I voti per Bertinotti fanno vincere il PDL

L’Unità, 07/04/2008

 

«Berlusconi sta dando il meglio di sé», dice il capogruppo del Pd alla Camera Antonello Soro.

Parlando di brogli e contestando le schede elettorali?
«Ma sì, è palesemente neroso perché conosce non solo i sondaggi ma gli orientamenti veri degli elettori. Si è trovato di fronte un avversario straordinario sul terreno della comunicazione politica, che lui riteneva di sua esclusiva competenza, e ha visto dissolversi giorno dopo giorno un vantaggio ritenuto clamoroso. Ora reagisce in questo modo. Il ricorso agli insulti e alla parola brogli è tipica dei momenti di difficoltà di Berlusconi. Lo fece anche nel 2006, quando perse».

La novità è che ora se la prende anche con le schede elettorali.
«Mi verrebbe da dire che sono lacrime di coccodrillo, perché la conformazione delle schede discende in via diretta dalla legge elettorale approvata dal centrodestra due anni fa e perché Berlusconi, quando noi lo abbiamo proposto nei mesi scorsi, non ha voluto discutere una nuova legge elettorale»

Lacrime di coccodrillo, dice, però intanto Berlusconi ha attaccato il Quirinale, Bossi ha detto che potrebbero imbracciare i fucili…
«Parole gravi, inaccettabili. Così come non si può accettare che un uomo che si propone di governare il Paese non prenda le distanze da simili esternazioni eversive. Berlusconi sta ricordando agli italiani la sua mancanza di cultura dello Stato. Sta ricordando la sua assoluta mancanza di rispetto per le prerogative istituzionali, a partire da quella del Capo dello Stato, che di volta in volta ha usato come terminale delle sue insoddisfazioni o pretesto per una divisione in più nella vita politica».
Il Pd come può riuscire a convincere gli indecisi?
«Noi abbiamo già trovato la cifra, un posizionamento del Pd che ha modificato lo schema di gioco e aperto una partita che tanti davano per chiusa. Abbiamo scommesso sull’unità nazionale e presentato un programma che ruota attorno a dnque parole chiave: crescita, semplificazione, merito, qualità e sicurezza. Adesso la parte conclusiva, a mio parere, va giocata su due parole chiave: fiducia e speranza».

Cioè?
«Dobbiamo suscitare negli elettori l’interrogativo sul candidato di cui ci si può fidare. Di un partito e un candidato che hanno compiuto un percorso di assoluta novità o di una coalizione eterogenea e un candidato di cui abbiamo già sperimentato l’inaffidabilità? E poi dobbiamo rendere chiaro che con noi c’è una speranza, di contro alla rassegnazione per a un paese che continua nella traiettoria della marginalità, dell’arretramento economico. Il Pd esprime un ciclo nuovo».
La Sinistra arcobaleno non ha apprezzato il parallelo di Franceschini tra Bertinotti e il Verde statunitense Nader, “responsabile della vittoria di Bush”.
«Nè io né Franceschini pensiamo che Bertinotti sia come Nader, e riconosciamo la dignità della sua esperienza politica. Tuttavia non è un’escursione filosofica affermare che la scelta, come avviene in tutte le democrazie, è fra due proposte, due leader, due principali partiti. E fuori discussione che vince o Veltroni o Berlusconi. Qualunque voto dato nel centrosinistra ad altre formazioni che non siano il Pd è legittimo, certamente. Ma rende più difficile o contrasta oggettivamente la vittoria di Veltroni».

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