Dibattito sull’illegittima promulgazione della legge Finanziaria rinviata dal Governo

Dibattito sull’illegittima promulgazione della legge Finanziaria rinviata dal Governo
23/04/1985

Legge Finanziaria 1985 rinviata dal Governo.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare l’onorevole Soro. Ne ha facoltà.
SORO (D.C.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo le brevi considerazioni del collega Murru, credo che sarebbe stato opportuno sentire anche le opinioni della maggioranza che sembra un po’ silenziosa su questo argomento. Silenziosa e anche leggermente assente; infatti non abbiamo ancora avuto il piacere di vedere il Presidente della Giunta regionale che in quest’ordine del giorno è parte in causa, non solo in quanto capo dell’Esecutivo ma anche perché protagonista di iniziative che, in qualche modo, sono oggetto della nostra discussione.
Diciamo subito, entrando nel merito del- argomento, che oggi è il 23 di aprile e ancora parliamo di legge finanziaria. I tempi quindi sono sufficientemente sfasati rispetto alle propagandate prospettive di un intervento energico, dell’esecutivo e della maggioranza teso ad attivare tutti i meccanismi di spesa nei tempi ordinari. Questo ritardo, che non dipende dal Consiglio regionale né evidentemente dall’opposizione, non può però giustificare comportamenti evo- canti gli argomenti dell’urgenza e della fretta.

Abbiamo colto sulla stampa (non in questa sede, perché non abbiamo avuto ancora l’opportunità di sentire gli argomenti a supporto dei comportamenti della maggioranza) il richiamo all’argomento del “fare presto”, dell’anteporre a tutto anche allo Statuto – l’interesse dei sardi: primum est promulgare. Noi diciamo subito, nel merito, che se la maggioranza non avesse emendato, con la sola forza dei numeri e non del ragionamento, il testo della legge finanziaria così come esitato dalla Commissione bilancio, ad esempio reintroducendo (in seduta notturna e senza argomenti a favore) le norme a favore della ricerca scientifica (a suo tempo cassa te opportuna mente dalla Commissione) probabilmente oggi non ci troveremmo a discutere su questo argomento.

COGODI (PC.l.), Assessore degli enti locali. finanze e urbanistica. Sono otto le norme rinviate.

SORO (D.C.). Ma quello che conta, dal punto di vista dell’entità del rilievo, sono sicuramente quegli interventi frutto di emendamenti introdotti in Aula. E’ stata una scelta della maggioranza, pertanto la responsabilità di questa scelta, e degli effetti conseguenti, non può essere condivisa. Noi crediamo che il dibattito odierno debba essere improntato al massimo rigore, mantenendo i nostri comportamenti, i nostri atteggiamenti e le nostre scelte all’interno delle strade maestre del diritto e dello Statuto, come ha scritto il presidente della prima commissione, onorevole Pubusa, in un documento che abbiamo apprezzato e che sentiamo di condividere.

Se questo faremo, la riunione odierna potrà avere esito positivo; sono però implicite in questa riunione del Consiglio due potenziali valenze tra loro contrapposte: può essere un momento di esaltazione autentica della nostra autonomia e una riaffermazione dei nostri poteri di autogoverno, oppure può essere un assurdo insulto sia alla stessa autonomia e alla dignità delle istituzioni che noi rappresentiamo, sia agli stessi consiglieri regionali che oggi partecipano a questa assise. E’ certo, comunque, che noi della minoranza abbiamo l’opportunità di approfondire in sede istituzionale i temi che in queste settimane hanno trovato espressione sulla stampa, nella battaglia dei comunicati, nel chiuso delle riunioni di maggioranza.

Richiamiamo per brevità il fatto: il Governo – come previsto dalla fattispecie del primo comma dell’articolo 33 dello Statuto – ha rinviato al Consiglio, con rilievi di legittimità e di merito, la legge finanziaria del 1985 sollecitando un riesame della stessa. 11 Governo ha rinviato al Presidente del Consiglio, il quale ha trasmesso il testo alla prima commissione per il riesame e, nel susseguirsi di questi atti, non figura un rapporto formale tra Governo e Presidente della Giunta regionale che attribuisca a quest’ultimo certi poteri.

L’attestazione sul perfezionarsi dell’iter legislativo, lo richiamava l’onorevole Onida, non può che pervenire dal Presidente del Consiglio. Questa attestazione, anche in assenza di norma scritta, vale anche per gli altri organi regionali: Presidente della Giunta e Giunta stessa. Noi crediamo che sulla interpretazione autentica dell’articolo 33 dello Statuto esista, ma non da oggi, una unanime valutazione dei gruppi politici.

Valutazione che, d’altra parte, è stata espressa in prima commissione anche recentemente; esiste inoltre un’ampia dottrina richiamata in questa seduta e ci è un pronunciamento dell’ex Presidente del Consiglio regionale, onorevole Rais, che noi crediamo abbia a suo tempo definito nell’ambito della certezza la giusta interpretazione dell’articolo 33. lI Consiglio regionale cioè deve esercitare il potere di riproporre la legge a maggioranza assoluta dei componenti, o di riapprovarla depurata degli articoli per i quali è stata sollevata eccezione, oppure può anche decidere di interrompere il corso dì una legge rinviata.

Queste tre opzioni spettano al Consiglio regionale; il Presidente della Giunta regionale non ha la competenza, in questa fase, di promulgare una legge rinviata perché, così facendo, priva il Consiglio regionale di una sua potestà e lede le prerogative dell’Assemblea regionale. Su queste prerogative si è espresso con chiarezza (gliene diamo atto in questa sede) il Presidente del Consiglio regionale, ma si sono espressi gli stessi partiti comunista e socialista che fanno parte di questa maggioranza.
Ora noi diciamo che il Presidente del Consiglio regionale non ci ha informato di una avvenuta promulgazione, allora delle due l’una: o il Presidente del Consiglio ha omesso di informarci o quella promulgazione è arbitraria, illegittima e allora noi gli chiediamo di tutelare i diritti, le competenze, le prerogative del Consiglio regionale. L’onorevole Melis ha promulgato in dispregio di tutto e di tutti riconfermando, non già un simpatico protagonismo, un simpatico atteggiamento di presidenzialismo bonario, “pertiniano”, ma un’arrogante e dannosa indifferenza per l’Assemblea regionale e per gli stessi partner della sua maggioranza.

Come si colloca, questo è un quesito che noi poniamo al Presidente del Consiglio regionale, l’atto di promulgazione dell’ li aprile rispetto al processo di definizione deIl’iter legislativo? Noi sappiamo che i testi promulgati con contenuto difforme da quello approvato dall’organo legislativo dovrebbero considerarsi nulli, più precisamente: giuridicamente inesistenti per inidoneità dell’oggetto. Questo implicherebbe che qualsiasi soggetto, qualsiasi autorità potrebbe autonomamente non applicare tale disposizione sebbene questa legge – così come è stata pubblicata entri in vigore, e ad essa i soggetti potenzialmente oppositori dovrebbero attenersi.

Noi chiediamo che sia chiarito questo aspetto: chiediamo di sapere se in questi giorni l’atto di promulgazione è stato revocato, o se sta per essere formalmente revocato per essere sostituito da un nuovo atto di promulgazione in data successiva a questa riunione di Consiglio. Chiediamo al Presidente de! Consiglio r questo è possibile; se è, come noi riteniamo, indispensabile stante l’insussistenza giuridica di una promulgazione tecnica oppure se quello già operato resterà come atto definitivo, per cui la nostra decisione odierna avrà una funzione di ratifica e di formale perfezionamento. In ogni caso non sarebbe perfetto l’atto di perfezionamento di un altro atto di per sé compiuto, seppure illegittimamente.

Se questa seconda ipotesi fosse nelle intenzioni della maggioranza (ossia quella di una ratifica, di una formale attribuzione di potere al Consiglio che in realtà non lo esercita), questa nostra riunione avrebbe il sapore di una farsa, umiierebbe non soltanto noi consiglieri regionali ma l’istituzione stessa della autonomia.

Noi abbiamo il sospetto che la maggioranza abbia ritrovato una sua ricomposizione ed un punto di equilibrio attraverso questo umiliante artifizio. Non si spiegherebbe diversamente la sua rinuncia a riproporre alcuni articoli censurati; cito per tutti, ad esempio, l’articolo 68 per il quale abbiamo tutti la convinzione (espressa anche in sede di prima Commissione da parte delle diverse forze politiche) che non sussistano validi elementi, di diritto e di fatto, a favore della tesi governativa; e noi chiediamo quindi che questo articolo venga riproposto assieme ad altri. Se è giusta la nostra valutazione che la maggioranza ha deciso di tenere come atto definitivo quella promulgazione, quella legge datata 11 aprile, questa nostra riunione quindi è una farsa, il Consiglio regionale non decide in data odierna ma finge di decidere: direi che è una simulazione autonomistica. Si riafferma cioè il principio ma si nega la sostanza delle prerogative, delle competenze, delle potestà del Consiglio regionale.

Noi crediamo invece che esista davvero, oggi, l’opportunità di riaffermare il principio della competenza, della potestà, dei diritti, delle prerogative del Consiglio regionale revocando la legge finanziaria con alcune modifiche che sono possibili all’articolo 68 e ad altri, trovando un terreno politico di confronto con il Governo. Sappiamo che la competenza governativa, di cui al primo comma dell’articolo 33 dello Statuto, è affidata di fatto ad un funzionario dell’apparato centrale preposto ai controllo; ma sappiamo che la competenza di cui al secondo comma deIl’articolo 33, non è affidata ad un funzionario dell’apparato ma è il Governo nella sua dignità politica che può intentare, davanti alla Corte costituzionale o al Parlamento, obiezioni di legittimità e di merito. Quindi sul terreno politico dobbiamo riaffermare la dignità della nostra autonomia, la dignità, le prerogative e i poteri del Consiglio regionale della Sardegna.

E’ questa, io credo, un’occasione per misurare il nostro convincimento autonomistico ma anche per riaffermare la dignità dell’istituto regionale. Una supina accettazione dei rilievi governativi lederebbe davvero l’autonomia della Sardegna e su questo terreno si può trovare una convergenza diversa tra le forze politiche. Su questo terreno il confronto, se libero, se non condizionato dalla logica del fatto compiuto, può far avanzare davvero la coesione autonomista; ma su questo stesso terreno se non ci sarà una chiarezza di comportamenti, se non ci sarà l’occultamento dei principi e delle regole, la maggioranza che governa la Regione avrà esaurito per intero la sua dichiarata funzione. Non resterà più un carattere politico che ne legittimi la sopravvivenza, toccheremo il punto ed il livello più basso della tensione autonomistica di questo Consiglio.

Qualunque decisione emerga da questa nostra riunione non si potrà comunque cancellare, un t’atto politico che noi riteniamo significativo: il Presidente della Giunta regionale governa senza una chiara maggioranza, non ci sono coordinate politiche di riferimento costante, la scarsa produttività legislativa e di governo di questo esecutivo non si accompagna ad una univocità di direzioni e di intenti politici. Ci sono delle deviazioni continue, ci sono dei momenti di turbativa che vengono compressi attraverso i ricorrenti vertici della maggioranza che durano giorni interi e fanno scivolare le riunioni per ragioni tecniche. L’attenzione è interamente rivolta alla prospettiva di allargamento di questo esecutivo, che non deve essere un allargamento indolore; il problema oggi, onorevoli colleghi della maggioranza, non è di allargare questa Giunta, il problema è quello di ricercare elementi politici reali, di cemento, per una nuova e diversa maggioranza politica all’insegna di questo Consiglio regionale.

Noi sappiamo che senza infingimenti, senza pregiudiziali è possibile ritrovare, all’interno di questa Assemblea una diversa e più radicata, negli intendimenti dei sardi, maggioranza politica e di governo. Noi sappiamo che è scritto in questa legislatura l’appuntamento per questa occasione: ritardano non serve, rinviarlo non serve, questo appuntamento esiste. Nell’interesse dei sardi noi crediamo che bisogna guardare subito in dire,ione di questo appuntamento.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l’onorevole Soro. Ne ha facoltà.

SORO (D.C). Signor Presidente, probabilmente avremmo risparmiato questi pochi minuti se non avessimo avvertito la necessità di sottolineare alcuni fatti nuovi, emersi questa sera con l’intervento del rappresentante della Giunta l’onorevole Cogodi. L’onorevole Cogodi in contrasto – in contrapposizione, direi – con la relazione di maggioranza e con l’insieme degli interventi emersi in aula questa mattina ha riaffermato l’esistenza di una pluralità di interpretazioni in ordine all’articolo 33 dello Statuto, non solo ignorando quanto è avvenuto nella passata legislatura, quando noi abbiamo ritenuto tutti che la dichiarazione di impegno e di intenti dell’onorevole Rais, allora Presidente del Consiglio regionale, avesse ormai escluso ogni possibilità di divaricazioni nell’interpretazione, di quell’articolo dello Statuto, ma ha anche manifestato, all’interno di questa presunta pluralità di interpretazioni la propria opzione, che va in direzione esattamente opposta a quella manifestata dal Presidente del Consiglio regionale in carica, dalla Commissione autonomia dei Consiglio regionale, dal relatore di maggioranza onorevole Pubusa, dai gruppi intervenuti nel dibattito in Aula.

L’onorevole Cogodi ha teorizzato due cose nuove. Anzitutto che il giudizio politico su determinati atti e addirittura la stessa interpretazione dello Statuto possono modificarsi in relazione al mutamento del ruolo di governo o di opposizione da parte di qualsivoglia forza politica. In secondo luogo l’onorevole Cogodi ha esposto la sua concezione d’un nuovo sistema giuridico, in cui l’organo esecutivo decide e l’Assemblea legislativa ratifica, prefigurando, nella fattispecie in ordine alla legge finanziaria – o quanto meno in ordine alla legge di bilancio – la possibilità di adottare un provvedimento simile a un decreto legge. Nel sistema parlamentare italiano, peraltro, è possibile che le Camere apportino modifiche o emendamenti in sede di conversione dei decreti legge; nel sistema teorizzato e attuato in questa sede dall’onorevole Cogodi e dalla Giunta, invece, viene ipotizzata – e concretamente attuata – una decisione su cui l’organo legislativo è chiamato a sancire una mera ratifica: prendi o lascia.

Ci fa specie, conoscendo la lucidità e la cognizione delle cose di diritto dell’onorevole Cogodi, l’approssimazione con la quale in questa sede, stasera, egli ha estrapolato dal D.P.R, 335 tutta una serie di conseguenze che non noi, partito di opposizione, ma il relatore di maggioranza, la prima Commissione e il Presidente del Consiglio regionale avevano ampiamente contraddetto, Il fatto politico che emerge è una incredibile indifferenza nei confronti delle tesi unanimemente espresse in questa Assemblea, che l’onorevole Cogodi e la Giunta disattendono in modo assoluto e categorico, sfidando il Consiglio regionale, Già questa mattina abbiamo manifestato il sospetto che l’odierna seduta del Consiglio regionale fosse una farsa, nella quale si sarebbe finto di decidere qualcosa che in realtà non poteva essere deciso e si sarebbe simulata una rivendicazione di potere decisionale, fingendo di ripristinare i poteri e le prerogative stabiliti dallo Statuto regionale. Una simulazione, in realtà, una farsa: siamo venuti qui a ratificare quanto altrove era ormai stato deciso.

COGODI (P.C.L), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Sono parole grosse, conservale per altre occasioni.

SORO (D.C). Io uso in questa occasione, onorevole Cogodi, le parole e i giudizi che esprime la Democrazia Cristiana.

PRESIDENTE. Prego i colleghi di lasciar parlare l’onorevole Soro.

SORO (D.C.). E’ la D.C. che stabilisce liberamente il tono delle proprie parole e dei propri giudizi, che oggi sono severi perché grave è l’offesa che il comportamento della Giunta regionale, che lei oggi rappresenta, reca all’Assemblea e all’istituto autonomistico. Questa sfida si aggiunge e aggrava quella lanciata dal Presidente della Giunta, che volutamente ignora il Consiglio regionale: una fatto senza precedenti! Nel momento in cui si decide attorno ad un problema che ha sollevato in conflitto istituzionale, nel quale è direttamente coinvolto l’onorevole Melis, quest’ultimo ignora l’Assemblea elettiva e non partecipa alle sue sedute in dispregio alle più comuni regole di comportamento democratico che questo Consiglio regionale ha conosciuto in passato e ci auguriamo possa conoscere anche in futuro. Noi ci chiediamo cosa impedisca ai partiti della maggioranza di reagire di fronte a questa sfida che l’assessore Cogodi ha portato in Consiglio regionale, smentendo le posizioni che il suo stesso partito aveva precedentemente espresso. Noi non lo comprendiamo, ma vogliamo ribadire con chiarezza, perché resti agli atti, tutto intero, il nostro dissenso nei confronti di questi comportamenti.

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