza.
È su questo punto che abbiamo espresso il nostro dissenso e la nostra opposizione, che vanno al di là del non rituale richiamo alla questione del conflitto di interessi. Quella del conflitto di interessi non è per noi una ossessione anacronistica: è un idea dello Stato democratico. Vorrei dire ai colleghi della maggioranza che vi torneremo con rigore e serietà, poiché non intendiamo rinunciare alle nostre ragioni, alla nostra idea della democrazia e alla nostra idea della legalità repubblicana. Non abbiamo rimosso questo problema, né ci rassegniamo a quell’idea un po’ rozza della democrazia – ne abbiamo avuto un eco anche recentemente – secondo la quale chi vince le elezioni può sottrarsi all’osservanza del diritto e dei suoi principi fondamentali.
Ma – come dicevo – al centro degli interventi dei tanti deputati del mio partito in questi giorni su questo tema, vi era piuttosto il tema di un mercato televisivo aperto, concorrenziale e contendibile, simile a quello che vi è in tutti i Paesi di consolidata democrazia liberale. Discutendo tali questioni, abbiamo dimostrato che è possibile un confronto non ideologico, non pregiudiziale e non rissoso e la nostra opposizione è servita a modificare in modo importante, ancorché non sufficiente, il profilo di questa norma: il Governo ha fatto un passo indietro e noi ne prendiamo atto con soddisfazione.
Vorrei sommessamente dire all’onorevole Romani che non celebriamo vittorie di Pirro né abbiamo esibito trofei, ma la prova non esaltante della sua maggioranza e del suo Governo dovrebbero suggerirgli un supplemento di umiltà e di riserbo, piuttosto che una ostentazione di discutibile forza.
Forse dovreste chiedere scusa agli italiani per avere ancora una volta ceduto – per un eccesso di furbizia, dice qualcuno – all’incontenibile pulsione di privilegiare, rispetto agli interessi generali, quelli che un giornale a voi molto vicino ieri ha definito «la roba del Capo».
È andata in modo diverso, ma noi non ci sentiamo appagati. Pensiamo che il Parlamento debba ritornare sul tema, perché è ineludibile una riforma seria del sistema radiotelevisivo italiano ed il superamento dell’anacronistico duopolio, perché occorre una decisa svolta che liberi la RAI dal peso opprimente dei partiti, perché occorre una grande iniezione di libertà nel settore della comunicazione in Italia, un settore che non è strategico solo per lo sviluppo economico, ma prima ancora per la crescita della nostra democrazia.
Con lo stesso spirito, i deputati del Partito Democratico hanno segnalato al Parlamento e all’opinione pubblica la brutale intrusione in questo decreto della orribile norma in materia di concessioni autostradali, che prefigura una sanatoria approssimativa, una forma – più che singolare, aberrante – di delega del Parlamento alle società concessionarie perché possano riempire le pagine di un contratto, fissando i contenuti della concessione in evidente contrasto con gli interessi dell’Amministrazione dello Stato. Sono contenuti pesanti che fanno ricchi, ricchissimi, pochi privilegiati e pesano – e peseranno ancora di più in futuro – sulle tasche di tutti gli italiani.
Anche di questo tema, di questa norma orribile si parlerà ancora in quest’Aula e – penso – anche fuori di quest’Aula. Signor Presidente, dobbiamo dire con franchezza che il comportamento del Governo in questa circostanza va in una direzione diversa da quella indicata dal Presidente del Consiglio nel suo discorso programmatico. Sono apparsi evidenti molti segni di un’altra stagione che nessuno di noi pensava dover ritrovare, ed abbiamo visto una maggioranza parlamentare forte nei numeri, meno forte – non dico fragile – sul terreno della tenuta politica. Abbiamo colto in queste giornate più di un indizio di qualche malessere, di effetti non ancora espressi di una composizione frettolosa, e forse approssimativa, delle nuove alleanze di Governo. E questa mattina un’idea dell’Italia e dell’Europa espressa dall’onorevole Dussin ci fa pensare che con quella lettura avrete difficoltà a frequentare le cancellerie europee.
Noi sappiamo quanto è difficile governare l’Italia in questo tempo e sappiamo che è molto più difficile governare che fare una campagna elettorale e vincere le elezioni: incombono sul nostro Paese sfide terribili, dentro uno scenario che nel mondo intero interrogano le classi dirigenti e i Governi, producendo nuove divisioni, nuove conflitti ma anche nuove idee.
Per questa ragione, ci saremmo attesi un esordio di Governo di segno diverso. Non è stato, signor Presidente della Camera, un buon inizio per questa maggioranza, ma la posizione del Partito Democratico non cambia: noi non oscilleremo – come vorrebbero molti censori interessati – tra rissa e pasticci consociativi. Sapremo coniugare opposizione rigorosa sui contenuti dell’azione di governo e ricerca costante del dialogo, perché abbiamo fiducia nel dialogo. Riconfermiamo in questa circostanza il proposito di concorrere ad una nuova stagione della politica italiana per modernizzare la nostra democrazia, per renderla più efficiente, più stabile e più vicina alle grandi democrazie europee. Noi faremo la nostra parte, ma sarà indispensabile che anche la maggioranza faccia la sua.

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