Soro: patto lavoro-imprese

Il capolista del Pd: così l’economia italiana crescerà
Gazzetta di Mantova, 09/03/2008

 

Far crescere l’Italia. Ecco l’impegno di Antonello Soro, capolista del Partito democratico nella circoscrizione Lombardia 3. E per innescare un meccanismo virtuoso che consenta di redistribuire la ricchezza, il Pd punta su un patto tra lavoratori e imprenditori. Che diventa, poi, la chiave di volta per dare una risposta a quella «questione settentrionale» che negli anni ha fatto perdere al centro sinistra importanti fette di territorio. «Importanti candidature di imprenditori rappresentanti di una cultura, di un’economia e di una tradizione imprenditoriale moderna e europea – dice Soro -, segnala non solo l’attenzione del Pd a questo mondo ma anche la convinzione di questi mondi che la proposta del Pd sia quella giusta».

Come può essere sintetizzata questa proposta?
«La scelta di fondo è quella di ridare al nostro sistema democratico un carattere decidente che sia paragonabile ai ritmi e alla velocità con cui decidono gli altri poteri. La prima scelta, dunque, è riformare le istituzioni. Poi c’è la ricerca di maggiore efficienza che si basa su alcuni punti fermi: il principale è la volontà di far ripartire la crescita dell’economia ferma da troppo tempo, legata ad un sistema di conservazione di piccole rendite, delle burocrazie statali e di poteri pubblici e privati. Crescita legata alla modernizzazione dell’apparato produttivo, scommettendo sulla concorrenza, sulla qualità e sui talenti. Un fisco amico dello sviluppo: aliquote dell’Irpef più basse di unpunto all’anno per tre anni; credito di imposta come strumento che sostituisca il sistema di aiuto alle imprese oggi disperso in mille meccanismi contorti, alzando il forfettone a 50mila euro con la non retroattività degli studi di settore; meno tasse sulla quota di salario legato alla contrattatzione di secondo livello. Poi puntiamo a liberare risorse dalla rendite per spostarle sullo sviluppo, sull’innovazione, sulla ricerca, sulla formazione e sul merito come fondamenti di una ripresa della mobilità sociale».

Il Partito democratico affronta le prossime elezioni Politiche da solo, senza la sinistra radicale come alleata. Un rischio calcolato o un azzardo?
«Noi usciamo da un’esperienza di coalizione durata quindici anni. Prodi ha fatto miracoli in due anni per rimettere a posto i conti pubblici, avviare un processo di riforma dell’economia. Tuttavia, abbiamo sperimentato come una coalizione molto larga e disomogenea renda difficile la stabilità e l’efficacia dell’azione di governo».

La lista Lombardia 3 per la Camera è stata l’unica votata a maggioranza in tutt’Italia: Cosa pensa di questo?
«Un tasso minimo di litigiosità quando si formano delle liste è fisiologico. E’ più evidente in un partito come il nostro abituato a pubblicizzare i propri dissensi. Questo, però, non altera la prospettiva di una campagna molto unitaria. Diffido degli schieramenti nei quali le decisioni politiche vengono prese in case private e comunicate solo a posteriori».

Quali sono le priorità programmatiche del Pd?
«Abbiamo messo al centro della proposta politica una crescita dell’economia che sia la condizione migliore per rendere possibile una più larga giustizia sociale. Questo passa attraverso un allargamento degli spazi di libertà nell’economia, parallelo all’apertura dell’ascensore sociale che da tempo si è fermato. Al secondo punto c’è l’idea di abbattere tutte le barriere che si frappongono al dispiegarsi libero delle migliori risorse umane e quindi l’idea di una scuola, di un’università che premi i talenti e sia accessibile a tutti. Terzo, la sicurezza dei cittadini, delle imprese e dei lavoratori».

Veltroni dice che tra i primi provvedimenti in caso di vittoria ci sarà il disegno di legge contro il precariato, a favore di giovani. E per le famiglie che non arrivano a fine mese?
«L’emergenza del carovita deve essere il primo punto all’ordine del giorno del nuovo governo che Veltroni illustrerà proprio a Mantova il 13 marzo prossimo. Sappiamo che questa emergenza si può affrontare solo in una prospettiva di crescita della ricchezza nazionale. La ricchezza che cresce e la giustizia sociale che si persegue attraverso la redistribuzione sono due facce di una stessa politica».

Cosa risponde a chi accusa il Partito democratico di aver messo insieme il diavolo e l’acquasanta candidando l’operaio della TyssenKrupp e i due imprenditori Matteo Colaninno e Massimo Calearo?
«Chi lo dice ha una visione dell’Italia vecchia e ideologica. Noi pensiamo che non sia il tempo di un muro tra imprenditori e lavoratori ma che gli uni e gli altri abbiamo interesse a portare avanti l’Italia in un rapporto virtuoso con i processi della competitività internazionale. L’hanno capito quei leader del mondo imprenditoriale e del sindacato che hanno accetto di lavorare insieme per un progetto credibile di sviluppo del nostro paese. E’ finita la stagione delle barriere ideologiche e culturali fra una parte dell’Italia e l’altra, tra lavoratori e imprenditori, tra laici e cattolici, barriere che ostacolano la crescita di uno Stato moderno». (Sa.Mor.)

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