Quel decreto barocco e assai poco federalista

L’Unione Sarda, 05/02/2011

 

La bocciatura del governo in materia di federalismo municipale non può restare senza conseguenze e la frettolosa decisione di approvare comunque un testo privo del consenso parlamentare costituisce un bruttissimo precedente, evidentemente segno di debolezza politica e istituzionale.

Sapremo nei prossimi giorni se l’intervento del Quirinale produrrà solo un rinvio o un più serio ripensamento, ma non ci sono molte ragioni per essere ottimisti.

Qualunque sia il destino di quel che resta della legislatura penso che il governo Berlusconi non abbia la legittimazione politica per varare quel decreto bocciato e ancora meno per guidare una stagione di riforme. Sono venute alla luce tutte le contraddizioni di una maggioranza priva di un solido cemento politico e di una comune sedimentata cultura delle istituzioni, ma soprattutto è venuta giù la maschera della Lega. Il governo tradisce in modo sfrontato l’impegno federalista così a lungo esibito come bandiera, perchè i Comuni italiani sulla base di questo federalismo avranno meno autonomia rispetto a quella progressivamente maturata nella nostra storia repubblicana.

La finanza locale sarà interamente costituita da trasferimenti statali, con l’eccezione dell’addizionale IRPEF, cioè di quel brutale scarica barile sui sindaci, disperati per i tagli e soggetti ad un ricatto, nel compito ingrato di aumentare le tasse.

Con questo decreto gli italiani pagheranno più imposte: alla faccia della retorica del “non mettiamo le mani nelle tasche dei cittadini”! Il ministro per le Semplificazioni ha prodotto un mostro di complicazione, un sistema barocco e contorno che appesantisce il motore ingolfato della pubblica amminstrazione. Il principio di responsabilità degli amministratori verso i contribuenti è stato interamente disatteso per effetto di una base fiscale sperequata, distorsiva e di una separazione sempre maggiore tra chi paga e chi riceve i servizi.

La cedolare secca viene malamente depotenziata nella sua funzione di leva efficace per l’emersione del mercato immobiliare in nero. In assenza di qualsivoglia convenienza per gli inquilini, l’imposta sostitutiva si traduce in un vantaggi esclusivo per i titolari di rendite e molto oneroso per l’erario.

Noi, che dieci anni fa abbiamo promosso la riforma della Costituzione in senso federalista e che due anni fa abbiamo segnato con le nostre idee e con la nostra cultura la legge 42, siamo oggi profondamente delusi per l’involuzione del partito di Bossi.

Appare sempre più chiaro che la Lega, federalista a parole, quando va al governo produce brutte leggi che di federalista hanno solo il nome. Il potere romano sembra aver divorato ogni velleità di cambiamento di quel partito e questa deriva rende ancora più acuti i problemi, già drammaticamente evidenti, della democrazia italiana.

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