Soro: ma a colpi di insulti si fa solo il gioco del cavaliere

Il Mattino, 29/06/2008

 

Noi in piazza l’8 luglio? Le priorità sono, altre

«Così Di Pietro fa il gioco di Berlusconi»: Antonello Soro, presidente dei deputati del Pd, non ha dubbi nel bocciare il leader dell’Idv.

Berlusconi «magnaccia piduista», per dirla con Di Pietro: condivide?
«Una premessa: Berlusconi ha la gigantesca responsabilità di aver spezzato il filo di un nuovo rapporto e di aver creato un clima che ci riporta indietro nel tempo. Detto questo, non mi piacciono esasperazione, toni, termini offensivi usati da Di Pietro. Non solo perché non mi appartengono ma perché finisce col fare il gioco di Berlusconi. Non capisco chi in questi giorni si compiace del ritorno del caimano e pensa di rimettere in moto i girotondi. Uno schema già visto, che non necessariamente fa vincere le ragioni migliori e, in generale, non ha fatto vincere noi. E spinge sempre più in basso a qualità della democrazia italiana».

Quindi non sarete con Di Pietro alla manifestazione dell’8 luglio?
«Non credo sia fondamentale andarci. È fondamentale far capire agli italiani che, con l’agenda palesemente estranea ai loro interessi dettata da Berlusconi e con questo clima, si mette in ombra la questione vera: la necessità di dare risposte alla crisi di una economia a crescita zero, inflazione galoppante, potere dacquisto delle famiglie sempre più basso».

Non avrete sbagliato a dar credito ad un Berlusconi che non è mai cambiato?
«Se anche fosse vero che Berlusconi mostra un volto diverso a seconda delle circostanze, abbiamo avuto e abbiamo ragione a pensare che occorra modificare in modo largamente condiviso le regole della nostra democrazia.
Va da sè che se una delle due parti non solo non apre il confronto ma straccia le regole vigenti, la nostra opposizione diventa durissima».

Come quella di Di Pietro…
«Usando i toni scelti da Di Pietro si fa molta confusione ma non si capisce nulla: gli interlocutori non si ascoltano soprattutto non ascoltano i cittadini che vogliono capire il perché del conflitto. La durezza di una opposizione non si misura dagli aggettivi usati con l’avversario ma dall’efficacia con la quale si presentano proposte alternative. E tutta qui la differenza tra la politica gridata e quella vissuta con passione ma chiarezza di obiettivi».

Non tutto il Pd la pensa così. Parisi forse sarà alla manifestazione.
«Non mi importa. Mitizzare una singola manifestazione concentrandovi i riflettori non aiuta a chiarire cosa sta avvenendo in Parlarnento: non c’è solo il macigno della norma blocca processi ma la presentazione di decreti chimera, modificati in modo mostruoso dopo la firma del capo dello Stato; la trasmissione del Dpef che dovrebbe indirizzare la formazione di una manovra economica in realtà già vigente per decreto. E il tentativo reiterato di aggirare le regole del processo legislativo di cui dobbiamo discutere».

Non è una contraddizione criticare Di Pietro e annunciare una manifestazione del Pd per l’autunno?
«Non siamo contrari di per sè alle manifestazioni di piazza. Quel che conta è che siano vissute con chiarezza di propositi e ragioni comprensibili. Ma prima di tutto usiamo toni che ci facciano capire dagli italiani. Cosa che non accade in questi giorni. Così aiutiamo Berlusconi a centrare il suo obiettivo: spingere l’opposizione nella parte che lui vuole assegnarle. Ma noi ci sottrarremo a questa stretta e non ci faremo dettare da nessuno l’agenda politica».

Vuoi dire anche una disponibilità a discutere del lodo?
«Solo se sarà tolto il macigno incostituzionale della norma blocca processi: l’uso -per interesse personaIe dichiarato del prernier – del potere legislativo per bloccare il potere giudiziario. Se sarà rimosso, si può aprire un confronto sulla giustizia e sulle garanzie per le alte cariche dello Stato. Il che non vuol dire confluire su una proposta ma concorrere a formarne una nuova».

 

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