Appare Renato Soru

 

Antonello Soro, da molti indicato come il possibile candidato “politico” del Centrosinistra alla presidenza della Regione, si dice favorevole all’indicazione di Renato Soru. Ma il deputato della Margherita, alla vigilia del vertice delle forze di opposizione in vista dell’incontro coni il patron di Tiscali, pone una serie di condizioni: no alle tentazioni plebiscitarie, intesa con i partiti e soluzione del problema del conflitto di interessi, legato soprattutto al sistema dell’informazione via internet.
La Nuova Sardegna, 7/10/2003

 

Onorevole Soro, è vero che gli era stata proposta la candidatura a presidente della Regione?
“Da circa un anno la dirigenza nazionale dell’Ulivo mi ha chiesto la disponibilità. La cosa naturalmente mi ha lusingato perché considero la guida della Regione la più alta delle responsabilità cui un sardo possa ambire. Tuttavia ho sempre opposto un esplicito rifiuto per due ragioni”.

Quali?
“Una personale e una più propriamente politica”

Iniziamo dalla ragione personale.
“Non è importante parlarne pubblicamente”

E quella politica?
“Non può essere sottratto alla dirigenza sarda del centro sinistra il compito di indicare il candidato alla presidenza della Regione”.

Ma perché la dirigenza sarda non si è mossa?
Per eccesso di tatticismi si è attardata oltre il necessario, eludendo e rinviando le scelte che le competono. Anche quando pareva imminente lo scioglimento traumatico del consiglio regionale, i partiti da una parte e i movimenti dall’altra discutevano delle primarie come dell’araba fenice”.

Come lo spiega?
“Non so cosa sia accaduto, ma esiste uno strano clima tra i nostri consiglieri regionali, come se si sentissero sotto assedio. Il fallimento del governo della destra è stato così clamoroso da aver diffuso un’ombra di delegittimazione, un sentimento di generale sfida, anche nei banchi dell’opposizione”.

Lo trova giusto?
“No, anzi credo che sia certamente ingiusto ”

È contrario alle primarie?
“Non sono contrario alle forme di consultazione diretta, primarie, sondaggi e altre, ma penso che i gruppi dirigenti dei partiti, dei movimenti, di tutte le forme di politica organizzata abbiano non solo il diritto ma il dovere di esprimere le proprie indicazioni, di fare proposte sulle quali verificare il consenso degli elettori. Diversamente si apre un enorme vuoto politico. E Renato Soru ha occupato questo vuoto”.

Lei è favorevole o contrario al patron di Tiscali?
“È una fortuna che abbia scelto il centro sinistra”.

Perché?
È un “mito” per i sardi: il suo successo imprenditoriale e la stessa Tiscali sono avvertiti come un patrimonio comune di cui essere orgogliosi”.

Quindi lei propone Soru come candidato?
“Credo che nelle condizioni attuali il centro sinistra debba candidare Soru alla presidenza della Regione. Ma non subendo passivamente una iniziativa personale, bensì assumendo con decisione la responsabilità di un confronto sulle principali questioni politiche “.

Come fare?
“Occorre mettere in campo un progetto di governo in cui il candidato presidente diventi sintesi riconoscibile dello schieramento che lo sostiene. È evidente che un progetto ambizioso va oltre il tempo di una leadership e chiama la responsabilità di un’intera coalizione”.

Come giudica le prime dichiarazioni politiche di Soru?
“Anche se necessariamente parziali, sono condivisibili per gli obiettivi enunciati. Non dubito che saprà dare risposte persuasive agli interrogativi che riguardano il profilo della sua personale cultura democratica”.

Quali sono i punti principali da chiarire?
“Che sappia sfuggire le tentazioni della democrazia plebiscitaria, l’idea che la politica si possa esaurire nel rapporto diretto tra l’eletto e la piazza, attraverso il megafono dei media. Perché il governo della cosa pubblica ha necessità di concentrazione, di mediazione sociale con tutti i corpi intermedi, le forze sociali, le mille autonomie che disegnano la nostra società complessa. Insomma, Soru deve candidarsi a fare il presidente e non il direttore della Sardegna”.

Ci sono forti incertezze sul rapporto coi partiti.
“Il candidato deve riconoscersi nella regola democratica della collegialità tanto per le scelte che precedono quanto per quelle che seguono il momento elettorale”.

E il conflitto di interessi?
“È una questione molto delicata. È sembrato che il problema riguardasse i rapporti di impresa (appalti o simili) che Tiscali ha con la Regione: questo mi sembra davvero irriguardoso nei confronti di Soru. È evidente che questi aspetti possono essere chiariti e risolti senza difficoltà”.

E allora qual è il problema vero?
“È più complesso quello connesso alla natura dell’attività. È un’impresa che opera nel settore della comunicazione, e proprio nel segmento più moderno, destinato a pesare sempre di più nella formazione degli orientamenti politici”.

Un problema proprio nel campo dell’informazione?
“L’informazione attraverso internet tra qualche tempo condizionerà l’opinione pubblica quanto oggi fa la televisione. Sono sicuro che Soru comprenderà il senso di questo giudizio e troverà il modo di separare il suo ruolo di uomo politico da quello di titolare del potere informativo”.

 

 

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