TikTok, il Garante per la Privacy lancia l’allarme: “Serve task force europea contro i rischi del social cinese”

di Jaime D’Alessandro e Gaia Scorza Barcellona, “La Repubblica”, 24 gennaio 2020

Sui rischi di TikTok, il social network cinese che consente di creare e condividere brevi video, il Garante italiano Antonello Soro vuole chiarezza. Chiede al Comitato europeo per la protezione dei dati personali (Edpb) di intervenire e propone di creare un gruppo di lavoro composto di esperti, sulla falsa riga di quello che ha indagato su Facebook, per capire se e dove esistono dei pericoli.

Sottolinea la necessità di prendere un’iniziativa “in maniera forte e coordinata, anche in considerazione della delicatezza e della rilevanza di questo tipo di piattaforme”. La questione ora verrà messa sul tavolo della prossima plenaria dell’Edpb che riunisce tutti i Garanti della privacy europei, in programma a Bruxelles il prossimo 28-29 febbraio.

Nato nel 2016, dopo la fusione con musical.ly TikTok è cresciuto sulle ceneri del format inaugurato da Vine aumentando però la lunghezza delle clip associate ad una base musicale. In tre anni ha raggiunto oltre 500 milioni di utenti attivi in tutto il mondo, circa un miliardo quelli registrati, lasciando indietro la californiana Snapchat con una dichiarazione di intenti cristallina: “catturare e presentare la creatività globale, le conoscenze e i momenti preziosi della vita quotidiana”. Insomma, dare filo da torcere a giganti come YouTube, Facebook e Instagram. Operazione riuscita, stando ai numeri.

“Un fenomeno globale che in Italia in soli tre mesi è passato da 2,1 milioni di utenti unici a 6,4 milioni (popolazione online maggiorenne), con un incremento del +202%, la più alta crescita nel panorama Internet del nostro Paese”, raccontano da ComScore riferendosi ai dati di novembre. Numeri dai quali, per di più, sono escluse fasce consistenti di minorenni. Ma sappiamo che già a gennaio del 2019 la metà di coloro che hanno fra i 6 e 14 anni avevano l’app sul proprio smartphone.

Di proprietà della ByteDance di Pechino, l’app è finita varie volte sotto i riflettori per questioni di privacy anche negli Stati Uniti, dove non vedono di buon occhio il successo di un social network cinese. Ed è di pochi giorni fa la segnalazione della società di cybersicurezza CheckPoint relativa a una vulnerabilità che fino a poco fa avrebbe messo a rischio i dati sensibili degli iscritti (nome, cognome, email, ecc.) tramite malware. Una falla che l’azienda cinese ha promesso di risolvere entro un mese.

“Il tema non è quello di accodarsi agli Stati Uniti, che hanno le loro motivazioni per mettere sotto accusa TikTok, giuste o sbagliate che siano”, aggiunge il Garante. “Noi, come europei, dobbiamo quantomeno sapere cosa accade dei dati e se ci sono delle falle su un social network che è particolarmente diffuso fra i nostri figli”.

Dunque la sicurezza informatica in senso stretto è solo una parte del problema. A preoccupare Soro è soprattutto il fronte del trattamento dei dati. Anche alla luce della denuncia che negli States è valsa la prima class action contro il social cinese accusato di un impiego poco trasparente delle informazioni messe a disposizione di Pechino. Per gli stessi motivi la Difesa americana ha vietato l’uso dell’app sui dispositivi in dotazione all’esercito, già proibito fra i marines.

“Noi europei dobbiamo pensare a proteggerci”, conclude Soro. “Sul fronte dei dati abbiamo un accordo con gli Stati Uniti come con il Giappone. Rispetto alla Cina e ai suoi servizi digitali, dal commercio elettronico ai social network, siamo completamente scoperti. Sono anni che lo ripeto”. Se ne riparlerà alla fine del mese prossimo, quando a Bruxelles si capirà se la sua proposta avrà un seguito o meno.

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