Soro: basta con i colpi di testa avanti così per costruire la rivincita

Il Messaggero, 26/06/2008

 

Antonello Soro presidente dei deputati del Pd, è sconcertato: le aperture, il dialogo, i rapporti corretti tra maggioranza e opposizione negli interessi del Paese, tutto buttato alle ortiche «non da noi ma da Berlusconi, per risolvere i suoi problemi giudiziari personali».
E quel che è peggio è che il Cavaliere sta «strappando la Costituzione»: «Dovevamo aggiornarla insieme, modernizzando le regole, invece il premier stravolge quella che c’è».

Se cade il dialogo, cade anche uno dei pilastri della politica veltroniana, o no?
«Con quel decreto legge si è aggirato il capo dello Stato, aggiungendo le norme ad personam che prima non c’erano, si sono introdotti effetti disastrosi senza che sia ravvisabile alcun beneficio per i cittadini: se per il 95% dei reati non si celebrano i processi non c’è più giustizia, e alle parti lese viene denegata».

Ma perché tutto questo?
«In campagna elettorale nessuno di noi ha mai usato l’arma giudiziaria o ricordato i processi del Cavaliere. Non è quello il terreno su cui misuriamo Berlusconi. Invece per lui è una vera ossessione, tanto che si mostra prepotente, una sorta di delirio d’onnipotenza. La lettera mandata al Senato è stata un’operazione grossolana. E non finisce qui».

Che altro c’è?
«La concentrazione dei decreti, con l’allerta del Quirinale. Stiamo superando il confine che divide decisionismo dallo strappo costituzionale. Mi auguro che i presidenti della Camere non facciano i notai».

La maggioranza accusa voi di inasprire il clima.
«Non siamo noi a rovesciare il tavolo. E l’impressione non è solo nostra: guardate cosa è successo a Berlusconi dai commercianti. Lo hanno fischiato. Se non si corregge, ma non credo sia ancora tempo per farlo, il premier potrebbe scoprire che la luna di miele è già finita. L’Italia ha gli stessi problemi di prima, non è diventata più ricca, le tasse non calano, i salari non sono cresciuti e nemmeno le pensioni. Ma stiamo qui a risolvere i problemi personali del presidente del Consiglio».

Cambia il vostro modo di fare opposizione?
«Il nostro interesse resta quello di contribuire a modernizzare questo Paese. Un obiettivo che non si può mettere da parte. Ma occorre avere un interlocutore, che invece sta rovesciando il tavolo. Dovevamo cambiare insieme la Costituzione, invece Berlusconi sta strappando quella che c’è».

Nel Pd c’è chi chiede un cambio netto di linea e di politica. Parisi vorrebbe che Veltroni facesse la fine di Donadoni.
«Parisi s’è avvitato nella sua vocazione minoritaria. Mi dispiace ma le scelte fatte in vista della campagna elettorale, la rottura dell’esperienza dell’Unione, sono state condivise da Prodi. Parisi, D’Alerna e da tutti gli altri.
Tutti d’accordo nel giudicare quella di Walter una magnifica campagna, mettendo comunque in conto la sconfitta».

Di Pietro ii scavalca a sinistra.
«Per due anni aveva disrnesso il suo abito massirnalista, poi rapidamente ha rimosso tutto. L’opposizione non si misura sugli atteggiamenti tribunizi o sulla demagogia che fa il gioco del governo.
Noi faremo ciò che abbiamo promesso agli elettori: responsabili, pronti al dialogo a patto che si rispetti la Costituzione».

Dicono che Red è la corrente di D’Alema, che il Pd è diviso.
«Che nascano associazioni a me non disturba affatto. I media danno un’enfasi eccessiva, troppo abituati a raccontare la politica solo per divisioni. Red non ha finalità di divisione».

A sinistra sostengono che siete un budino a bagnomaria.
«Sciocchezze. La differenza è tra chi ha un orizzonte a breve, e noi che alla fine della legislatura vogliamo vincere le elezioni. Andiamo avanti, cercando di organizzare il Partito. L’assemblea nazionale di venerdì scorso ha deciso così, un orientamento condiviso».

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