Discutiamo ma no ai ricatti

La Stampa, 07/07/2008

 

Il Pd è disposto a discutere «seriamente» della riforma della giustizia, anche nei suoi aspetti più spinosi dell’obbligatorietà dell’azione penale e della separazione delle carriere. E’ pronto ad affrontare la riforma dello Stato, a partire dal federalismo. Ma per Antonello Soro la condizione imprescindibile di una normale dialettica parlamentare è che il premier metta da parte «la spada di Damocle dei suoi interessi personali». «La posizione della Lega – dice il capo- gruppo del Pd alla Camera – potrebbe fermare la deriva impressa da Berlusconi e la sua ossessione sulla giustizia che nessuno di noi ha mai eccitato».

Puntate al dialogo con la Lega per mettere in difficoltà il governo?
«Non siamo coi ingenui e non crediamo che quelli della Lega siano stupidi. Stiamo ai fatti. Nel Carroccio c’è una sensibilità diversa rispetto al resto della maggioranza. E le ragioni sono molto semplici. Il partito di Bossi viene da una storia che ha come metafora il “cappio” e ha fatto la campagna elettorale del 2008 contro l’indulto. E’ ovvio che, di fronte ai suoi elettori, adesso soffra a dover concorrere a una amnistia mascherata come quella contenuta nella norma “blocca-processi”. La Lega, poi, ha scommesso giustamente su una stagione costituente per portare a compimento la riforma del federalismo fiscale e sa bene che questa riforma non può essere fatta con un banale collegato alla finanziaria. Ecco, Bossi sa che tutto questo non può essere fatto in un clima di muro contro muro: ha bisogno di rimuovere i macigni messi dal premier sulla strada del dialogo».

Allora perché avete bocciato la proposta di Calderoli di sostituire la norma «blocca-processi» con l’immunità per le alte cariche dello Stato?
«E’ una proposta che affonda le sue radici in una preoccupazione politica grave e seria. Ma nel merito, non possiamo accettare uno scambio tra norme o una trattativa parallela. Si può discutere di tutela per le alte cariche, ma non è questa una materia di decretazione d’urgenza e ancora meno lo è dentro un provvedimento sulla sicurezza dei cittadini. La nostra risposta è no perché si toglie un pasticcio e se ne fa un altro. Rimane il dato politico rilevante è che per la prima volta una componente importante della maggioranza, proponga di espungere dal decreto sicurezza quella parte inaccettabile. Tra l’altro, lo stesso Berlusconi ha detto che non vuole avvalersi di questa norma: se è vero, allora la cosa più semplice è restituire al provvedimento, che contiene misure largamente condivisibili, il profilo che aveva. E poi si apra il confronto sul Lodo Alfano, anche rapidamente».

Il Pd finora ha sempre puntato i piedi su questo lodo, dicendo che la sospensione dei processi per le alte cariche dello Stato si può fare solo con un disegno di legge costituzionale. Il ministro Alfano invece presenterà una legge ordinaria. Farete le barricate?
«No. Secondo noi il lodo Alfano non dovrebbe essere fatto per via di legge ordinaria, ma riconosco che ci sono giuristi che hanno sostenuto una tesi diversa. Quindi ci si può confrontare in modo civile e costruttivo. Vede, il ministro della Giustizia dice che il Pd ha un atteggiamento vago e ambiguo. e che non farà passi indietro. E’ evidente che la sua sensibilità politica non è quella di Bossi e Calderoli. Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni quando torneremo a votare sul decreto sicurezza e quando arriverà in aula la Finanziaria. La Lega capisce che cosi non si può andare avanti e che il governo non dura 5 anni se antepone i problemi del premier a quelli del Paese».

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