“Governare il digitale non è utopia, ma molti i lati oscuri”

(di Massimiliano Rais, L’Unione Sarda, 3 febbraio 2020)

“La dimensione digitale è una grandissima conquista dell’umanità. Bisogna porsi con un atteggiamento non luddista. Ci sono lati oscuri, contraddizioni e anche rischi. C’è soprattutto una mancata regolazione nella prima fase di crescita. Ma ora le cose stanno cambiando”.

Sono questi i principali temi trattati in “Democrazia e potere dei dati”, l’ultimo libro di Antonello Soro, 71 anni, nato a Orgosolo, presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali giunto al termine del mandato. Privacy e dati sensibili saranno, non a caso, al centro degli incontri che Soro terrà stasera (alle 18) a Sassari all’Auditorium della Fondazione di Sardegna, e domani a Cagliari, alla stessa ora, alla Fondazione di Sardegna, in via San Salvatore da Horta.

L’Autorità garante per la privacy ha punito Tim per numerosi trattamenti illeciti di dati legati all’attività di marketing. Le violazioni hanno interessato alcuni milioni di persone. Che cosa succede?

“Interveniamo non per il gusto di punire in modo indiscriminato ma perché il nuovo regolamento europeo modifica l’entità delle sanzioni che sono adesso commisurate al fatturato annuo delle imprese. Mi auguro che questa disciplina sia un deterrente efficace. Le aziende private in Italia devono capire che non si può abusare dei cittadini con il telemarketing selvaggio e con la conservazione dei dati in modo non corretto”.

E per quanto riguarda la pubblica amministrazione?

“È il più grande contenitore dei dati degli italiani e noi abbiamo l’obbligo di pretendere che le istituzioni che possiedono informazioni sulle persone, come l’Inps, l’Agenzia delle Entrate, l’Istat, siano rispettose delle regole sulla tutela e protezione. Siamo di fronte a un diritto fondamentale riconosciuto dalla Carta di Nizza e parte integrante della Costituzione europea. Noi abbiamo solo disposto sanzioni ma anche avviato un’attività di collaborazione con ogni singolo ufficio pubblico che ha il possesso di banche dati. Con la speranza che progressivamente la cultura della protezione diventi un aspetto essenziale del lavoro di chi è preposto alla conservazione di queste informazioni”.

Prima c’era una grande euforia per la libertà della rete e per le nuove occasioni di comunicazione che ha offerto, ora si avverte la necessità di una regolazione più incisiva dell’intero sistema.

“La governance del digitale non è più un’utopia, ma è un’ambizione legittima in un momento in cui l’Europa ha guadagnato l’avanguardia nel processo di regolazione della protezione dei dati. Molti passi avanti sono stati compiuti”.

Le grandi imprese occidentali accettano le nuove regole?”

Bisogna fare in modo che il processo di cambiamento sia accolto e accettato dalle grandi realtà del mondo occidentale che devono per forza adeguarsi perché il regolamento europeo si applica anche alle aziende con sede fuori dall’Europa ma che hanno attività economiche nel Vecchio Continente”.

E a Oriente?

“Rimane più ardita l’ambizione di disciplinare nello stesso modo quelle parti di mondo orientale, è il caso della Cina, che non hanno per cultura politica e giuridica e per tradizione precedente dei commerci l’attitudine ad assimilare i principi di tutela dell’Occidente. Questa è la vera sfida”.

Poi ci sono le pulsioni incontrollate e gli eccessi senza giustificazioni dei leoni da tastiera.

“È necessario educare tutti, a cominciare dagli adolescenti, non tanto all’uso della strumentazione tecnica, quanto alla conoscenza dell’architettura nella quale si svolge l’economia digitale”.

La politica tiene il passo di questo mondo in continua evoluzione?

“Il tema del rapporto tra società digitale e democrazia deve essere inserito al più presto nell’agenda politica e nel dibattito pubblico”.

Il suo bilancio di sette anni da Garante della privacy?

“Ho fatto un’esperienza umana e culturale molto ricca. Ho scritto alcuni libri con l’idea di trasferire le conoscenze a chiunque sia interessato a saperne di più su temi fondamentali per la vita di tutti”.

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