Caso Cambridge Analytica – Soro: “Zuckerberg si metta in regola o gli affari a picco”

(di Cristiana Mangani, “Il Messaggero”, 19 aprile 2018)

 

Gli scandali come Cambridge analytica. Il business con le speculazioni in Borsa. Facebook, ma non solo, ha spadroneggiato sul web in totale anarchia. Con l’effetto devastante di rendere gli Stati più deboli dei giganti della Rete. E “una Rete priva di regole – chiarisce il presidente dell’Autorità per la privacy Antonello Soro – non è più libera, ma lo è molto meno, se è vero che ha generato questa nuova geografia dei poteri”.

Presidente Soro, l’ultima rivelazione di Zuckerberg è quella secondo la quale il social è stato in grado di tracciare i nostri profili, pur senza essere iscritti. Fin dove sarà consentito invadere le nostre vite?

“Il problema è che tutti i giganti dell’economia digitale hanno una sola bussola, ed è il business. Più dati raccolgono, più cresce il fatturato, più diventano gli intermediari esclusivi tra produttori e consumatori. È questa la cornice dentro la quale si muove l’economia attuale, digitale e non. Ed è in questo quadro che la vicenda Cambridge analytica ha suscitato un momento di consapevolezza generale anche più ampio di quello del caso Snowden”.

Gli utenti hanno reagito?

“Due miliardi di persone hanno avuto la sensazione sgradevole di essere oggetto di un commercio, di uno scambio, e di un controllo che non fa piacere, quindi è venuta notevolmente meno la fiducia nei confronti di Facebook. E probabilmente non solo di Facebook. Il social ha scoperto che il danno reputazionale è la prima sanzione per un comportamento scorretto, perché il crollo in Borsa, ma in generale il sentimento di partecipazione preoccupata da parte dell’opinione pubblica mondiale, rappresenta una sanzione forse ancora più temuta di quelle amministrative, in particolare pecuniarie”.

In che modo correranno ai ripari?

“Prima di poterlo fare è necessario che l’indagine su Cambridge analytica venga allargata. Facebook deve fornire tutti i dati sulle altre società specializzate in marketing politici con cui aveva stretto accordi, poiché gli utenti spiati potrebbero essere molti di più di quelli già scoperti. Bisogna dire, comunque, che la vicenda ha avuto alcuni effetti positivi, perché ha sviluppato attenzione verso la privacy sia da parte di Facebook che del Congresso degli Stati Uniti. Un’attenzione molto più sviluppata in Europa, dove vige la normativa più avanzata al mondo in grado di offrire strumenti per governare la società digitale”.

Secondo lei gli utenti hanno delle responsabilità?

“Non c’è dubbio che per molto tempo c’è stata una visione romantica, quella dei vecchi compagni di scuola che si ritrovano nel social. Abbiamo consegnato alla Rete parti importanti della nostra vita, dei nostro progetti, ipotizzando che stessero in un ambito riservato. Ora dobbiamo capire e cambiare registro, come faremmo se ci trovassimo in un circolo con i colleghi di lavoro, fisicamente visibili, nei confronti dei quali abbiamo sempre alcune accortezze per la nostra riservatezza”.

La presa di coscienza di Facebook è reale o ancora ingannevole?

“Il timore è di perdere ulteriormente la fiducia degli utenti. Una molla materiale, perché sanno che la perdita di fiducia può portare a grandi danni economici. Le prime misure annunciate sembrano andare nella direzione giusta, di un aumento della capacità di gestione attiva da parte degli utenti, di possibilità di revocare il consenso dato, di disciplina più rigorosa dopo quella che per me è stata una pagina molto brutta. Questa attribuzione agli utenti di un potere di gestione attivo maggiore è importante, come il riconoscimento facciale impedito per i minori”.

Di cosa si tratta?

“Non è più possibile utilizzare i dati biometrici ricavati dal volto del minore per consentirne il riconoscimento, appunto facciale. Nel caso dei maggiorenni sarà invece possibile scegliere se acconsentire o no.”.

L’Autorità per la privacy ha avviato un’istruttoria, quali le novità?

“Abbiamo cercato di capire se gli utenti italiani fossero stati “schedati”. Martedì prossimo incontreremo un alto dirigente della holding Fb ma gli annunceremo in quella occasione un secondo gruppo di quesiti molto puntuali. Non basta più sapere di Cambridge analytica, devono chiarire l’uso illecito di dati da parte di tutte le altre app. Abbiamo un compito importante ed è quello di ricondurre le piattaforme digitali in un qualche ordine”.

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