prefazione: lavori in corso

Prefazione di Dario Franceschini

Un uomo passeggia sulla neve, poi rientra in casa e osservando le orme ricostruisce il suo percorso. È un’immagine che prendo in prestito da Antonio Tabucchi: può servire, a rendere l’idea di questa raccolta di interventi, articoli, interviste che Antonello Soro ha messo insieme nel finale di questa XIV legislatura.

Le cose scritte restano come tracce. Come impronte di un cammino che acquista significato man mano che si procede, passo dopo passo. Mettere insieme questa memoria politica non è un esercizio “autobiografico”, ma un’esigenza che nasce dalla necessità di condividere un impegno.
Di rendere conto di una responsabilità esercitata non a titolo personale. È il rapporto stesso che c’è tra eletto ed elettori a motivare il significato di una simile opera. E del resto per Antonello questa scelta non rappresenta una novità, avendo già pubblicato, in passato, raccolte simili.

L’itinerario proposto copre diversi livelli dell’impegno politico di Soro: le analisi legate al quadro politico nazionale; quelle relative alla vicenda regionale e alla responsabilità legata alla guida della Margherita in Sardegna; e le questioni inerenti alla presidenza della Giunta delle elezioni. Si tratta di dimensioni che per molti aspetti si intrecciano, soprattutto laddove emergono i contenuti di una politica che si definisce riformista.
Ed è proprio il riformismo il filo conduttore di questa raccolta di scritti e interventi. Basta scorrere l’indice per accorgersi dell’insistenza con cui Antonello Soro parla di programmi, di obiettivi, di riforme da mettere in cantiere. Di cose da fare e pagine da voltare.

Non si tratta di semplice pragmatismo: c’è la profonda convinzione, che emerge spesso da queste pagine, che la vera moralità della politica sta nelle risposte che si danno alle attese delle persone. Ed è su questa capacità che si misura la vitalità e l’attualità delle culture politiche sfidate dalla modernità.

Questa consapevolezza sorregge anche la riflessione sul ruolo dei partiti. “I partiti – come dice Soro intervistato da La Nuova Sardegna – che dovrebbero diventare accoglienti”. I partiti che restano i pilastri fondamentali della democrazia, ma che trovano la loro piena legittimazione non nei meriti di un passato più o meno lontano ma, come scrive ancora Antonello, nell'”articolare una proposta che abbia il profilo delle nuove sfide, che indichi risposte, che susciti speranze in quanti sono delusi e disorientati da una lunga storia di divisioni nel nome del passato”.

Sono parole che aprono la raccolta e che risalgono al luglio del 2001. Scritte per il “battesimo” della Margherita, mantengono intatto il loro significato e la loro efficacia anche se usate per descrivere l’ulteriore fase politica che si apre ora di fronte a noi: quella verso il partito democratico.

Non è un caso che l’arco temporale del libro corra tra questi due eventi: la nascita della Margherita e poi l’idea del partito democratico. Sono due tappe dello stesso percorso, che comincia lasciandosi alle spalle pigrizie e rendite di posizioni per affrontare il cambiamento, aprendosi con coraggio a scenari inediti. È lo stato d’animo che segna questi cinque anni di transizione e che in qualche modo rappresenta la cifra politica dell’impegno politico di Antonello Soro: rispettare le proprie radici culturali, la propria identità, la propria storia sapendo che l’unico modo per farlo davvero è proiettare questo patrimonio nel futuro. Far fruttare i talenti non sotterrandoli ma investendoli.

E dato che per Soro, come abbiamo detto, la politica non è arte astratta riservata alle elucubrazioni di annoiate elites, ecco che questa attitudine a coniugare al futuro le tradizioni acquista significato sul terreno concreto del governo possibile.

Emergono, in questo senso, alcuni contributi molto interessanti, relativi alla realtà economica e culturale della Sardegna. Mi riferisco alla riflessione dedicata ai piccoli comuni e a quella, per molti aspetti connessa, sul turismo. Anche qui la concretezza è elemento dominante: per non lasciare altro spazio, scrive Soro “alle stanche geremiadi della società del malessere”.

E allora ecco che la legge sui piccoli comuni può diventare lo strumento che offre all’autonomia regionale una nuova strategia di sviluppo, dove il volano è rappresentato dalle piccole comunità della Sardegna. A cominciare dal turismo, per “incontrare la domanda dei nuovi consumi di una società europea colta, ricca ed esigente”.
A questo tema, giustamente considerato strategico per il futuro della regione, è dedicato uno degli interventi tra i più interessanti e argomentati tra quelli presentati nel volume. Si tratta dell’introduzione alla pubblicazione di una ricerca sul turismo presentata in occasione di un convegno dell’associazione Aspes nel settembre del 2003.

Si potrebbero – o dovrebbero – prendere quelle pagine ed allegarle così come sono al programma dell’Unione sul turismo, perché, ancora una volta, non ci si perde in inutili chiacchiere, ma si va al sodo, con proposte mirate e fattibili. In quegli “appunti per un progetto” c’è la passione per la politica delle cose da fare, per le risposte da dare, per il riformismo di cui abbiamo detto.

E c’è soprattutto l’amore per la Sardegna, l’impossibilità di accettare l’idea di un declino che una regione ricca di tante potenzialità non può meritare.
Sono quella passione e quell’amore alla base di tante battaglie politiche fatte prima di tanti altri, per la difesa della propria terra. Come quelle contro lo stoccaggio delle scorie nucleari e per la chiusura della base americana a La Maddalena.

Per molti, anche tra i nostri elettori, questa legislatura d’opposizione si presentava soltanto come un lungo inverno da attraversare, sperando che il tempo trascorresse più in fretta possibile.
Cinque anni da vivere con la frustrazione dell’essere minoranza esposta all’arroganza prepotente di chi aveva dalla sua la forza dei numeri.

Cinque anni – pensava più d’uno – passati a dire dei no, in quella fabbrica di leggi e leggine che è il parlamento.

A schiacciare il tasto delle votazioni senza troppe illusioni, a ripetizione, mentre una voce ripeteva ossessivamente articoli e commi con la stessa intonazione dei quelle postille pubblicitarie che invitano, a tutta velocità, a leggere le istruzioni prima dell’uso.

Invece questo lungo inverno non è passato inutilmente. Nella neve sono rimaste tracce che indicano la direzione del futuro.

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